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jorgrpablo100Di Jorge Figueredo - 18 Ottobre 2014
UN NO CATEGORICO ALLA MAFIA ED ALLA CORRUZIONE
Ieri pomeriggio è stato seppellito nella sua terra nativa, Capiibary, il giornalista antimafia Pablo Medina. È stato accompagnato da una moltitudine di persone: studenti, giornalisti, familiari, amici, e cittadini che sono accorsi alla casa dei suoi genitori, distante circa tre chilometri dal centro urbano della città, per dare l'ultimo saluto e dimostrare il loro apprezzamento per il lavoro contro la mafia e la corruzione svolto da Pablo.  
Siamo stati insieme ai familiari del giornalista antimafia, a suo padre Pablo Medina, il quale, nonostante lo shock ed il dolore provato ancora una volta, in ogni momento si è mostrato sereno, gentile, persino gioviale con noi, Omar Cristaldo e Félix Vera, abbiamo voluto essere vicini alla famiglia in un simile tragico momento. Pablo è il terzo figlio ucciso dalla mafia; il primo è stato il giornalista Salvador Medina il 5 gennaio del 2001, il secondo Salomón Medina, il 16 dicembre del 2002 ed ora il suo caro figlio Pablo; il quale, da fratello maggiore, ha sostenuto sempre fisicamente e moralmente tutta la famiglia. Dal suo volto traspariva tristezza, ma anche gioia interiore, orgoglio, perché il suo amato Pablo era morto compiendo il suo dovere, quello di scrivere la verità, e denunciare i criminali.
jorgrpablo1Abbiamo salutato ed abbracciato anche la madre, che tra i singhiozzi ci ha detto in lingua guaranì: "Chi sono queste persone tanto malvage che hanno assassinato mio figlio"? Abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il figlio di Salvador Medina, il giovane Juan Martinez, di 14 anni, che aveva 6 mesi quando Salvador morì e non l’ha mai conosciuto. Attualmente vive con i suoi nonni, genitori di Pablo e Salvador, nella città di Capiibary.       
Abbiamo conversato brevemente con il giornalista Alberto Nuñez, corrispondente del giornale Crónica nella zona, il quale ci ha confidato che anche lui è oggetto di costanti minacce di morte da parte della mafia e che condivideva con Pablo molte informazioni e coperture di lavori riguardanti il crimine organizzato nella zona. Ci  ha raccontato le costanti difficoltà che si trovano ad affrontare i giornalisti in zone di frontiera, e che perfino la testata giornalistica per cui lavorava non lo appoggiava molto, bensì al contrario, in varie occasioni, hanno cercato di licenziarlo e solo grazie al sostegno del Sindacato di giornalisti del Paraguay questo non si è concretizzato. Noi gli abbiamo manifestato tutta la nostra solidarietà come Rivista Antimafia ed il nostro sostegno nella lotta contro la mafia.   
Più tardi, attorno alle 16:00, il corpo del giornalista è stato trasportato alla parrocchia María Auxiliadora di Capiibary, dove il parroco Juan Carlos Palacios, ha celebrato la messa per poi portare la salma al cimitero locale. Durante l’omelia, Padre Palacios ha dichiarato "che non avrebbe mai sperato di dover salutare Pablo Medina in questo modo". Ha assicurato che "la mafia, la corruzione, il crimine organizzato, il traffico di legname, il narcotraffico, i prodotti agrochimici, continuano ad uccidere i poveri e le persone che come Pablo li denunciano e li smascherano".  Il religioso ha aggiunto: "Come qualcuno ha già scritto nei social network, la morte di Pablo Medina è stata la cronaca di una morte annunciata, hanno fatto tacere la voce e la penna di Pablo ma non potranno far tacere la voce della gente onesta che sogna un paese migliore, un Capiibary e Curuguaty dove regni la Giustizia. Siamo la maggioranza a pensarla così". E rivolgendo una domanda a se stesso ed a tutti i presenti ha aggiunto: “Perché tacciamo, perché non diciamo niente, perché Pablo ed altri continuano a denunciare la mafia e la corruzione ed il resto di noi sceglie il silenzio? Siamo forse complici? È paura? O semplicemente siamo vigliacchi? Siamo indignati perché la mafia, la corruzione, il traffico di legname, i prodotti agrochimici e la marijuana continuano ad avere la meglio, continuano a strapparci i nostri cari; a falciare la vita della nostra gente povera ed umile”.  
Padre Juan Carlos ha concluso rimarcando in modo veemente che tutti i cittadini onesti si devono unire; “chiedo ai poliziotti onesti, ai pubblici ministeri onesti, alle autorità oneste di unirci tutti, e di seguire l'esempio di Pablo nel denunciare la mafia e la corruzione; solo così avremo il paese che sogniamo e non dovremo più  piangere questi morti, poiché è la terza volta che ammazzano un figlio della stessa famiglia, la famiglia Medina. Vi chiedo di gridare un No categorico alla mafia ed alla corruzione”.