Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024

humildad100Di Claudio Rojas G.

Consapevole dell’importanza dell’umiltà, facendo riferimento ai messaggi del nostro Giorgio Bongiovanni, specialmente gli ultimi, e senza pretendere di dare lezioni in merito, poiché non sono in grado né degno di farlo, ho cercato soltanto di raccogliere esperienze e scritti sul tema.

In realtà l’umiltà è una delle cose più difficili da raggiungere. L’orgoglio e l’egoismo costituiscono la radice del peccato e il difetto più comune. Tutti noi umani lo abbiamo. Cioè, non tutti siamo ladri, non tutti mentiamo, ma tutti abbiamo un problema con il nostro orgoglio, la vanagloria o l’egoismo. Ad esempio, in cosa consiste la vanagloria, quel vecchio vizio dell’umanità? È orgoglio vuoto, autostima infondata, presunzione. In altre parole, “gloria vana”. Noi, come esseri umani, non abbiamo niente di cui vantarci. Qualsiasi ombra di orgoglio che macchi le nostre azioni, sarà sempre “gloria vana”, si tratta semplicemente del nostro falso “io”, il nostro “ego”, che si fa strada per essere sempre protagonista.

Cosa non è umiltà?

Gesù insisteva che i suoi discepoli adottassero questo atteggiamento come parte del proprio carattere (Mt. 20:25-27). Ma sentirsi un martire per guadagnarsi la simpatia dell’altro, auto criticarsi e sottolineare i propri errori, affinché l’altro lo contraddica o lo lusinghi, semplicemente alimenta l’ego. Quando per paura, si preferisce non rispettare le regole della Parola. La falsa umiltà dice “non valgo niente, sono un fallimento”, e vuol dire non voler lavorare in equipe, arrabbiarsi quando non vengono accettate le proprie idee, sentirsi superiore o inferiore agli altri in un determinato momento. Non riconoscere di aver bisogno degli altri, non partecipare, perché ci si aspetta di essere cercati; non servire Dio, perché non fa ciò che ci si aspetta che faccia.

Cos’è l’umiltà?

È avere una visione corretta di se stessi come creature di Dio, che da Lui dipendono per ogni cosa. Per essere umili è necessario morire a noi stessi e far sì che Cristo possa vivere in noi (Ga. 2:20). È l’opposto dell’autosufficienza o del sentirsi superiore ad un’altra persona. Significa innalzare l’altro, prendere il secondo posto e fare gli interessi degli altri. È la porta verso la libertà, la grazia e la santità. Senza di essa non obbediamo. È l’atteggiamento che dona potere senza sentirsi potenti, è la virtù che ci rende grandi senza che noi cambiamo la nostra identità, è chi si inginocchia di fronte alla grandezza di Dio e preferisce non essere menzionato, purché gli altri siano menzionati.

È l’atteggiamento del cuore che riconosce la sua profonda necessità di Dio e degli altri, sia per la direzione della sua vita che per colmare i suoi vuoti. L’umiltà migliora il carattere e l’atteggiamento del discepolo (Fi.4:12). Abbellisce e rende autentica la nostra identità di cristiani e la chiesa di Cristo. (Gn. 3:30). È la virtù che rende grande una chiesa, è la virtù che dona potere per adorare Dio, edificare la Chiesa e proclamare il vangelo con autenticità, naturalezza, trasparenza, sincerità e freschezza.

Cosa ci dice Giorgio...? In una delle tante “Perle di saggezza”...

G: Il padre si rivolge al figlio maggiore e dice: “Tu sei erede del mio Impero” - ed è quindi scontato che erediterà tutta la sua ricchezza. - Io avevo perso tuo fratello, ma adesso l’ho ritrovato e bisogna festeggiare”. È un segno bellissimo, grande, e ci fa capire che il Regno di Dio viene ereditato da chi lo serve costantemente e fedelmente. Il figlio maggiore è stato costante e fedele, il secondo invece ha degenerato, si è perduto ed è ritornato. Se noi siamo il figlio fedele che ha lavorato nella vigna e ci sentiamo in un certo senso traditi da un padre che festeggia il ritorno di un figlio degenerato, è segno che ci manca un dettaglio fondamentale, senza il quale possiamo servire bene Cristo anche tutta la vita, ma non servirà a nulla: ci manca l’umiltà. Un operaio, un operatore di Cristo può essere bravo, colto, teologicamente preparato, un grande conoscitore della Verità, anche quella di Giovanni, di Giorgio o di Ashtar Sheran, ma se non è umile non conta niente, non erediterà il Regno di Dio. Lo erediteranno ex delinquenti ed assassini che si sono pentiti ed hanno chiesto umilmente di far parte del Regno di Cristo. Gesù li premierà, mentre Giorgio Bongiovanni se non è umile, non sarà premiato. Quindi siate umili! Gesù non è il direttore di un’azienda, dove colui che fa più profitti merita una percentuale di titoli bancari più alta. Gesù è il titolare di un’azienda all’interno della quale bisogna fare profitti, ma con l’umiltà.  Egli preferisce chi ne fa pochi, addirittura chi sbaglia e cade per terra, ma che è umile: a lui darà più forza. Senza l’umiltà, cari fratelli, noi non andremo da nessuna parte. Dobbiamo essere umili sempre e non è facile. È il sentimento più difficile da realizzare. Essere umili è più difficile che amare, perché amare è nell’istinto bestiale dell’uomo, è l’istinto della procreazione.

Istintivamente noi siamo legati alla creazione. Con il rapporto erotico noi amiamo, non esiste un rapporto erotico fatto per odio, ad eccezione della violenza carnale, ma quella è un’altra cosa. Nell'amore c’è anche l’istinto, quindi in un certo senso è più facile amare. Ecco perché a volte mi stupisco quando gli uomini si odiano e si ammazzano: amare è nella natura delle cose, dell’essere umano. Non è facile, invece, sviluppare un sentimento che nell’uomo non c’è e si deve coltivare. Lo devi innanzitutto seminare, innaffiare e poi farlo crescere: questo semino si chiama umiltà e non ce l’hai dalla nascita, te lo devi conquistare perché è il segreto della conoscenza e dell’evoluzione, della sapienza, dell’essere geni. Lo Spirito Santo svela la scienza cosmica all’uomo umile; l’uomo arrogante se la deve guadagnare come Caino, con il sudore del sangue. Quindi il segreto nella verità è essere umili, semplici. Gesù lo ha insegnato quando ha lavato i piedi agli apostoli e si è fatto crocifiggere; eppure Lui è stato molto autoritario addirittura dava frustate, gridava sempre contro i potenti. Era violento nella giustizia, non era debole, ma con i Suoi fratelli era umile, ci ha insegnato che attraverso questo sentimento acquisisci la conoscenza e con questa ti evolvi.

D: L’umiltà porta con sé il perdono?

G: Non solo. L'umiltà porta con sé tutti i valori sublimi della giustizia, dell’amore, della fratellanza. L’umiltà è tutto. Gesù dice sempre: «Siate umili».

D: Chi ha tentato Lucifero?

Giorgio: Lucifero è caduto ed ha perso il sigillo solare, perché la vera tentazione non è nemmeno Satana: la vera tentazione è l’egoismo, l’ego. La vittoria su tutto e tutti si ottiene solamente con l’esaltare se stessi nell’umiltà; solo così si diventa discepoli prediletti di Cristo e soltanto allora Satana non potrà più fare niente. Non riuscirà a conquistarvi nemmeno se vi offrisse il Regno del mondo, o realizzasse il desiderio più grande della vostra vita.

D: Per noi amanti della Verità, qual è il desiderio più grande della nostra vita?

Giorgio: Il desiderio più grande per noi fratelli, che serviamo la Verità, potrebbe essere, ad esempio, lo stare vicino a Giorgio, viaggiare con lui o addirittura prendere il suo posto o quello di Pier Giorgio. Per una persona che non serve l’Opera potrebbe essere il desiderio di diventare il Presidente della Repubblica, il più grande calciatore, il più bravo cantante, scrittore, storico, il magistrato migliore, etc. Se il desiderio non è controllato, o meglio governato dall’umiltà, vi verrà a trovare un certo signore che si chiama Satana. Lui non si presenta con la coda e con le corna, lo fa con il volto di Ashtar Sheran, della Madonna, addirittura con il volto di Gesù stimmatizzato e ti dice: “Caro fratello, io ho ascoltato il tuo sentimento e voglio che diventi il più bravo di tutti, che tu faccia carriera”. E dal momento in cui appare Cristo e te lo dice, ti metterai a lavorare come un pazzo per raggiungere i risultati, ma lo farai scavalcando il fratello, sarai ambizioso e ti farai strada comandando, corrompendoti eticamente. Quando poi sarai diventato il più bravo, vorrai essere servito, esaltato, venerato, adorato, ma in realtà sarai un uomo nelle mani di Satana, perché il valore fondamentale che Cristo ha insegnato è l’umiltà. Satana ha conquistato i geni più grandi (Hitler, Mussolini, Stalin, e tantissimi altri anche meno importanti che volevano fare il bene del mondo) e quando sono stati ostacolati, sono caduti nella violenza e hanno fallito. Quella è la prova che erano con Satana. Cristo, quando è stato ostacolato con la violenza non ha reagito con la violenza, ha voluto perdere, essere ucciso, perseguitato, annientato, perché Lui è immortale, sarebbe risorto e le Sue idee le avrebbero portate avanti altri. Quando noi, nel nostro piccolo, siamo ostacolati nell’ambizione di voler fare qualcosa o diventare qualcuno nell’Opera, e reagiamo con arroganza, disubbidienza ed intolleranza, senza umiltà, quell’ambizione è una tentazione. Nella nostra Opera diventiamo grandi, importanti davanti a Cristo per Cristo, se laviamo i piedi ai nostri fratelli, se diventiamo i loro servi. Io porto i segni delle stimmate, ma voglio essere vostro servo e questo l’ho sognato sin da bambino.  Non volevo diventare il sostituto di Eugenio, non l’ho mai sognato nella mia vita: mi è stato imposto. Volevo solo servire chi faceva l’Opera, invece Cristo mi ha imposto di fare quello che faccio, ma non devo dimenticarmi di servirvi e di essere pronto, sempre, in qualsiasi momento a servire un fratello maggiore, che Cristo può chiamare da un momento all’altro. Sappiate benissimo, non dimenticatevelo mai, che io sono pronto a diventare il suo servo. Se sarò così, il sigillo solare non lo perderò mai.

Ma è in Gesù Cristo che l’umiltà vive la sua massima espressione: non è più l’uomo ma Dio stesso che la fa propria e si identifica in essa. L’umiltà divina che si sublima viene espressa soprattutto in due momenti: la nascita e la passione. Gli altri, la scelta dei discepoli, la predicazione alle masse ignoranti, il perdono ai peccatori, la salute ai malati, i miracoli, lavare i piedi, sono gesti di umiltà secondari che hanno senso alla luce dell’umiltà vissuta come povertà nella nascita nella grotta di Betlemme e nell’umiltà che dice degrado, ignominia, offesa, disonore e iniquità nella solitudine della croce. Nascita e passione: umiltà per amore.

- La nostra Santissima Madre, scelta per essere la Madre di Dio, si umilia e dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”. Lei rende Gloria a Dio e si umilia cantando il Magnificat, “L’anima mia magnifica il Signore  e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva”.  

“Molti cammini portano a Dio, ma nessuno è sicuro come l’umiltà. Dio stesso fattosi uomo si è reso umile fino a morire in Croce. Io stessa sono stata esaltata come Madre di Dio per amare l’umiltà”.

Nessuna creatura può vantarsi di quanto di buono ci può essere in lei, né della potenza della sua mente, poiché, essendo creatura di Dio, a Lui deve ciò che è e ciò che ha, pertanto solo a Lui ci dobbiamo rivolgere come supremo ed unico fine.

Sii sempre umile e semplice, sforzati di esserlo e avrai Dio con te ed in te. Lascialo fare di te ciò che vuole, che potrai sempre essere sicuro che è per il tuo bene. Comprenderai allora l’immenso  tesoro che è possedere Dio”.

http://oracionesydevocionescatolicas.com/humildad.htm

Credo sia la caratteristica divina più importante dopo l’amore e la giustizia. “L’Universo intero si meravigliò nel vedere che Cristo doveva umiliare se stesso per salvare l’uomo caduto. Il fatto che colui che era passato da una stella ad un’altra, da un mondo ad un altro, soddisfacendo, grazie alla sua provvidenza, le necessità di ogni ordine degli esseri della sua enorme creazione, acconsentisse di lasciare la sua gloria per prendere su di sé la natura umana, era un mistero che tutte le immacolate intelligenze di altri mondi desideravano comprendere”.

Dio Padre ci chiama a seguire l'esempio di Cristo. La chiamata più grande che ci fa è quella dell'umiltà, così che possiamo divenire ricettivi alle grandi cose che Lui vuole realizzare nella nostra vita.

Claudio Rojas G.

20.11.2016