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papaenmedioL'udienza generale
Inizia un ciclo di udienze sulle «vulnerabilità» della famiglia. Appello per gli operai Whirlpool: «La situazione nell’intero Paese è particolarmente difficile». Poi esprime vicinanza al popolo cinese per l’incidente del traghetto sullo Yangtze
Iacopo Scaramuzzi
Città del vaticano. «E’ quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami». Il Papa prosegue le catechesi sulla famiglia, in vista del sinodo di ottobre, e inizia un ciclo sulle «vulnerabilità» delle famiglie, a partire, all’udienza generale di oggi, dalla povertà. Francesco critica quei «pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione,  i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita» e, sottolineando l’importanza di lavoro, istruzione e sanità, commenta: «Non capiscono niente!». Poi lancia un appello per gli operai della Whirlpool di Carinaro ed esprime vicinanza al «popolo cinese» per il naufragio di un traghetto sul fiume Yangtze.
«Abbiamo riflettuto sulla famiglia, e andiamo avanti su questo tema: da oggi le nostre catechesi si aprono con la riflessione alla considerazione delle vulnerabilità che ha la famiglia, nelle condizioni della vita che la mettono alla prova», ha detto il Papa. «La famiglia ha tanti problemi che la mettono alla prova, oggi cominceremo da una di queste prove, la povertà».
«Pensiamo a tante famiglie che popolano le periferie delle megalopoli, ma anche alle zone rurali…», ha detto Francesco. «Quanta miseria, quanto degrado! E poi, ad aggravare la situazione, in alcuni luoghi arriva anche la guerra. La guerra è sempre una cosa terribile. Essa inoltre colpisce specialmente le popolazioni civili, le famiglie. Davvero la guerra è la madre di tutte le povertà, la guerra impoverisce la famiglia, una grande predatrice di vite, di anime, e degli affetti più sacri e più cari».
«Nonostante tutto questo – ha proseguito il Papa – ci sono tante famiglie povere che con dignità cercano di condurre la loro vita quotidiana, spesso confidando apertamente nella benedizione di Dio. Questa lezione, però non deve giustificare la nostra indifferenza, ma semmai aumentare la nostra vergogna, che ci sia tanta povertà! E’ quasi un miracolo che, anche nella povertà, la famiglia continui a formarsi, e persino a conservare – come può – la speciale umanità dei suoi legami». Ciò, osserva il Papa, «irrita quei pianificatori del benessere che considerano gli affetti, la generazione, i legami famigliari, come una variabile secondaria della qualità della vita. Non capiscono niente!», ha aggiunto. «Invece, noi dovremmo inginocchiarci davanti a queste famiglie, che sono una vera scuola di umanità che salva le società dalla barbarie». Che cosa ci rimane, esclama il Papa, se «cediamo al ricatto di Cesare e Mammona, della violenza e del denaro, e rinunciamo anche agli affetti famigliari? Una nuova etica civile arriverà soltanto quando i responsabili della vita pubblica riorganizzeranno il legame sociale a partire dalla lotta alla spirale perversa tra famiglia e povertà, che ci porta nel baratro». L’economia odierna, da parte sua, «si è spesso specializzata nel godimento del benessere individuale, ma pratica largamente lo sfruttamento dei legami famigliari. E’ una contraddizione grave, questa! L’immenso lavoro della famiglia non è quotato nei bilanci, naturalmente! Infatti l’economia e la politica sono avare di riconoscimenti a tale riguardo. Eppure, la formazione interiore della persona e la circolazione sociale degli affetti hanno proprio lì il loro pilastro. Se lo togli, viene giù tutto. Non è solo questione di pane. Parliamo – ha sottolineato Francesco – di lavoro, parliamo di istruzione, parliamo di sanità. E’ importante capire bene questo».
«Noi cristiani dovremmo essere sempre più vicini alle famiglie che la povertà mette alla prova. Ma pensate, tutti voi conoscete qualcuno: papà senza lavoro, mamma senza lavoro e la famiglia soffre, i legami si indeboliscono. E’ brutto questo», ha detto ancora il Papa. «La miseria sociale colpisce la famiglia e a volte la distrugge. La mancanza o la perdita del lavoro, o la sua forte precarietà, incidono pesantemente sulla vita familiare, mettendo a dura prova le relazioni. Le condizioni di vita nei quartieri più disagiati, con i problemi abitativi e dei trasporti, come pure la riduzione dei servizi sociali, sanitari e scolastici, causano ulteriori difficoltà.  A questi fattori materiali si aggiunge il danno causato alla famiglia da pseudo-modelli, diffusi dai mass-media basati sul consumismo e il culto dell’apparire, che influenzano i ceti sociali più poveri e incrementano la disgregazione dei legami familiari. Curare le famiglie, curare l’affetto, ma la miseria mette la famiglia alla prova». Il Papa ha poi letto a voce alta il passaggio del libro di Siracide della Bibbia («Figlio, non rifiutare al povero il necessario per la vita, non essere insensibile allo sguardo dei bisognosi…»), sottolineando: «E non dimentichiamo che il giudizio dei bisognosi, dei piccoli e dei poveri anticipa il giudizio di Dio».
La Chiesa stessa «dev’essere povera, per diventare feconda e rispondere a tanta miseria», ha aggiunto il Papa. «Una Chiesa povera è una Chiesa che pratica una volontaria semplicità nella propria vita – nelle sue stesse istituzioni, nello stile di vita dei suoi membri – per abbattere ogni muro di separazione, soprattutto dai poveri».
Jorge Mario Bergoglio ha rivolto «un pensiero speciale», al momento dei saluti finali, «agli operai della Fabbrica Whirlpool di Carinaro, ed auspico che la loro grave congiuntura occupazionale possa trovare una rapida ed equa soluzione, nel rispetto dei diritti di tutti, specialmente delle famiglie. La situazione – ha proseguito – nell’intero Paese è particolarmente difficile. E' importante che ci sia un incisivo impegno per aprire vie di speranza».
Francesco ha espresso anche la propria vicinanza «al popolo cinese» in «questo momento difficile a causa del disastro del traghetto sul fiume di Yangtze. Prego per le vittime, per le loro famiglie, e per tutti coloro che sono coinvolti nel lavoro di salvataggio».
 3/06/2015