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valediblasi“L’IDEALE È PIÙ GRANDE DELLE NOSTRE MISERIE”
La sala per la riunione è pronta. I fratelli di Palermo si apprestano a fare le ultime sistemazioni, mentre tutti noi ne approfittiamo per salutarci, scambiarci abbracci aspettando l’arrivo di Giorgio.
Quindi prendiamo posto e Giorgio da inizio alla riunione: “Prima di entrare nel cuore della nostra riunione, vorrei dedicarla insieme a tutti voi nel nome di Gesù Cristo, simbolicamente con un segno della Croce, un raccoglimento, a Giovanni Falcone, alla moglie e ai ragazzi della scorta che si sono sacrificati per tutti noi, indegni, che hanno dato la loro vita per la Giustizia e per la libertà”.
Oggi, 23 maggio 2010, ricorre il 18° anniversario della strage di Capaci dove persero la vita il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e gli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinari. Tutti ci alziamo in piedi e recitiamo il Padre Nostro ricordando il sacrificio di questi uomini giusti.

“Oggi è il 23 maggio. Alcuni nostri fratelli dell’Arca di Sant’Elpidio sono presenti all’albero Falcone e rappresentano tutti noi e noi siamo qui, non a caso a Palermo, tutti riuniti.
Oggi vorrei creare con tutti voi, spero con tutto me stesso e la mia limitazione, ovviamente, un’unione d’amore, di giustizia, di fratellanza, perché siamo tutti chiamati da Cristo a servirlo. Io non sono un sacerdote quindi non mi arrogo nessuna autorità ecclesiastica, però sono un messaggero di Dio, quindi vi chiedo ad uno ad uno in silenzio, chi se la sente, di avvicinarsi e toccare le mie mani.”

A questo punto Giorgio toglie i guanti bianchi che coprono le sue stimmate e io percepisco un intenso profumo che mi pervade e subito mi dico: “Lui è qui”.
Pian piano ci disponiamo in fila e ci avviciniamo a Giorgio. Per me non è la prima volta, avevo già toccato le mani di Giorgio l’anno scorso a Sant’Elpidio. Le sensazioni che ho provato però sono diverse.
La prima volta Giorgio disse a chi non aveva mai toccato le stimmate di alzarsi e andare verso di lui: ricordo che io avevo quasi paura, non mi sentivo all’altezza di poter fare ciò che ci chiedeva, non mi sentivo degna.
Questa volta, invece, anche se le gambe mi tremavano e il cuore batteva all’impazzata, sentivo di voler andare, ero io che volevo toccare di nuovo le sue mani. Quando sono tornata al mio posto, il cuore ha preso a battere sempre più forte e ho sentito un calore immenso pervadere una parte del mio corpo. Mi sentivo bruciare dal collo allo stomaco e la commozione si è di nuovo impadronita di me.

“Ognuno di noi ha incontrato la sua guida. Nel mio caso, e nel caso di alcuni fratelli qui presenti, abbiamo incontrato Eugenio Siragusa, che fu il nostro padre Spirituale e ci indicò la via. Tutti noi abbiamo capito che il Vangelo non va letto solo quando si hanno difficoltà, e per questo si chiede aiuto a Gesù Cristo.
Il Vangelo dobbiamo leggerlo soprattutto quando siamo felici, quando siamo gioiosi, quando dentro di noi scoppia il desiderio di sapere, di conoscere, ed è lì che dobbiamo leggere quello che il Signore ci insegna. La cosa più importante per noi che vogliamo, che desideriamo servirlo, la prima cosa che Gesù ci dice nel Vangelo è questa, e da questa inizia questo nostro incontro, dall’ultimo messaggio privato che io ho mandato qui a Palermo ai miei fratelli: «Amatevi! Amatevi! Amatevi!». Gesù ci dice amatevi come io vi ho amato; non fa altro che ripetere, quando parla con i suoi apostoli nel Vangelo: «Amatevi! Rispettatevi!». E quando il più bravo tra i più bravi degli apostoli come Giovanni, Pietro, Giacomo, si facevano avanti (perchè loro erano i più bravi, e lo dice il Vangelo. Addirittura Giovanni era il prediletto!), quando loro chiedevano di più a Gesù, addirittura chiedevano: «Signore, nel tuo regno voglio sedermi accanto a te»; ecco lì Gesù sapeva che la natura umana è tentata dall’ambizione, allora richiamava i suoi apostoli e diceva: «Chi di voi vuol essere il migliore, sia il servo di tutti. Chi di voi vuol essere il mio rappresentante (e nominò Pietro rappresentante di tutti noi) deve diventare il servo di tutti, il più disponibile di tutti, quello che si deve sacrificare per tutti». Quindi Gesù la premiava l’ambizione, ma la condizionava.
La condiziona perché il discorso di Gesù è eterno, quindi commetto un errore quando parlo all’imperfetto, devo parlare al presente, cioè Gesù “condiziona” l’ambizione. La bravura, il talento del fratello più bravo, del fratello che deve rappresentare o del fratello che deve compiere una missione, la condiziona ad essere servo degli altri. Ad essere disponibile prima lui di tutti gli altri, altrimenti non potrà essere il primo. Ecco se noi realizziamo questo concetto, e lo dobbiamo realizzare cari fratelli di tutte le arche del mondo, in particolare della Sicilia che è la mia terra, noi dobbiamo essere il servo dell’altro. Quindi noi miseri dobbiamo essere coscienti che siamo dei soggetti che sbagliano. Noi dobbiamo tenere sempre presente che siamo limitati, e quindi siamo indotti quotidianamente all’errore umano perché è nella nostra natura. C’è l’arroganza, l’orgoglio, la prepotenza, il non essere umile nel riconoscere che in certe cose non siamo capaci, che abbiamo fallito e che l’altro è più bravo, ma non vogliamo ammetterlo. Se siamo coscienti di questo e valorizziamo allo stesso tempo il nostro talento, noi possiamo essere veramente discepoli di Cristo.
Se invece noi trascuriamo la tolleranza, l’amore ed il rispetto tra di noi, non potremo essere discepoli di Cristo. E che cosa succede? Che ti appare Gesù e ti dice: «Tu non puoi essere mio discepolo»? No!
Nella vita Gesù ti da dei segnali che ti fanno soffrire. Per esempio qualcuno che ti tradisce, qualcuno che ti schiaffeggia, qualcuno che ti sputa in faccia. E voi pensate che quello è un fratello traditore, un fratello che sta sbagliando, che non lo meritate. Invece voi non avete capito nulla. E’ Gesù che lo sta facendo tramite quel fratello, per vedere se voi siete in grado di seguirlo. Per cui quando qualcuno mi ha fatto del male, e ci sono rimasto malissimo (perché io sono stato tradito, e ognuno di voi sarà stato tradito nella vita da qualcuno), ho riflettuto e mi sono chiesto: «Signore, ma perché mi succede questo?». Poi una voce dentro mi ha risposto: «Sono Io che l’ho fatto, perché devi prendertela con quel fratello? Magari lui non si è neanche reso conto perché l’ha fatto. Sono stato Io, per vedere se tu sei capace di portare la Croce. Perché caro Giorgio - mi dice Gesù - se tu non sei in grado di portare la croce, non puoi seguirmi». Allora ho capito e ho perdonato il fratello, anche se quello ora mi odia. Quindi aspetto che si ravveda. Se non si ravvedrà, pazienza, ma non lascio il cammino, non mi tiro indietro, non rinuncio.
Noi dobbiamo fare così. Poichè tutti noi siamo peccatori, e sbagliamo, quando tra di noi c’è disarmonia, incomprensione, dobbiamo tenere presente che è una prova per vedere se siamo capaci di seguire Cristo.
Fratelli miei Gesù impone. Non offre, impone. Offre la Verità, e la puoi rifiutare, ma se tu accetti di seguire la Verità impone ad ognuno di noi la sua stessa strada, la crocifissione, cioè la sofferenza.
La nostra strada nel testimoniare la Verità non sarà mai una strada dove avremo la gloria, gli applausi, la gente che ci osanna. Questo può avvenire: a me sta avvenendo nelle conferenze che sto facendo e comincio ad avere paura. Ma come? La gente mi dovrebbe perseguitare. Allora, Signore, che devo fare la fine del diavolo? Il Signore mi dice: «Quella gente te la mando io perchè si è risvegliata». Ma poi si deve essere sempre pronti a portare la croce.
Quindi il giorno in cui le folle che mi seguono alle conferenze cominceranno ad insultarmi, voi non vedrete Giorgio che dirà: «Basta! Voi non siede degni», e me ne torno a casa. Giorgio dirà: «Fratello, stai sbagliando. Perché mi insulti? Io ti dimostro che dico la verità».
E’ da considerare scontato il fatto che la gente può non capire, riderti in faccia. Se non siamo uniti tra di noi, non potremo mai affrontare i pericoli della vita, le prove.
Io dall’età di 15-16 anni, da quando seguivo già questa Verità (Enzo mi è testimone), dicevo sempre: «Fratelli! Dobbiamo stare uniti!». Non è che non litigassimo. Litigavamo, ma avevo questo istinto, ed oggi continuo a dirlo perché il primo comandamento che mi ha dato Cristo è di dire che dobbiamo stare uniti. Uniti non significa che dobbiamo sposarci, o che col fratello con cui magari non siamo tanto in sintonia o che ci sta antipatico (parliamoci chiaro non c’è niente di male), dobbiamo uscire la domenica, andare al cinema assieme solo perché siamo fratelli dell’Arca. No. Ci viene chiesto soltanto di tollerarci l’un l’altro.
Io sono un tipo arrogante, uno che si impone, autoritario e magari qualche fratello non mi sopporta, però Cristo cosa ci dice: «Amatevi nella Verità, tolleratevi». E’ questo che dobbiamo fare, perchè l’ideale è più grande delle nostre miserie, dei nostri comportamenti, della nostra personalità altrimenti noi diamo priorità alle nostre esigenze e mettiamo in secondo piano la causa.”

Una bellissima frase cattura la mia attenzione e la ripeto dentro di me tante volte, come a voler imprimere nella mia mente e nel cuore il significato di quelle profondissime parole. “L’ideale è più grande delle nostre miserie”. E’ questo che non dobbiamo mai perdere di vista, l’ideale che ogni giorno ci fa andare avanti, ci fa alzare dal letto. Perché diciamolo pure, oggi se non fosse per questo, per questo nostro profondo desiderio di lottare per la Verità, per la Giustizia, per la Pace; se questo desiderio non fosse così forte dentro ognuno di noi, forse non saremmo nemmeno qui. Ma dentro lo sentiamo, sappiamo che tutto ciò è possibile, che un mondo migliore può esistere, anche se forse non adesso, ma ci crediamo.

“La mia ennesima raccomandazione è pensare al lavoro che dobbiamo fare, non a guardare i nostri difetti, e ne abbiamo tanti veramente. Dobbiamo pensare al lavoro comune. Una squadra di calcio fa questo, lavora di gruppo. Poi magari tra di loro sicuramente c’è gente che manco si guarda in faccia. Nella causa però bisogna essere insieme e sforzarsi di tollerarsi e rispettarsi. Amarsi è ciò che vuole Cristo ed è il traguardo finale, ma intanto se non ce la facciamo ci tolleriamo, ci rispettiamo, e anteponiamo la nostra diversità all’amore per la nostra causa. Facendo questo noi raggiungeremo tutti i risultati per i quali siamo stati chiamati da Cristo e perché oggi siamo qua.
Oggi noi abbiamo pensato di essere qui e non all’albero Falcone, sebbene ci siano dei nostri fratelli che ci rappresentano, noi abbiamo desiderato di stare insieme. Potevamo stare ognuno con le nostre famiglie, invece siamo qua perché c’è qualcosa di più forte che ci spinge a stare insieme. Io so che cos’è. E’ l’amore che voi avete per me e per i segni che porto, per il messaggio di Cristo che io diffondo, ma non è sufficiente per essere seguaci di Gesù. «E’ facile amare te che mi rappresenti - mi ha detto Gesù - ma non ti devi ne glorificare ne tanto meno deve essere sufficiente affinchè i tuoi fratelli possano frequentarti o vivere con te l’opera. Loro si devono amare fra di loro, anzi se tra di loro si amano di più e amano meno te io sono ancora più felice». E io ubbidisco e dico: «fratelli amatevi fra di voi».
Non vi dirò mai una sola parola che riguarda la vostra vita privata, io non mi metterò mai in mezzo a meno che voi non mi chiediate un consiglio. Non entro nella vita personale, primo non ho il tempo, secondo non è la mia missione. Però vi dirò tutto quello che dobbiamo fare per la nostra opera, qual è la linea da seguire, qual è la metodologia. A tal proposito voglio veramente, visto che sono qui presente, aprire una parentesi e applaudire spiritualmente la bellissima conferenza che è stata fatta a Siracusa e che Enzo e gli altri fratelli hanno organizzato. E’ stato un grande successo di pubblico e poi sono orgoglioso perché è la mia città.
Ecco questo è quello che voglio, è questo che mi fa felice, che mi fa venire anche a piedi in Sicilia anche senza una lira, superando le difficoltà.
Quello è stato un segno per me positivo, molto positivo. E a ritroso perché non parlare delle conferenze di Palermo. L’arca di Palermo ha avuto grossi problemi personali, ma l’arca di Palermo ha fatto bellissime conferenze, bellissime iniziative di antimafia e spirituali.  E’ questo quello che conta. Il resto non conta.
Il resto sono solo cose umane che noi dobbiamo superare. Dobbiamo fare come fanno gli schizofrenici, è una medicina anti demonio. Se mi dice litiga con quel fratello, io faccio il malato mentale. Anche se ho un problema grave lo rimuovo, lo metto di lato.
Anche se il problema non è stato risolto, noi dobbiamo fare finta che non ci sia mai stato.
A che cosa serve sapere chi ha ragione o torto, quando scoprirlo mi da il risultato della divisione. A me non interessa chi ha ragione. Se la causa, il movente mi da come risultato l’unione allora farò di tutto per cercarla.
Fratelli fate finta di stare davanti ad uno specchio. Ma voi pensate che noi siamo santi, siamo giusti? Noi sappiamo quali sono i nostri limiti, le nostre debolezze, le nostre paure, le nostre chiusure.
Sappiamo anche che non siamo dei delinquenti, dobbiamo anche valorizzarci, sappiamo anche che siamo persone oneste, che lottiamo per un valore grandissimo, che vogliamo seguire Gesù Cristo però sappiamo che siamo miserabili. Quindi di fronte al fatto che non abbiamo i numeri per giudicare, tutti i nostri problemi personali li dobbiamo mettere nel cestino.
Non a caso Gesù diceva: «Non giudicate!». Non lo diceva per dogma, ma perché nessuno di noi è perfetto.
Oggi sono io che faccio un torto a Giuseppe, Giuseppe si offende e mi giudica. Domani sarà lui che farà un torto a un altro. Quindi vi conviene perdonarvi - dice Gesù -  altrimenti non saremo perdonati.
Solo lui che è perfetto può giudicare. Lui un torto non lo farà mai a nessuno. Gesù non sbaglierà mai contro di noi. Quindi conviene perdonare affinchè noi possiamo essere uniti.”

Ed ecco che ritorna quella parola “uniti”. Quante volte Giorgio la ripete, ce lo dice sempre e non è il solo. Qualche settimana fa ho visto il DVD de “Il caso Amicizia” insieme ad alcuni fratelli dell’arca di Catania e proprio loro, i fratelli dello spazio, in una registrazione la ripetono e non una, ma 3 volte. Come a volere rimarcare per dare un senso, un significato più profondo a quella parolina. “Dovete stare uniti, uniti, uniti”.

“Per lavorare insieme non dobbiamo essere perfetti, ma dobbiamo essere uniti in questa battaglia, guerra, resistenza.
Siamo in una situazione gravissima, la più grave nella storia dell’umanità.
Se noi non creiamo un programma nella nostra vita, per quanto piccoli che siamo, con dei parametri giusti e con delle basi che ci possano salvare l’anima, noi ci perderemo tutti. Non possiamo vivere alla giornata. Bisogna fare delle scelte di vita definitive.
Dobbiamo essere coerenti con la nostra scelta, perché se non lo siamo ci perderemo. Rimarremo indietro e soffriremo.
Forse questi sono discorsi che ho già fatto, ma io non mi stancherò mai di ripetere i discorsi di Cristo.
L’unione è la nostra base. Molto presto io verrò qui, lo dico già da tanto tempo, quel tempo si sta avvicinando sempre più.
Nel momento in cui io verrò qui voglio vedere quello che c’è oggi. Oggi sento amore, unione, anche tristezza in alcuni di voi, paura che non ci si riesce e questo lo dovete superare se siete veramente quelli che dite di essere.
Nel momento in cui io sarò qua, voi avete visto la mia operatività, io vivo 24 ore al giorno così. La mia attività è così sempre, quindi chi mi accompagna dovrà vivere così.
Siccome non è facile, lo so benissimo, dobbiamo sentirlo dentro forte e farlo con gioia non con stress perché altrimenti è meglio non farlo.
Vi voglio annunciare che il Cielo mi ha indicato quasi definitivamente come luogo dove mi devo stabilire, se non definitivamente ma comunque come base, e sarà Palermo. C’è un motivo spirituale ma per adesso non lo posso dire. Mi sposterò in tutta la Sicilia, Catania sarà la mia casa dove tra l’altro sono cresciuto, e poi Siracusa che è la mia città natale.
Palermo sarà la mia residenza, ma la Sicilia sarà visitata continuamente. Andrò spesso nelle nove provincie e nei paesini che sono quelli che mi interessano di più. Ci sono posti in Sicilia in cui la gente non sa niente perché non vede mai la televisione e io ci devo andare. Lo so che sarà un lavoro difficile perché mi sento stanco.
Ufficialmente l’arca di Palermo è chiusa, ma spiritualmente il Cielo mi ha detto di dare un’altra possibilità.
Io ho detto a Giovanni: «Giovanni la nostra arca è la peggiore di tutte, è l’ultima delle arche della Sicilia, iniziamo con questa umiltà, dobbiamo diventare i servi di tutte le altre arche perché le altre arche della Sicilia sono migliori di noi. Sono più bravi, sono più uniti e hanno più maturità di noi e io appunto vengo qua nella peggiore». Devo andare dove c’è bisogno. Però la nostra arca, l’arca di Palermo diventerà la migliore, sarà luce come tutte le altre arche della Sicilia. Questo è quello che farò!
Io spero con tutta la mia anima che voi ci sarete, ma se voi non ci sarete io lo farò lo stesso con altri. Li andrò a cercare alla Vucciria, a Tommaso Natale, nei posti più brutti e li troverò e saranno i migliori discepoli dell’arca di Palermo.
La redazione antimafia sarà a Palermo, ma la base principale resterà nelle Marche.
Ci saranno due redazioni, una spirituale e una antimafia.
Voi avete visto che quando parlo con i giudici sono il direttore di AntimafiaDuemila, quando faccio conferenze spirituali sono Giorgio Bongiovanni stimmatizzato, però le due strade le farò congiungere.
Io sono fiducioso, siete tutte brave persone, siete esseri straordinari, sensibili, sento che c’avete l’amore dentro, disponibilità.
Oggi non c’è Casimiro, ma vi abbraccia tutti.
Vi voglio bene, vi amo tanto e so che ce la faremo.
Voglio che tutti insieme comunichiamo continuamente.
Non posso darvi una data precisa, dipende dalle risorse economiche. Ma questa volta ci metterà una mano il Cielo. So che il Cielo mi farà avere gli aiuti, sono sicuro, lo sento.
Diciamo che vengo nella trincea e, spero e credo, che sia l’ultima missione che il Cielo mi affiderà e poi spero che venga il Signore a chiudere questa situazione gravissima che c’è nel mondo.”

A questo punto Giorgio chiede ai presenti di porre delle domande.
Così, Angela, l’ex moglie di Giuseppe, rivolgendosi a Giorgio dice: “Noi ci siamo sentiti solo per e-mail.. Ho recentemente preso una casa ed è vuota. Volevo aprirci uno studio, tu sai che io mi occupo di Caf e patronato, ma non lo faccio più. Vorrei offrirla per l’arca. Io non faccio parte ufficialmente dell’arca, ma mi sento comunque parte del gruppo. Io nasco da un percorso buddista e bisogna avere il coraggio anche di sfidare i compagni di fede buddista perché il pregiudizio uccide. Quindi spero di potervi servire, per quel poco che so fare, se mi darete la possibilità.
I miei contribuenti stanno donando tutti il 5x1000 alla Funima International con il 730. La cosa strana è che non ho nulla per poterli avvicinare, non ho locandine, ma hanno accolto tutti questo messaggio”
Giorgio risponde ad Angela dicendo che bisognerà organizzarsi, che verrà contattata “La prima cosa che dobbiamo fare subito, visto che tu hai portato avanti questa splendida iniziativa per Funima, è di metterti in contatto con Mara e Giovanni. In modo che ti manderanno tutti i documenti necessari per, eventualmente riunire o invitare, questa gente ad una riunione di ringraziamento, un bouffet, un intrattenimento, in modo che possano vedere qualche video. Giovanni e Mara, o chi per loro, verranno a Bagheria e daranno questa manifestazione per loro e per i loro amici.”
Poi tocca a Meri, la sorella di Giovanni, parlare: “Io non ti conoscevo, ho sentito parlare di te sempre tramite mio fratello. Ho sempre detto a mio fratello che avrei avuto il piacere e l’onore di conoscerti. Poi Giovanni mi ha detto che saresti venuto oggi. Io l’unica cosa che mi sento di dire adesso è che quando mi hai fatto stringere le tue mani ho provato un emozione immensa forse perché io a questo ci credo. Dico sempre che noi respiriamo sempre grazie a Lui. Ogni attimo della nostra vita dovremmo ringraziarlo sempre e comunque. Mi ha fatto piacere tutto quello che hai detto fino ad ora, perché credo in tutto ciò. Dico sempre che nella vita bisogna perdonare perché un giorno saremo perdonati.”

Giorgio allora prosegue: “Volevo sottolineare che la Giustizia non è l’antitesi del perdono. La Giustizia è un’altra forma d’amore. Noi non possiamo giudicare, però possiamo denunciare. Il nostro lavoro, per esempio con l’antimafia, non è in contraddizione con il perdono, è invece un avallo del perdono. Puoi perdonare, ma devi denunciare il male. Quindi la richiesta di giustizia non è l’antitesi del perdono, ma è la complementarietà.”

Poi Serenella ci racconta del suo l’ultimo lavoro artistico che è nato da un’ispirazione, da una preghiera che ha rivolto a Dio “Signore usami, serviti di me. Qual è il mio compito, che cosa posso fare per te?.”
Sentiva di non doversi fermare ad Agrigento, in Sicilia e quindi ha iniziato a creare delle canzoni. Ha iniziato a scrivere senza sapere cosa stava facendo. Ha composto delle canzoni, ma non si è fermata e ha continuato a scrivere altro. E’ nata una storia che contiene il messaggio di Cristo. E’ composta da un film, con voci che raccontano e dicono frasi di Gesù con l’aiuto del 3D. Ha chiesto aiuto alla regione Sicilia e le è stato detto di portare quest’opera a Boston. E così questo spettacolo sarà presentato a dicembre, ma le sarà concesso di portare questo messaggio anche in altre parti del mondo.
A questo punto Giorgio ha ricordato i prossimi appuntamenti in Sicilia. Verso la metà di luglio ci sarà una conferenza antimafia, ad agosto probabilmente ci sarà un’iniziativa pro Funima a Taormina. Mentre a settembre, come ogni anno, ci sarà una conferenza ufologico-spirituale nella zona Etnea che sarà pubblica, ma che comprenderà anche la riunione di tutte le arche del mondo.
Dopo una breve pausa tocca a Sonia riprendere le fila del discorso: “Tutto quello che abbiamo vissuto, che oggi conosciamo, tutti noi ragazzi l’abbiamo vissuto e siamo cresciuti con lui. Avevamo 20 anni, 16, 18, c’era chi ne aveva due e ora ne ha 20. Abbiamo fatto questa meravigliosa esperienza insieme però la cosa che ci ha fatto andare avanti, dritti verso la meta è stato proprio il fatto di vedere sempre l’opera come punto di riferimento massimo, quindi fidarsi di quello che ci veniva detto e chiesto, anche quando a volte ci sono stati dei momenti in cui non capivamo determinate cose. Però siccome la fede c’è, c’è l’impegno e anche l’opera, le arche e le attività, tutto il resto ci passa. Quando io ho un problema con un mio fratello, sai quante volte ci sono state discussioni, però durano 5 minuti poi finisce tutto. Io ti dico quello che penso, tu fai lo stesso,  ma poi finisce tutto. Perché non abbiamo tempo, ci sono da fare le conferenze, dobbiamo portare avanti le attività.
Quindi l’opera dobbiamo tutelarla come se fosse nostro figlio, così va vissuta. Tutelarla dagli altri, dalle situazione, anche da noi stessi.”
A questo punto interviene Giuseppe ponendo una domanda a Giorgio: “A me spesso non risulta facile mettere in equilibrio la mia parte spirituale con la mia parte mentale e fisica, allora vorrei sapere se tu mi puoi indicare qualcosa che mi faccia equilibrare possibilmente prima. Perché è molto pesante a volte, diventa una lotta con te stesso per cercare di capire qual è la cosa giusta da seguire. A volte si pensa che in una determinata situazione bisogna dare una risposta, invece interiormente senti come una forza che ti vuole portare in un altro posto”.
“Giuseppe un consiglio che posso dare a te e a tutti è questo: vedi Gesù nel Vangelo, a volte, è di una chiarezza così straordinaria e immensa che per noi uomini diventa inquietante e a tratti sconcertante. E la sua nettezza nel dirci cosa dobbiamo fare si scontra con le nostre fragilità e le nostre miserie allora dobbiamo avere il coraggio di cambiare noi stessi e gli altri. Quindi quando tu in questo cammino vedi e senti che vuoi dare tutto ciò che puoi, però hai dei dubbi, delle incertezze, sappi che le risposte che cerchi le puoi trovare lì.
Quello che Gesù ci chiede va contro la natura umana. Dobbiamo avere il coraggio di andare a vedere cosa Gesù ci chiede che è quello che ci manca. Ma è quello che la nostra natura umana respinge, perché va contro il nostro cervello che agisce per istinto. Il nostro cervello è creato per proteggere e far godere il nostro corpo. Quindi Cristo ti spinge ad andare contro natura. Ma che cos’è la natura in questa dimensione? E’ la materia. Allora Lui ti dice: supera la materia. Se non abbiamo coscienza di questo non possiamo servirlo.
Quando noi amiamo chi ci ama, non facciamo niente di tanto speciale. Nel Vangelo Gesù dice che dobbiamo amare i nostri nemici allora è li che vinciamo la materia. Ma anche nella giustizia il Signore va contro natura. La giustizia umana difende se stessi, la giustizia universale difende gli altri e umilia se stessi.
Quindi dobbiamo vincere noi stessi ”.

Come si sviluppano le relazioni fra le anime nei mondi spirituali?
“Nel mondo spirituale non esiste l’unione sessuale c’è solamente l’amore fraterno che è lo stesso amore che si prova per il proprio fratello. Non c’è l’attrazione fisica. Se però hai un corpo di luce, c’è la trasmissione della luce che corrisponde a quello che facciamo noi qui sessualmente. Loro non hanno un organo sessuale, è un insieme di due corpi. Loro diventano un organo sessuale dalla mente al piede e si accoppiano. Quando si distaccano perdono l’attività sessuale fino alla prossima creazione. L’essere che viene partorito non ha bisogno di crescere, ha già in se la scienza infusa.”

Giovanni Albanese, che nel frattempo ci ha raggiunto dopo esser stato all’albero Falcone pone una domanda a Giorgio: “Tutti noi andremo in una proiezione nell’al di là, ma è simile lo spazio, il tempo? Hanno valori più simili ai nostri?
“No. L’al di là è il mondo spirituale. Ci sono mondi spirituali che provengono dalla terza dimensione, cioè la nostra, e mondi spirituali di altre dimensioni, della contemplazione, della luce ecc. I nostri cari, noi stessi, possono raggiungere l’attesa, la purificazione e la reincarnazione o i mondi spirituali della beatitudine. Se raggiungiamo il mondo spirituale dell’attesa, della purificazione e della reincarnazione possono essere di luce, di beatitudine. Ma qui la loro vita è una vita diversa, di purificazione e completi gli esperimenti che non hai potuto completare.
Se invece vieni dalle beatitudini non hai più bisogno di reincarnarti. Il tempo e lo spazio sono completamente annullati e sei al servizio dell’essere Cristico, quindi tu diventi un suo messaggero.”
Qualcuno poi chiede a Giorgio, visto che ci stiamo avvicinando al 2012, cosa ci sarà dopo. Lui risponde che ci sarà un nuovo regno e una generazione più evoluta.
E ancora:  Se i genitori annullano il proprio karma è vero che i figli automaticamente sono purificati?
Giorgio risponde dicendo che il figlio si riscatta se i genitori sono al servizio di Cristo. Automaticamente l’anima che nascerà attraverso di loro sarà riscattato.
Poi di nuovo Meri, sorella di Giovanni, ha raccontato alcune sue esperienze di vita che mi hanno fatto emozionare tantissimo.
“Io ho un figlio che è nato per volontà di Dio perché le prime settimane di gravidanza ho rischiato il raschiamento perché i medici dicevano che il bambino non c’era. Era una gravidanza isterica. Grazie a Lui e agli Angeli mio figlio è qui. Allora mi sono rivolta a Dio, forse in maniera arrogante, dicendogli: Tu me lo hai dato e me lo devi lasciare. Da allora succedono cose che non capisco. La prima parola che mio figlio diceva quando iniziò a parlare era: «mamma guarda li c’è Gesù». E allora gli dicevo: «non ti preoccupare tu ogni volta che lo vedi salutalo». Un giorno, mentre ero da mia suocera, mi chiede di affacciarci al balcone. Guarda il cielo e mi dice: «mamma guarda c’è Lucia». Io gli chiedo chi fosse Lucia. Lui continua a dirmi di guardare e che accanto c’era la Signora vestita di celeste con dodici stelle in testa. Lui aveva solo due anni all’epoca e non sapeva nemmeno contare. Io sono rimasta e ancora una volta gli ho detto di non preoccuparsi e di salutare.
Un’altra sera, mentre eravamo a letto, il bambino dice a me e mio marito: «mamma sai c’è Gesù che mi dice di dargli la mia mano destra e di salire con lui». Io da mamma gli ho detto di non dargliela e io e mio marito abbiamo pianto. Da allora mio figlio non mi ha più parlato di queste cose e io non so se adesso non le vede più o non le racconta più a me. Mi sono venuti i sensi di colpa.”
Giorgio l’ha rassicurata dicendo che quando Gesù ha detto al bambino di andare su con lui, non voleva portarglielo via. Ma era un segno perchè lui sarà un suo messaggero. E poi ha aggiunto che è normale che adesso il bambino non racconta più certe cose, è una protezione del Cielo perchè adesso è cresciuto e se ne parla con gli altri potrebbe avere delle difficoltà.
Concludiamo la riunione intorno alle otto e mezza di sera, anche se Giorgio spingeva già da un pezzo per chiudere. Noi del gruppo di Catania saremmo dovuti tornare, vista l’ora tarda e le due ore di viaggio che ci attendevano al rientro, ma ancora una volta il desiderio di rimanere in compagnia di Giorgio e gli altri fratelli è stato più forte. Quindi tutti assieme, siamo andati a mettere qualcosa sotto i denti.
E’ in queste occasioni, durante le riunioni che osservando i miei fratelli e le mie sorelle vedo nei loro occhi tutta la bellezza delle loro anime e sento di amarli tutti come mai ho provato prima e questo sentimento mi spinge ad abbracciarli perché solo con questo gesto forse riesco ad esprimere e a far sentire ciò che provo dentro.
Le difficoltà sono tante, le nostre debolezze umane a volte ci impediscono di guardare dentro l’anima del fratello. Ma è di questi momenti che dobbiamo ricordarci, dei momenti in cui sentiamo di stare bene, nei momenti in cui il nostro amore per l’altro prevale perché grazie a questi riusciremo a superare tutto.
Credo in ognuno di voi e più vi conosco più sento di volervi bene.
Vi lascio con la frase di un libro che ho finito di leggere da poco e che, secondo me, rispecchia perfettamente ciò che Giorgio ha cercato di dirci:
"Oh, Flech, non è mica per questo che li ami! E' chiaro che non ami la cattiveria e l'odio, questo no. Ma bisogna esercitarsi a discernere il vero gabbiano, a vedere la bontà che c'è in ognuno, e aiutarli a scoprirla da se stessi, in se stessi. E' questo che io intendo per amore..."

Con fraterno affetto
Valeria Di Blasi
Catania, 28 maggio 2010