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2011001LA VERITÀ: SCELTA DI VITA 
Di Maria Marzullo

PORDENONE – “Gli ultimi giorni di Paolo Borsellino”. Gli ultimi 57 giorni di uno di quei pochi uomini che su questa terra, in questo tempo, si è schierato dalla parte della Giustizia. Questa volta ad accogliere un pubblico di circa 200 persone per la presentazione del libro scritto da Giorgio Bongiovanni, direttore di AntimafiaDuemila e dal vice direttore Lorenzo Baldo, è l’Auditorium della Regione di Pordenone.
Sono circa le 21 quando la sala gremita di informati, professionisti del settore, curiosi o semplici cittadini si prepara per ascoltare gli autori del libro e il testimone-fratello del giudice Paolo Borsellino. L’incontro moderato da Anna Petrozzi, caporedattore di AntimafiaDuemila, si apre con l’intervento di Lorenzo Baldo il quale attualizzando come si deve le stragi del ’92 e del ’93, afferma che le conseguenze del biennio stragista sono ancora in atto ed oggi è una grande responsabilità parlarne, ma il processo di presa di coscienza, come afferma, è inarrestabile.
“Paolo amava la vita – continua Lorenzo - e ha cercato di vivere quegli ultimi 57 giorni arrivando alla verità, a quella verità che significava arrivare ai nomi dei mandanti dell’uccisione di Giovanni Falcone, ma la conoscenza di quella verità, di quella trattativa tra stato e mafia, alla quale Paolo era di ostacolo, ha consacrato la sua stessa morte.
I processi in atto che mirano ad arrivare all’anticamera della verità non sono un attacco politico al premier, essi sono solo fatti che ci vengono nascosti. Il perché? È presto detto quando si sta per arrivare ad una verità scomoda, troppo scomoda … È ormai evidente che quelle stragi sono macchiate dal sangue di uomini appartenenti alle istituzioni.
Dobbiamo pretendere la verità, sostenere quei magistrati che si battono per farla emergere. Dobbiamo trasmettere ai giovani che questa storia è la chiave di volta per evitare altre stragi. La trattativa è diventata accordo e noi dobbiamo avere e trasmettere sete di verità e far sì che la giustizia sia la nostra causa di vita.
2011005Il potere del nostro paese chiude la faccenda e vi pone una pietra sopra.”
Il successivo intervento di Salvatore Borsellino evidenzia che i giovani alla ricerca della verità nel nostro paese ci sono, seppur non abbastanza, ma essi sono la realtà e grazie a loro si è dato vita al Movimento delle Agende Rosse che, come egli stesso sottolinea, non trova in lui il fondatore, ma solo in quegli stessi ragazzi. “L’agenda rossa di Paolo non ha mai assunto alcun significato politico - evidenzia Salvatore - come erroneamente alcuni presumono per via del suo colore. Il rosso fu scelto casualmente dall’Arma dei Carabinieri in occasione dell’annuale tradizione di produrre omaggi; una di quelle agende fu regalata a Paolo il quale non se ne separò più dalla morte di Giovanni. In quell’agenda Paolo annotava tutto e chi l’ha sottratta ne conosceva bene l’importanza. Quell’agenda ha il significato di ricerca, verità e giustizia e per questi motivi i giovani l’hanno sposata.
Negli adulti è più difficile trovare questi valori in quanto si riscontra quell’assuefazione e quell’indifferenza tale da far considerare questi fatti vecchie storie. Non lo sono.”
Salvatore Borsellino afferma che i pezzi di suo fratello sono entrati in tanti di noi e che fino a quando non sarà fatta luce sulla verità, suo fratello non potrà essere seppellito.
Seppur a distanza di quasi vent’anni Salvatore è provato dall’emozione e la sua voce vibra quando afferma di aver dovuto ringraziare Dio per la morte di Paolo qualora questo sacrificio fosse valso un cambiamento per la città di Palermo. Le lenzuola bianche stese ai balconi in quella città, fino ad allora addormentata e assopita dal potere mafioso erano la testimonianza di un risveglio e Paolo sarebbe stato felice di esser morto per una tale causa.
L’ultimo intervento di Giorgio Bongiovanni conclude in cifre e chiarisce, senza lasciar spazio a fraintendimenti, l’operato mafioso:
“100-150 miliardi di euro l’anno: questo il fatturato di quella mafia che è riuscita a conquistare il territorio del sud ma che è ben ramificata al nord. Un fatturato di tali cifre crea potere. La strage di via D’Amelio è stata eseguita perché gli altissimi vertici dello Stato hanno voluto la morte di Paolo Borsellino; la mafia ne è stato il braccio esecutore. Paolo era in mezzo ad un nuovo potere che stava nascendo e che aveva l’obiettivo di portare avanti il paese.
Oggi la mafia ha raggiunto un potere tale da ricattare il nostro paese.”
E noi cittadini, uomini, donne cosa dobbiamo e possiamo fare?
Conoscere la verità e portarla alla luce è una scelta di vita.

In condivisione con i fratelli
Maria Marzullo

Pordenone, 4 aprile 2011