Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
testa sito 2024

Caballos_apocalipsisIL CAVALLO NERO DELL’APOCALISSE
Di Flavio Ciucani

Quando ho letto l’articolo di G. Chiesa sui debiti degli Usa e gli imbrogli finanziari delle banche, era nata dentro di me una rabbia dalla consapevolezza di essere impotente al reagire a tale situazione. Non ero capace di darmi una motivazione spirituale se non la solita: siamo sotto il dominio del “principe del male” e pertanto sperare e pregare che il ritorno del Cristo avvenga il più presto possibile. Ma domenica, ascoltando le parole di Giorgio, che spiegava l’articolo con parole semplici e illuminanti, mi è apparsa una immagine nella memoria , se pur labile data l’età, che tutto ciò poteva essere già stato descritto e annunciato.
Ho preso la Bibbia, fonte di divinazione e verità, e ho cercato il capitolo 6 dell’Apocalisse di Giovanni. Abbiamo sempre considerato i Cavalieri, descritti in quel libro profetico, come gli elementi della natura, aria, acqua, terra e fuoco, che si sarebbero rivoltati alle ingiustizie umane per salvaguardare il martoriato corpo della madre Terra. Nulla da ridire, perché così sta avvenendo: terremoti, tifoni, vulcani che si risvegliano, tsunami distruttivi …
I cavalieri dell’Apocalisse sono il segno della tragica sofferenza alla quale saremo, e già lo siamo, sottoposti. Ma mi son chiesto: questo disastro economico che si abbatte su di noi, soprattutto i più deboli, non fa parte di questa tragica sofferenza?

“1 Quando l'Agnello sciolse il primo dei sette sigilli, vidi e udii il primo dei quattro esseri viventi che gridava come con voce di tuono: «Vieni». 2 Ed ecco mi apparve un cavallo bianco e colui che lo cavalcava aveva un arco, gli fu data una corona e poi egli uscì vittorioso per vincere ancora.”
Ci era stata data la possibilità di autogovernarci, nel rispetto del libero arbitrio, eleggendo chi ci dovesse guidare verso la pace, la giustizia e la fratellanza. Abbiamo dato ai nostri governanti la possibilità di cavalcare il cavallo bianco della purezza, trasparenza, armati di arco per colpire lontano, all’arrivo di qualsiasi nemico che avesse potuto ostacolare i nostri ideali universali.

“3 Quando l'Agnello aprì il secondo sigillo, udii il secondo essere vivente che gridava: «Vieni». 4 Allora uscì un altro cavallo, rosso fuoco. A colui che lo cavalcava fu dato potere di togliere la pace dalla terra perché si sgozzassero a vicenda e gli fu consegnata una grande spada.”
Le scelte, però, sono state diverse: abbiamo preferito la potenza che deriva dalla violenza, macchiandoci del rosso vermiglio del sangue dei nostri simili. La pace è stata minata alla sua base costruendo armi capaci di distruggere e di autodistruggerci. Un Uomo, degli antichi tempi, aveva ammonito: “Si costruiscono armi come fossero panini”; non serve per la pace perché se si costruiscono prima o poi vengono adoperati!

“5 Quando l'Agnello aprì il terzo sigillo, udii il terzo essere vivente che gridava: «Vieni». Ed ecco, mi apparve un cavallo nero e colui che lo cavalcava aveva una bilancia in mano. 6 E udii gridare una voce in mezzo ai quattro esseri viventi: ‘Una misura di grano per un danaro e tre misure d'orzo per un danaro! Olio e vino non siano sprecati’.”
La fame e la carestia, l’indigenza e la povertà sono conseguenza della guerra causata dall’ingiustizia. La fame e la povertà sono proverbialmente definite “nere” perché offuscano la mente e tentano la forza dello spirito. Il cavallo nero dell’indigenza viene spronato a percorrere la terra dall’“essere” che tiene la bilancia rubata alla giustizia sociale. Al tempo in cui Giovanni scrive 1 denaro era la paga giornaliera; con la retribuzione di una giornata di lavoro si potrà comprare il necessario per preparare un kilo di pane di grano o di orzo! Il vino e l’olio saranno cose rare e preziose da non poterne sprecare neanche una goccia! Fame nera, insomma.

“7 Quando l'Agnello aprì il quarto sigillo, udii la voce del quarto essere vivente che diceva: ‘Vieni’. 8 Ed ecco, mi apparve un cavallo verdastro. Colui che lo cavalcava si chiamava Morte e gli veniva dietro l'Inferno. Fu dato loro potere sopra la quarta parte della terra per sterminare con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra.”
Le sofferenze allora saranno atroci, da Inferno. La morte falcerà un quarto dell’umanità con la fame e le malattie. Siamo al momento più infernale, della prova più dura per la nostra sopravvivenza spirituale, in cui la fede potrebbe vacillare. Da soli sarà impossibile sopravvivere: senza solidarietà, senza conforto umano e morale, senza guida. Prova terribile per i soli! La morte sarà spietata.

“9 Quando l'Agnello aprì il quinto sigillo, vidi sotto l'altare le anime di coloro che furono immolati a causa della parola di Dio e della testimonianza che gli avevano resa. 10 E gridarono a gran voce:
«Fino a quando, Sovrano,
tu che sei santo e verace,
non farai giustizia
e non vendicherai il nostro sangue
sopra gli abitanti della terra?».

11 Allora venne data a ciascuno di essi una veste candida e fu detto loro di pazientare ancora un poco, finché fosse completo il numero dei loro compagni di servizio e dei loro fratelli che dovevano essere uccisi come loro.”
Le speranze di coloro che si sono immolati per la verità, emarginati dalla società corrotta e guerrafondaia, uccisi agli occhi del mondo, saranno ripagate. La loro attesa e richiesta del Messia giustiziere non saranno state vane perché a loro verrà data la forza di “pazientare ancora un poco” affinché tutto non sia pronto per il ritorno di Colui che promise “ritornerò sulle nubi del cielo per giudicare”.

“12 Quando l'Agnello aprì il sesto sigillo, vidi che vi fu un violento terremoto. Il sole divenne nero come sacco di crine, la luna diventò tutta simile al sangue, 13 le stelle del cielo si abbatterono sopra la terra, come quando un fico, sbattuto dalla bufera, lascia cadere i fichi immaturi. 14 Il cielo si ritirò come un volume che si arrotola e tutti i monti e le isole furono smossi dal loro posto. 15 Allora i re della terra e i grandi, i capitani, i ricchi e i potenti, e infine ogni uomo, schiavo o libero, si nascosero tutti nelle caverne e fra le rupi dei monti; 16 e dicevano ai monti e alle rupi: Cadete sopra di noi e nascondeteci dalla faccia di Colui che siede sul trono e dall'ira dell'Agnello, 17 perché è venuto il gran giorno della loro ira, e chi vi può resistere?”
I testimoni della Parola di Dio, che hanno saputo pazientare, insieme riuniti sotto l’egida della fede, sotto l’altare dei sacrifici, vedranno finalmente il compiersi delle Scritture. Avranno la piccola “soddisfazione” di vedere i banchieri, gli speculatori, i fabbricanti di morte, i governanti corrotti e corruttori atterriti chiedere la morte e nascondersi come topi di fogna.

Queste sono le immagini che il capitolo 6 dell’Apocalisse mi ha suggerito dopo aver ascoltato Giorgio; e a tutti coloro insieme ai quali ho ascoltato quelle parole desidero parteciparle con umiltà e amore.
Flavio Ciucani
Sant’Elpidio a Mare, mercoledì 17 agosto 2011