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Non_paghiamo_il_debito1“NOI NON PAGHIAMO IL DEBITO”
Di  Andrea Raggiotto, Alessandro Da Rold,  Maurizio Saporito, Valter Paron  20.10.11
Cronaca della manifestazione di Roma avvenuta il 15 di ottobre.
Il capitalismo, come tutti gli imperi volge alla sua fine. Per anni la gente non si è preoccupata di quello che facevano i politici e i potenti, perché comunque era data a tutti la possibilità di migliorare la propria esistenza terrena, non pensando che il prezzo da pagare sarebbe stato, un giorno, molto alto e questo prezzo si chiama libertà; uno di questi  esempi di sovranità derubata è avvenuto in Italia dove nell'arco degli ultimi cinquanta anni  con delle leggi fatte a regola d'arte i vari governi che si sono succeduti, hanno preparato un piano per la distruzione dell'agricoltura locale, privilegiando l'industria,con evidenti effetti collaterali quali, cementificazione, concorrenza sleale e fabbisogno energetico sempre più crescente a discapito dell'ambiente. Ma le persone non si sono ribellate perché l'industrializzazione ha portato il benessere, l'auto, la tv, le ferie in poche parole il consumismo, non rendendosi conto che stava diventando schiava di questo sistema.
Ci sono nel mondo occidentale nove banchieri che periodicamente si riuniscono e decidono le sorti di interi popoli, questo popolo deve vivere, questi invece fanno i furbi quindi creiamogli una crisi o una guerra e così via, questo sarà banale ma è il loro modo di pensare, nessuno deve pestargli i piedi;
per arricchirsi di più e allo stesso tempo tenere a bada i loro schiavi, questi malefici signori, hanno organizzato a tavolino la crisi economica che ci attanaglia. All'inizio avevano tutto sotto controllo, ma ora qualcosa gli è sfuggito dalle mani, perché la crisi è irreversibile se non si cambia modo di concepire l'economia e i consumi. Mai come in questo momento l'umanità moderna ha avuto una crisi di tale portata e così omogenea che paragonata a quella del 'ventinove, quest'ultima al confronto fu una passeggiata in quanto in questo momento le risorse della terra stanno finendo e fra meno di cinquanta anni la natura non si rigenera più. Quei nove banchieri questo lo sanno e faranno di tutto per accaparrarsi nel più breve tempo possibile le maggiori ricchezze dei paesi a discapito della gente onesta. La crisi economica attuale, con l'aiuto di molti governi corrotti, ha fatto si che molte persone abbiano perso il lavoro, la casa, rendendo incerto il presente e impossibile il futuro di milioni di giovani perché si sa che  in situazioni come questa chi ci rimette prima di tutto sono le fasce deboli della società. Ci hanno derubato in tutti i modi ed ora ci vogliono mandare il conto delle spese che hanno sostenuto per farlo. Ma la gente ha detto basta “NOI IL DEBITO NON LO PAGHIAMO” e con questo slogan in moltissime parti dell'impero si sono svolte manifestazioni contro questi sovrani e i suoi vassalli. Anche l'Italia non è da meno, Milano, Bologna, Roma e in altre 900 città del mondo il 15 ottobre  hanno sfilato imponenti cortei per dire basta a questa finanza e a queste banche che derubano la gente e la mettono alla carità imponendo manovre di lacrime e sangue a governi incapaci e mafiosi; ma è  a Roma che si è svolto il più importante e grandioso corteo di tutta Europa.
Ecco che il gruppetto di Pordenone, militanti del movimento politico culturale ALTERNATIVA ideato e fondato dal giornalista Giulietto Chiesa, decidono di parteciparvi. La partenza è prevista per sabato 15 ottobre con volo da Venezia, arrivati ci troviamo con dei fratelli del Veneto venuti in treno. Sono le 12.30, la Piazza dei Cinquecento comincia a brulicare di persone che arrivano chi dalla stazione chi con la metro chi con i pullman, alcuni sono molto pittoreschi, vediamo striscioni di protesta di tantissimi movimenti o associazioni legati da un denominatore comune, la crisi economica/finanziaria, infatti solo la sofferenza unisce le persone. Siamo un po' in ansia perché il gruppo di S Elpidio, i nostri fratelli dell'Arca Tre è in ritardo, i telefoni non funzionano ci dicono che è normale dove c'é un assembramento di centinaia di migliaia di persone, la piazza si sta riempiendo a vista d'occhio il rumore assordante della musica rende più difficile la ricerca dei nostri amici. Nel frattempo il corteo inizia la sua corsa lentamente molto lentamente, questo ci permette di  ricongiungerci con il gruppo di Sant'Elpidio. Siamo in attesa del nostro momento per entrare nel corteo, Giulietto non capisce perché non vanno avanti i manifestanti, ma ecco che ci arrivano le prime notizie, un gruppetto mascherato sta rompendo vetrine ha incendiato alcune auto in Via Cavour, il corteo pacifico è fermo per questo motivo. Giulietto decide di andare di persona per capire la situazione, dopo circa un'ora ci comunica tramite Giovanna Tinè (Alternativa Lazio) che c'è stato un po' di disordine ma che tutto sembra andare per il meglio, rimangono però,  ai lati delle strade, delle persone mascherate in nero che potrebbero creare ulteriori problemi quindi l'invito è di fare attenzione e se la situazione degenera tornare indietro. Il corteo s'incammina tranquillo ogni tanto qualcuno dei vari movimenti parla al microfono esternando la sua rabbia, il lavoro perso, la cassa integrazione che sta finendo, i politici che non fanno nulla ma anzi peggiorano la situazione con le loro leggi ad personam. Tutto procede nel migliore dei modi, i manifestanti sfilano pacificamente in quanto la gente è indignata ma non criminale. Tramite Andrea che con il cellulare si collega a internet, leggiamo le notizie dall'Ansa le quali riportano che in piazza San Giovanni è in corso una guerriglia tra dei facinorosi vestiti di nero e le forze dell'ordine, cerchiamo di saperne di più ma è difficile, solo quando ritorna Giulietto ci può dire com'è la situazione:
- piazza San Giovanni è chiusa, non si può entrare ma la Digos ci permette di deviare verso il Colosseo e quindi in direzione Circo Massimo per darci la possibilità di finire la manifestazione in pace - queste le parole amare di Giulietto.
Arriviamo in una grande Piazza di cui non ci ricordiamo il nome, in quella zona c'è un grande schieramento di polizia e di mezzi che non lasciano passare il corteo, presumiamo che la strada che bloccano porti  al cuore della politica italiana, di fronte ci sono dei giovani che si tengono per mano e non ci vogliono far passare e inveiscono contro di noi chiamandoci vigliacchi, ma dopo scopriamo cosa volevano veramente, non farci passare e quindi farci proseguire diritto verso Piazza San Giovanni  in modo tale da mettere il corteo in mezzo tra la polizia e loro in modo tale da poter attaccare le forze dell'ordine con  conseguenze per il corteo pacifico che possiamo solo immaginare. Questi però non erano Black Bloc, non erano nemmeno  mascherati erano forse dei centri sociali o degli  anarco-insurrezionalisti comunque una cosa è chiara questi non avevano capito il vero senso della protesta, il motivo per il quale cinquecentomila persone si sono radunate il 15 ottobre a Roma, non rendendosi conto che comportandosi così hanno fatto il gioco di chi vuol bloccare la protesta; i responsabili dei movimenti ci dicono di muoverci e di ricongiungerci con il gruppo che era già passato. Nel frattempo erano già le 18.30 oramai era tardi per i nostri amici che devono prendere il treno o il pullman, decidiamo allora di accompagnarli alla metro dove ci salutiamo. Noi di Alternativa Pordenone invece ritorniamo dentro il corteo e ci ricongiungiamo con Giulietto e gli altri. Dopo circa due chilometri non c'è più niente da fare, il corteo si sta sciogliendo, noi con Giulietto ci riuniamo un po' in disparte dal rumore dei tamburi per fare il punto della situazione. Giulietto ci dice che è  stata una grande giornata commentando che negli ultimi 10 anni non aveva  mai visto tanta gente come oggi unita per manifestare il proprio dissenso, Giulietto ci avverte anche del fatto che nonostante l'imponente manifestazione  i media parleranno solo degli scontri  di piazza San Giovanni dei danni fatti. Ci salutiamo e ci diamo appuntamento a Firenze per il Congresso nazionale di Alternativa dove decideremo come continuare il progetto politico di unire i vari movimenti pacifici che si oppongono a questo Governo e a questo sistema finanziario e bancario disumano. Siamo convinti che l'unica cosa da fare è continuare su questa strada, sapendo che la gente è con noi e con tutti questi gruppi che hanno manifestato pacificamente e i numeri della manifestazione lo dimostrano, inoltre le persone sanno benissimo che i veri Indignati non hanno nulla a che fare con i delinquenti che hanno messo a ferro e fuoco Piazza San Giovanni e che hanno distrutto una statua della Madonna. Per noi, gruppo di Pordenone, la manifestazione finisce, rientriamo in albergo dopo una buona cena, stanchi ma felici per l'esperienza fatta e perché la nostra decisione di protestare contro i tiranni e i criminali che stanno distruggendo e calpestando i nostri diritti per i quali molti dei nostri padri hanno dato la vita, sta prendendo forma grazie sopratutto agli insegnamenti che ci ha dato e ci dà il nostro amico e fratello Giorgio Bongiovanni.
Quando siamo in camera sono solo le 21.30, il tempo scorre lento nella città eterna.

Andrea Raggiotto
Alessandro Da Rold
Maurizio Saporito
Valter Paron

21 ottobre 2011