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Por Paola Becco
Quattro giorni di intense attività, all’insegna della fratellanza tra il popolo palestinese e numerose delegazioni di movimenti sociali di tutto il mondo, che hanno contribuito alla buona riuscita del Foro Mondiale Sociale Palestina Libera, nella città di Porto Alegre, Brasile.
Dal 28 novembre al 1 dicembre, la città ‘gaúcha’ di Río Grande del Sud si è vestita dei colori della bandiera palestinese, per accogliere migliaia di partecipanti provenienti da ogni parte del mondo, con un comune denominatore di tre obiettivi chiari di intervento:   
•    dimostrare la forza e la compattezza nelle diverse forme di solidarietà verso gli appelli del popolo palestinese.  
•    Porre in essere azioni effettive, volte ad assicurare l'autodeterminazione e la creazione di uno Stato Palestinese avente Gerusalemme come capitale; il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale nei seguenti punti: 1) mettere fine all’occupazione israeliana, alla colonizzazione dei territori arabi ed abbattere i muri costruiti da Israele.  2) Garantire l'uguaglianza dei diritti dei cittadini palestinesi che abitano in Israele. 3) Implementare, proteggere e promuovere i diritti dei rifugiati palestinesi per ritornare ai luoghi di origine e alle loro proprietà; come determina la risoluzione 194 dell'ONU.  
•    Offrire uno spazio aperto al dibattito e all’elaborazione di strategie, che costruiscano una struttura solida di solidarietà.  
•    In osservanza degli obiettivi sopra elencati sono state organizzate oltre 200 attività autogestite, le quali hanno abbracciato ampiamente i diversi aspetti della problematica che genera l'occupazione israeliana nel popolo palestinese.   
Ha meritato speciale attenzione l'esigenza di un compromesso di accordo internazionale, che protegga e liberi i prigionieri politici palestinesi. Nessuno dei carcerati ha avuto alcun tipo di processo previo giudizio, compreso il gran numero di minorenni ancora reclusi. Intensificare il boicottaggio in modo serio come società civile. In questo senso è stata avviata già dal 2005 una campagna internazionale denominata BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzione), a sostegno della causa palestinese contro l'Apartheid imposta da Israele, fino a quando saranno rispettati il diritto internazionale ed i diritti dei palestinesi. http://www.bdsmovement.net/    
È stato affrontato un tema di fondamentale importanza, come quello riguardante il  ritorno dei milioni di palestinesi che nel 1948 furono espulsi dalle loro case e dalla loro terra, compresi coloro a cui ancora oggi è vietato ritornare. 

Mobilizzazione di massa
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Durante l’inaugurazione del Foro, con una mobilitazione di circa diecimila persone, le quali sfilavano lungo le strade principali di Porto Alegre, è giunta la notizia che l’Assemblea Generale dell’ONU aveva approvato con maggioranza assoluta la risoluzione che riconosce la Palestina come uno Stato osservatore.
La notizia ha suscitato allegria e speranza nel cuore di ognuno dei presenti, allegria non turbata neppure dalla presenza svergognata e provocatoria, tra il pubblico, di un personaggio presente al foro per "monitorizzare" (queste le sue parole), l’evento di Porto Alegre. Ci riferiamo al sionista Sergio Widder, appartenente al Centro Simón Wiesenthal, dell'Argentina (organismo dedito a perseguire e "dare la caccia" ai criminali di guerra nazisti); uno dei responsabili della censura del “Tribunal ético a la ocupación y colonización por Israel en Palestina”, che doveva realizzarsi lo scorso ottobre nella città di Buenos Aires. Il signor Widder, vedendosi identificato, è fuggito frettolosamente dal suo posto.  
Embargo militare a Israele  
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Con particolare enfasi, si è parlato della necessità di attuare un embargo militare a Israele e di prendere urgenti misure internazionali al riguardo, come ad esempio l’embargo di armi adottato contro l'apartheid in Sudafrica.  
Gli Stati Uniti vendono munizioni a Israele, per un valore di 647 milioni $USA, con il fine di rinnovare l'inventario di quest’ultimo dopo i bombardamenti massicci su Gaza durante l'Operazione "Colonna di difesa".
C'è una responsabilità giuridica, etica, dei governi che hanno rapporti con Israele e di quelli che comprano le sue armi. Il loro commercio con Israele deve fermarsi immediatamente e boicottare tutti i suoi prodotti.    
Quando si parla di embargo militare totale non bisogna dimenticare che Israele è una potenza nucleare; anche su questo tema si sono svolte attività interessanti.
Matthias Jochheim, presidente della giunta della filiale tedesca di Fisici Internazionali, per la prevenzione della guerra nucleare, insieme a Masae Yuasa, insegnante nella Facoltà di studi internazionali dell'Università di Hiroshima (Giappone), così si sono espressi:  
Matthias: “nel 1990 l’Egitto suggerì la creazione del trattato del "Medio Oriente, zona libera dalle armi di distruzione di massa". Nel 2010 venne deciso che la revisione del trattato di non proliferazione nucleare si sarebbe dovuta svolgere in Norvegia nel 2012; purtroppo, nel novembre del 2012, la conferenza venne posticipata”. 
Masae: “Dopo le bombe di Hiroshima, Nagasaki e delle tremende conseguenze per la salute degli abitanti, nacquero in Giappone gruppi di movimenti antinucleari. I dati sugli effetti radioattivi nella popolazione (lasciati da queste bombe) sono stati manipolati sfacciatamente. Si parla sempre degli effetti dell'esposizione ad elevate dosi di radiazione, ma vengono omessi  intenzionalmente quelli dell'esposizione a dosi basse e della radiazione ingerita nell'organismo attraverso, ad esempio, l'acqua. Nonostante questo, i dati di Hiroshima-Nagasaki sono il punto di riferimento su cui si basa lo standard universale di protezione contro le radiazioni: perché è stata concessa loro questa autorità? Non certamente per la precisione scientifica, semplicemente perché coloro che promuovono le armi nucleari traggono vantaggio da questi dati. Gli americani promuovono le istallazioni per la produzione di energia nucleare come "atomi di pace", nel tentativo di occultare la produzione di plutonio destinato all'arsenale nucleare.  
Alcune conseguenze della collaborazione tra Giappone-Stati Uniti, riguardo i dati di Hiroshima-Nagasaki, si riferiscono al danno causato dall'esposizione a basse dosi di radiazioni che è stato assolutamente ignorato e non studiato. Ciò ha contribuito alla fabbricazione di 19.000 testate nucleari disseminate sulla Terra e di oltre 400 centrali nucleari, le quali emettono radiazioni verso l'esterno durante il loro normale funzionamento. Questo ha causato "vittime invisibili" delle radiazioni, i lavoratori delle miniere di uranio, i bambini di Basora, Chernobyl, Sellafield, oltre a Fukushima. La quantità di cesio 137 liberato nell'aria dal disastro di Fukushima è 170 volte superiore a quello liberato dalla bomba di Hiroshima.  
Un attacco nucleare potrebbe distruggere Israele e la Palestina, ma le radiazioni disperse distruggerebbero tutto. Lavoriamo per frenare il disastro nucleare nel Medio Oriente.  
 
Le testimonianze  
palestina3Omar Dana, leader della Delegazione della ‘Juventud Palestina’, vive nei territori occupati di Gerusalemme Est. Molti dei giovani di questo gruppo venuti in Brasile non si conoscevano personalmente, a causa dei numerosi impedimenti che il governo occupante esercita sulla popolazione palestinese (muro dell’apartheid, checkpoints, etc.). Alcuni di essi sono stati testimoni, talvolta troppo vicini, degli ultimi bombardamenti nella Striscia di Gaza. 
"Prima di tutto, l’organizzazione di questo Foro è un momento storico per tutti i palestinesi e per coloro che appoggiano questa causa, i quali si impegnano a  mettere fine all'occupazione militare, al sistema dell’apartheid, alla colonizzazione della Palestina storica. Questo è il momento della verità. Utilizziamo il BDS come una strategia pacifica, è altamente efficace, è stata provata con successo in molti Paesi del mondo”.  
palestina4Jamal Juma: Attivista palestinese, ex prigioniero politico, attualmente coordinatore generale della campagna: “la Palestina contro il muro e gli insediamenti” http://www.stopthewall.org/es:
  Jamal Juma
“Bisogna appoggiare la resistenza palestinese contro il muro, il colonialismo ed il sistema dell’apartheid che lo Stato di Israele ha creato. Facciamo appello alla solidarietà internazionale, poiché noi pensiamo che il BDS sia la migliore arma che abbiamo per lottare contro i crimini dell'apartheid, dell'occupazione, della demolizione delle case palestinesi; contro il delitto nell’ impedire loro di avere uno stato sovrano ed il diritto all'autodeterminazione. È un sopruso continuo da parte di Israele. Crediamo che sia arrivato il momento di definire la solidarietà internazionale, di strutturare i movimenti da realizzare in tutto il mondo e coordinare le azioni. Questo sarà un moto storico mondiale (BDS). Sebbene ci siano altre esperienze nel mondo, vogliamo citare in particolare il movimento anti apartheid sudafricano. Tutti noi sappiamo che, senza l'azione internazionale, senza il boicottaggio al regime, oggi i sudafricani sarebbero ancora sotto il regime dell'apartheid.  
Questo Foro è una chiamata per lavorare insieme, volta  all'azione, ad organizzarci, coordinare sforzi, una chiamata a dare vita ad una solidarietà effettiva a favore dei diritti dei palestinesi: il diritto alla propria identità, ad avere uno Stato e all'autodeterminazione”.    
L'azione del cittadino comune.  
Ognuno è libero di consumare i prodotti che vuole, ma se non vuoi adoperare  prodotti provenienti da un Paese che sottomette un altro, stai adottando una posizione morale, che ha implicita una posizione politica: quella di non accettare che i diritti umani vengano infranti. Da qui deve scaturire un movimento collettivo per far pressione sui governi, affinché boicottino le organizzazioni israeliane, le associazioni, i trattati, per pretendere l’embargo su Israele. È un impegno collettivo che può essere portato avanti dalla gente, dai movimenti, dai partiti politici. Questo è il BDS.  
Noi abbiamo un problema con i grandi mezzi di comunicazione, i quali sono di parte  e  appoggiano in generale il sistema della colonizzazione. Abbiamo anche i mezzi di comunicazione alternativi, oramai la nostra voce non si limita ai mainstream. Come si è visto, ad esempio i media sociali sono protagonisti nelle ribellioni del Medio Oriente. Dobbiamo servirci di questi mezzi il più efficacemente possibile, poiché possono diventare una delle principali voci che potrebbero favorire il nostro lavoro.  
 
Mekorot in Argentina  
Uno dei principali appelli che rivolgo ai miei amici dell'America Latina, è prendere questa responsabilità nelle loro mani. Essi non devono permettere che compagnie israeliane, le quali hanno violato profondamente i diritti dei palestinesi, lavorino nei loro paesi, come ad esempio Mekorot in Argentina, che è la più grande azienda nazionale israeliana fornitrice d’acqua.  
 
Si riallaccia a questo tema Tilda Rabi, presidentessa della Federazione di “Entidades Argentino Palestinas”:  
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“Alla fine del 2010, ci siamo rivolti ai settori politici, sociali dell'Argentina, dopo aver appreso che il governatore della provincia di Buenos Aires, Daniel Scioli, congiuntamente con alcuni settori del sindacalismo della città, avevano iniziato i primi step per una "licitazione": un possibile accordo riguardo la concessione delle acque a Mekorot.  Di fronte a questa prospettiva, noi chiediamo aiuto. A parte gli informi delle Nazioni Unite e di Amnesty International, ci hanno appoggiato l'insegnante Elsa Bruzzone, la giornalista ed investigatrice Julieta Ávalos ed altri. Il documento elaborato è stato distribuito a tutte le organizzazioni politiche, sociali e sindacali, nel contesto della campagna di BDS contro lo Stato sionista di Israele. Ancora oggi stiamo aspettando risposta dal governatore.   
 
Contemporaneamente, abbiamo avviato dei dialoghi con i deputati dei diversi fronti   di Buenos Aires. Il deputato Negrelli ha sentito il tema in questione come un diritto umano. Partendo da questa base e dopo una serie di iniziative, in collaborazione con i compagni di ATE idraulica di Buenos Aires, è stata votata all’unanimità la richiesta di un’informe di denuncia riguardo la violazione dei principi del Mercosur. Questo ad esempio, non deve avere rapporti commerciali con Paesi ritenuti responsabili di crimini di guerra. Mekorot è un’azienda statale di Israele, nata addirittura prima della creazione dello Stato di Israele, cioè il progetto delle acque è legato fondamentalmente ad un aspetto della colonizzazione. La riduzione della portata del fiume Giordano è diminuita quasi del 100%. Tema a parte, è l'oscena differenza tra i litri di acqua concessi ai coloni e ai  palestinesi.   
 
Il fatto che il deputato Negrelli abbia fatto di questo tema il suo portabandiera e la richiesta di informe che ne è seguita, è per noi una piccola grande battaglia. Lo è ancora di più, poiché attualmente è evidente che il sionismo sta intensificando il  tentativo di introdursi in tutte le nostre capitali latinoamericane. Sappiamo che fondamentalmente, l'intenzione di Mekorot è consolidarsi in Porto Alegre, il che suppone una violazione anche dei diritti umani. L’intento della nostra presenza qui al Foro è una semplice collaborazione per tessere reti tra i nostri fratelli, affinché insieme possiamo fare richiesta ai governi di integrare il Mercosur ed estenderla a quelli dell'UNASUR, per non farlo rimanere solo un atteggiamento di protesta, ma  passare all'azione. E l'azione è, non solamente scendere in piazza, ma soprattutto studiare e adottare gli strumenti giuridici necessari.    
Noi veniamo da un Paese in cui avevamo progettato di dare vita, lo scorso ottobre, ad un tribunale etico contro l’occupazione e la colonizzazione israeliana in Palestina. Questo tribunale è stato sospeso, perché ancora la voce sionista esercita la sua influenza in alcuni settori. Infatti, il rappresentante dell'ambasciata di Israele a Buenos Aires, era il Centro Simon Wiesenthal, nella figura di Sergio Widder, la stessa persona che abbiamo segnalato durante la marcia del giorno 29.
Il movimento del BDS nel suo insieme ha deciso di presentare come tema principale Mekorot, insieme alla realizzazione del Tribunale Etico in Argentina.  
 
Ricordiamo, che il tema della gestione dell'acqua in Palestina rientra nell'insieme di misure aberranti attuate dal governo israeliano a danno del popolo palestinese. Mentre i coloni possiedono piscine e dispongono di 500 litri giornalieri di acqua, ogni palestinese "gode" solamente di circa 40 litri; possono comprare a prezzi irrisori l'acqua che è sovvenzionata ai coloni, mentre ai palestinesi non è permesso raccogliere l’acqua, né utilizzare i loro pozzi millenari, perché distrutti dall'esercito israeliano.  
 
L'amore alla Terra si plasma nella musica  
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Un'oasi di allegria, musica e ballo nella terza notte dell'incontro al Foro.  La famosa cantante palestinese Sanaa Moussa, ha dilettato con le sue melodiose canzoni le migliaia di persone presenti nella sala della ‘Usina do Gasómetro’, che ha ospitato molte delle attività. Il giovane gruppo di ballo, Shabibat dell'Argentina, ha creato la giusta atmosfera coinvolgendo gli uomini palestinesi, naturalmente ben predisposti per il ballo, che hanno chiuso una notte magica in un Foro storico, come essi lo hanno definito.  
L'indifferenza ed il silenzio programmato dei principali mezzi di comunicazione brasiliani, non hanno impedito che la solidarietà sociale globale e soprattutto quella latinoamericana potesse tessere profondi e sinceri legami con il popolo palestinese. L'oltraggio premeditato che esercita il governo israeliano contro questo popolo, può essere solo fermato attraverso l'azione e la pressione popolare in tutto il mondo.  
Partirà dall’Argentina, nel 2013, la concretizzazione di un Tribunale etico contro l’occupazione e l’apartheid israeliana in Palestina, il quale dovrebbe contare sul sostegno di molte figure distaccate, di fama internazionale. Questo tribunale è stato censurato recentemente a causa della pressione sionista sul governo nazionale. Il prossimo anno, assicurano, non succederà lo stesso, poiché si conterà sull'appoggio di molti organismi internazionali.  
Un'altra azione proposta da eseguire è la creazione di una flottiglia latinoamericana con rotta verso Gaza, al fine di rompere il blocco marittimo che esercita il governo israeliano. In questo incontro erano presenti alcuni dei sopravvissuti della fatidica imbarcazione Mavi Marmara, brutalmente assaltata dall'esercito israeliano in acque internazionali nel 2010, fatto che ha provocato la morte di nove volontari turchi. In questo Foro si è formalizzata la proposta di organizzare una "Flottiglia della Libertà Latinoamericana."  
Tocca al popolo dare un impulso a queste misure, questi appelli. Non si può rimanere in silenzio di fronte a tali vessazioni, a tali crimini di guerra.  
 
Ammetto che ignoro cosa significhi avere vicino un essere caro e non poterlo vedere, di questo ci parlava la giovane palestinese Amra: "io vivo a Gaza e mio fratello in Cisjordania, stiamo ad un'ora di distanza, ma non possiamo vederci. Siamo dovuti venire fino in Brasile per poterci incontrare, per guardarci negli occhi."  
palestina7Non so neppure cosa si provi nel sentire l’arrivo di una ‘topadora’, i tanto temuti bulldozer sudafricani e vedere radere al suolo la tua casa, lasciandoti nelle intemperie, come se tu fossi il più sgradevole essere che abbia mai messo piede sulla Terra; mentre i vicini acclamano e celebrano la tua umiliazione, la tua disgrazia.  
Ignoro cosa possa provare sulla propria pelle un carcerato politico, così come i minorenni  detenuti e sottoposti a tortura per un tempo indeterminato senza previo giudizio, negando alla famiglia qualsiasi notizia sul loro conto; senza che il mondo esterno ne sia informato, frustati fino al limite estremo che la carne sopporta, per poi continuare di nuovo.  
Ignoro cosa significhi pianificare in modo perverso e portare a termine un genocidio incessante, sotto lo sguardo complice della comunità internazionale e continuare a ritenersi il Paese eletto da Dio.  
Io mi sento palestinese e sono gemellata con il suo dolore. Imparo e mi meraviglio della sua resistenza, della sua speranza, del suo amore per la vita.  
 
Paola Becco, 14 Dicembre 2012