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artleo100Di Barbara Drago
“Abbiate cura di voi” è stato detto e scritto… come tanti e tanti richiami che arrivano diretti ad ogni cellula del grande corpo cristico che formiamo… richiami che muovono grandi energie, scuotono, vibrano e restano eterni nella storia… così come eterne sono le nostre storie, che costruiamo giorno dopo giorno nel nostro essere ed esserci nel mondo.
“Abbiate cura di voi”… riecheggia nella mia mente, nel mio spirito e mi scioglie perché “cura” è madre, è amore, dolcezza, soave alito di vita nutrito da perseveranza, costanza, dedizione infinita, piena coscienza dell’amare se stessi e rivolgersi quindi all’espandersi, per penetrare l’essenza dell’altro. Cura è io cosciente, ed un noi nel tutto.
Cura, dal latino, ha per radice cor ovvero cuore. Per questo nel medioevo si dava alla parola cura una fantasiosa se pur evocativa etimologia “Quia cor urat”, che significa “perché scalda il cuore” dove “urat”, dal latino Ūro, può tradursi anche come “consumarsi” o “ardere d’amore”. Più modernamente cura si fa invece risalire alla radice sanscrita ku che vuol dire osservare, come pure a quella kavi che significa saggio.
Cuore, osservazione e saggezza dunque.
Ricordo Heidegger, filosofo tedesco, che in “Sein un Zeit” spiegava la temporalità come senso ontologico della cura “Sorge”, l’essenza del nostro Dasein, il nostro esserci, in azione, realizzato come un essere “presso se stessi” che sospinge l’essere-con l’altro “mitsein”.
Riflettiamo e abbiamo cura.
Barbara
15 settembre 2014