I primi giorni di novembre ricevo la notizia che Giorgio e la sua famiglia sarebbero venuti in Sudamerica per un incontro delle Arche. Un viaggio tanto atteso da tutti quelli che in qualche modo seguono umilmente l'opera spirituale che porta avanti già da circa trent’anni.
“Saranno giorni intensi” - ho pensato. L'incontro con le Arche del Sudamerica coincideva con molte attività di chiusura di anno. L'accelerazione tipica della città, tanto caratteristica in questi giorni dell’anno, offriva un’atmosfera molto particolare all'incontro che per me è stato come una parentesi, una vera pausa nel tempo, in mezzo alla voragine.
Incontrare Giorgio insieme a sua moglie e compagna di lotta Sonia, e sua figlia Sonia Tabita, è sempre un'esperienza che ci commuove, con un messaggio che ci chiama in causa, e ci induce ad interrogarci sul mondo in cui viviamo e il nostro operare in esso. Magari è un messaggio che non ci lascia nella nostra comodità, ci sentiamo spinti a misurare la coerenza delle nostre azioni con quello che diciamo di anelare. Ma incontriamo anche concetti sulla vita e l'universo che conducono la nostra comprensione verso nuovi orizzonti, poiché "non di solo pane vive l'uomo”.
Di Matías Guffanti
Ispirato ai giorni trascorsi insieme a Giorgio Bongiovanni a novembre 2018, in Sudamerica.
In ogni cosa e in ogni essere risiede un'energia che dà forma e vita a tutto, dalla più minuscola molecola al più grande e complesso cosmo. È la luce delle stelle, il movimento della vita, quella che fa germogliare i semi e governa in un costante equilibrio l'evoluzione che si espande. La sua forza fa girare i pianeti. E le foglie ed i fiori si aprono con infiniti colori e profumi che manifestano la sua presenza. Lei muove la brezza che scuote gli alberi, indirizza i torrenti che percorrono la terra, eleva le montagne, dona melodie e musica agli uccelli che volano liberi nei cieli ed esprime la creazione senza limiti nell'oscurità e nel vuoto assoluto, dove niente è mai esistito. Tutto in lei è una cosa sola. Per lei nasciamo e per lei moriamo, per rinascere nuovamente.
Di Patricia Aboal
"... la composizione si dissolve, si cangia la complessione, si muta la figura, si altera l’essere, si varia la fortuna, rimanendo sempre quel che sono in sostanza gli elementi, e quello stesso che fu sempre, perseverando l’uno principio materiale (che è vera sostanza delle cose, eterna, ingenerabile, incorruttibile), in quello stesso che è sempre stato" - Giordano Bruno.
Quello che siamo sempre stati, la nostra essenza inalterabile, innegabile, la sostanza della quale siamo fatti, matrice sacra che ci unisce, originati da uno stesso seno.
Abbiamo percorso strade diverse, abbiamo vissuto in tanti modi diversi, ognuno combattendo le proprie battaglie, coltivando la propria evoluzione.
In occasione della marcia Perugia-Assisi io e Gabriele decidiamo di parteciparvi insieme ai ragazzi del movimento culturale internazionale giovanile con il fine di denunciare qualsiasi tipo di ingiustizia e risvegliare soprattutto le nuove generazioni sui temi sociali organizzando spettacoli teatrali in varie parti del mondo. Arriviamo a Sant’Elpidio a Mare, in cui si trova la sede principale, venerdì sera e troviamo i ragazzi che ci invitano a cenare con loro e da lì proseguiamo la serata insieme.
Di Juan Manuel Ferreira
Nel nostro recente viaggio in Italia, un’altra terra e un’altra realtà, abbiamo vissuto delle cose sorprendenti, sia a livello umano che a livello intimamente profondo.
Risvegliarti circondato dai tuoi fratelli, che quando si fa notte e vai a dormire sono ancora lì, attorno a te.
Condividere ogni momento con tutti loro, ci riempiva dentro.
Ricordo il giorno del nostro spettacolo a Palermo. Arrivando sul posto, i nervi aumentavano sempre di più in tutti noi, ma ancora di più in Sonia. Tuttavia, ciò non incideva nella nostra serietà e ognuno faceva la propria parte di lavoro. Alcune ore prima che iniziasse, ho cominciato a registrare con il mio cellulare chiedendo ad ogni ragazzo come si sentiva, se si sentivano pronti. La maggior parte mi ha risposto di sì, si sentivano pronti. Invece io no, ma allo stesso tempo provavo un sentimento di orgoglio, come se riuscire a superare il nervosismo potesse abbattere la barriera e così, una volta sul palcoscenico, ho sentito pace interiore e allo stesso tempo esaltazione esteriormente. Il tempo passava rapido, e il suono degli applausi era confortante.
Di Funima International
Come hai conosciuto Funima International e perché hai scelto di esserne volontaria?
In passato, ero già stata volontaria di altre associazioni che si occupavano di tematiche ambientali e umanitarie. Ho conosciuto Funima nel 2010 ed ero felicissima perché desideravo occuparmi di progetti legati al recupero dell'infanzia di strada, cooperazione internazionale e educazione alla mondialità. E' stato quindi amore a prima vista!
Inizialmente come volontari a Gubbio eravamo solo in due, io e mio compagno Marco. Allestivo i banchetti solidali in piazza da sola però, dopo poco tempo, con la volontà di far crescere questa realtà, si sono aggiunti a noi altri ragazzi. Si è formato così un bellissimo gruppo da cui sono nate tante iniziative, riuscendo ad avere una grandissima risposta a livello locale.
Una voce amica prende a parlare dentro di me, svolgendo il discorso sotto forma di calmi e costanti impulsi luminescenti che si adagiano nella sfera del pensiero come semi che portano l’immagine dei concetti che via via si esprimono mentre vengono accolti nel dondolìo dell’ampia culla mentale:
Dalla Divina Commedia un insegnamento per il presente
Di Marco Marsili
Parlando con la gente, spesso ci sentiamo dire "ma io non posso far nulla per cambiare le cose", oppure "ma io devo pensare a me stesso, a far star bene i miei cari", oppure "ma io sto bene così, vivo la mia vita senza far male a nessuno", oppure "io non ho bisogno di schierarmi, di partecipare a qualche movimento o gruppo, sono una brava persona e non voglio guai", oppure "non ha senso impegnarsi perché tanto il mondo non cambia", "il male è sempre esistito, fattene una ragione e pensa a lavorare, pensa al tuo futuro, alla tua famiglia", ecc, ecc...
In un quartiere della città di Rosario vive un sacerdote tanto umile, come il quartiere stesso. Il suo nome è Joaquín Núñez. E lui, insieme ai suoi collaboratori, porta avanti sul posto un centro comunitario chiamato “San José Obrero”, dove da lunedì a venerdì si realizzano diverse attività di sostegno di emergenza alle persone del quartiere: vengono distribuiti dei pasti a mezzogiorno, la mattina ben presto una tazza di latte e poi la sera si impartiscono lezioni nei saloni della scuola, costruite anni fa nel centro per offrire educazione alle famiglie del posto. Il pomeriggio ci sono lezioni di ballo e ginnastica, oltre a laboratori per apprendere dei mestieri. Tutto è frutto di tanto sforzo e sacrificio, i soldi non sono mai abbastanza e i volontari nemmeno.