Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Italiano Español English Português Dutch Српски
drone100
ARMI, ALL’ITALIA IL PRIMATO EUROPEO DELLA CRESCITA DELL’EXPORT: + 57% DAL 2008
Secondo Ihs, colosso statunitense degli studi di mercato, nel 2012 l'affare difesa per la Penisola è valso 2,3 miliardi di dollari contro gli 1,46 di quattro anni prima.
di Costanza Iotti | 26 giugno 2013
Imprese italiane sempre più vocate all’export. Soprattutto quelle delle Difesa e delle armi. Almeno questo è quanto risulta alla Ihs, colosso statunitense degli studi di mercato, che segnala come le esportazioni italiane del settore abbiano registrato dal 2008 ai giorni nostri un boom del 57 per cento, diventando nel 2012 un affare da 2,3 miliardi di dollari.
Il dato, che si inserisce in un contesto di crescita globale del 30% del commercio globale di armi, è particolarmente significativo se si pensa che proprio nel 2008 fallì la banca statunitense Lehman Brothers dando inizio alla peggiore crisi che l’economia capitalistica abbia mai conosciuto.
Nello scenario macroeconomico e finanziario a tinte fosche, “la quota italiana del mercato complessivo è salita dal 2,6 al 3,4 per cento”, con operatori di primo piano come Finmeccanica che si piazza al terzo posto in Europa e al nono posto nella classifica dei primi dieci operatori dell’industria mondiale della Difesa. “L’Italia ha venduto un range di piattaforme e sistemi per missioni ad un ampio spettro di Paesi”, sottolinea lo studio in cui si evidenzia come i tassi di crescita dell’industria bellica del nostro Paese siano stati, nel periodo in questione, di gran lunga superiori a quelli di Francia (+13%) e Germania (-33%).
Del resto non è un mistero il fatto che il mercato della Difesa non conosca crisi come testimoniano i dati dello Stockholm international peace institute, think tank svedese specialista del settore, che ha rilevato come, nel 2010, le cento più grandi aziende produttrici di armi del mondo, escluse quelle cinesi, abbiano intascato 411,1 miliardi di dollari (+1% rispetto all’anno prima). Una cifra tutto sommato contenuta se si pensa che, secondo le analisi di Ihs, i budget per la Difesa della sola area Asia-Pacifico supereranno quelli di Stati Uniti e Canada entro il 2021 per raggiungere la quota di 501 miliardi di dollari (+35% di crescita attesa) all’interno di un mercato globale delle armi dal valore stimato di 1.650 miliardi di dollari (+9,3% rispetto al 2013).
“Il commercio globale delle armi (export e import fra Paesi) sta crescendo significativamente a dispetto della crisi, aumentando al tasso del 30% fra il 2008 e il 2013 da 56,5 miliardi di dollari a 73,5 miliardi di dollari. – spiegano dalla Ihs – A questo ritmo, l’interscambio commerciale fra i paesi sarà più che raddoppiato entro il 2020. L’export e i servizi nella Difesa raggiungeranno i 100 miliardi nel 2018. La quota delle esportazioni europee scenderà, mentre aumenterà quella asiatica”. Detto in altri termini, il Vecchio Continente venderà di meno nella Difesa con il conseguente impatto anche occupazionale sulle rispettive industrie nazionali. Emergeranno invece più potenti produttori. Fra questi Israele che, sempre secondo la Ihs, raddoppierà le vendite di droni diventando il principale esportatore già alla fine del 2013.