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bolla-papaleDalle antiche Bolle papali passando per la nascita della mafia fino ad Aldo Moro

di Giangiacomo Savogin e Jessica Pezzetta Savogin

Dopo due anni di ricerche ed indagini abbiamo cercato, unendo i diversi tasselli di un vasto puzzle, di ricostruire ciò che i martiri della giustizia Giovanni Falcone e Paolo Borsellino avrebbero potuto scoprire con le loro indagini, utilizzando però reperti storici invece che giuridici.

La realtà in cui ci siamo imbattuti sembra la trama di un film, una trama inquietante che ebbe inizio parecchi secoli fa e che vede il coinvolgimento del Vaticano, delle Banche, dei grandi finanzieri, di politici, di menti raffinatissime che agiscono nell’ombra, appartenenti ad antiche discendenze.

A causa della complessità di ciò che è emerso, abbiamo ritenuto opportuno suddividere le informazioni riguardanti questo grande gioco in diversi articoli.

Nel lontano 1302, il Vaticano creò un trust, ovvero un negozio giuridico, che tolse definitivamente la libertà agli esseri umani: il 18 novembre di quell’anno venne pubblicata la Bolla Papale Unam Sanctam Ecclesiam, documento grazie al quale papa Bonifacio VIII poté cominciare ad avvalersi della Bibbia come fosse un testo di Diritto Marittimo e dell’Ammiragliato. Veniva infatti dichiarato che l’Unam Sanctam Ecclesiam e, quindi, la Prima e Unica Santa Chiesa era l’Arca di Noè poiché, mentre il mondo era sommerso dalle acque, l’Arca era l’unica cosa che si elevava al di sopra di esse. Nel diritto canonico qualsiasi affermazione se non viene contestata diventa valida e, dato che nessuno contestò tale Bolla Papale, essa fu ritenuta valida a tutti gli effetti, allora, come oggi. Il Vaticano quindi nominò i diversi attori del sistema fiduciario: l’esecutore, l’amministratore e il beneficiario. Rispettivamente queste figure erano l’Ordine Minore dei Francescani unito con L’Ordine dei Gesuiti (esecutore), il Papa (amministratore) e tutti gli altri uomini del mondo (beneficiari). Da quel giorno, quindi, tutti gli esseri umani, come è certificato nella Bibbia attraverso il Codice di Diritto Nautico, furono dichiarati dispersi in mare. Il Papa perciò si attribuì e si attribuisce tutt’ora l’autorità e la proprietà nei confronti di tutti gli esseri umani, sia spirituale che temporale, fino a quando i “dispersi” non reclameranno i propri diritti. Non essendoci stato alcun reclamo, tutte le Nazioni si basano ancora su questo sistema giuridico che deriva, per proclama di Papa Bonificio VIII, dal diritto divino. Ecco quindi creatosi un collegamento concreto tra politica, economia, finanza e religione.

Dopo circa 150 anni, l’8 gennaio 1455, venne depositata una seconda Bolla, di natura testamentaria, ad opera di Papa Niccolò V. Con questa Bolla, denominata Romanus Pontifex, il Pontefice dispose come, al momento della propria morte, nonché di quella dei futuri Papi, si sarebbe dovuto procedere con il diritto d’uso di tutti i privilegi e di tutte le proprietà derivanti dalla precedente Bolla di Bonifacio VIII. Da tale Testamento si evince che l’esecutore è la Curia Romana, l’amministratore è il Collegio dei Cardinali e il Beneficiario è il Re sulla terra di proprietà del Papa. Pertanto, riassumendo, Dio ha dato tutto il mondo al Papa che ne concede alcune parti ai Re. Da quel giorno, quindi, i Re ebbero un mandato divino.

Neanche 30 anni dopo, il 21 giugno 1481, venne emanata la terza Bolla da Papa Sisto IV chiamata Aeternis Regis Clementia nella quale veniva modificato il “bene” concesso ai Re. Con questo trust, infatti, il Re non è più beneficiario della terra, ma degli esseri umani che la abitano, perché da quel momento gli individui vengono considerati incompetenti ed incapaci e quindi soggetti ad amministrazione coatta.

Secondo quest’ultima Bolla, quindi, gli esseri umani hanno bisogno di essere amministrati da un ente esterno che ai giorni nostri è identificato nello Stato.

Tornando alla prima Bolla papale, quella di Bonifacio VIII, cerchiamo di capire chi era questa figura: il suo vero nome era Benedetto Caetani e apparteneva ad un’antica famiglia nobiliare che svolse un ruolo importante nella Repubblica Marinara di Pisa, nel Regno delle Due Sicilie oltre che a Roma e nello Stato Pontificio. Già nel tardo XII secolo un membro di questa famiglia divenne Papa con il nome di Gelasio II, ma fu proprio Benedetto Caetani, insignito della carica di pontefice con il nome di Papa Bonifacio VIII, che verrà ricordato per il suo nepotismo. Oltre a questi due papi, la famiglia Caetani poté vantare tra i propri membri anche 9 cardinali, nominati tra il 1295 e il 1626, dimostrando così per molti secoli la propria influenza all’interno del Vaticano. La famiglia si divise in diversi rami. Uno di questi è il ramo Gaetani Patrizi di Pisa, conti di Terriccio, Pomaja e d’Oriseo. Questo ramo si divise a sua volta nel ramo Gaetani d’Oriseo e Gaetani di Terriccio. Del primo ramo un celebre membro fu il conte Giuseppe Gaetani e Landolina che, nel 1812, come deputato al parlamento siciliano per volere di Lord Bentink, Governatore della Sicilia, partecipò alla stesura della Costituzione siciliana dello stesso anno. Veniva con essa abolita la feudalità e veniva adottato un sistema di common low sul modello inglese, che ebbe come risposta lo sviluppo della mafia, intesa come bande o squadre per il controllo territoriale. Ecco quindi un collegamento diretto tra Vaticano, politica e mafia. E’ interessante notare che Lord Bentink era figlio di lady Margaret Cavendish-Harley, duchessa di Portland, la nonna di quarta generazione dell’attuale regina d’Inghilterra Elisabetta II (colei che ha il possesso degli esseri umani grazie alla terza Bolla papale). Anche i discendenti della corona inglese sono stati quindi partecipi, seppur indirettamente, della nascita della mafia. Nel periodo fascista i due cugini Giarrizzo Gaetani e Alfonso Gaetani furono rispettivamente podestà di Caltanissetta e Narno.

Un altro ramo della famiglia è quello di Caetani, principi di Teano e duchi di Sermoneta di cui si ricorda per la rilevanza politica Onorato Caetani, che fu sindaco di Roma dal dicembre 1890 al dicembre 1892 e venne nominato senatore del Regno d’Italia nel 1911. Nel 1896 fu Ministro degli Affari Esteri nel secondo Gabinetto di Antonio di Rudinì, quell’Antonio Starabba, marchese di Rudinì, che ricoprì l’incarico di Sindaco di Palermo nel 1893, ossia nell’anno in cui avvenne il primo assassinio eccellente da parte di Cosa Nostra a scapito di Emanuele Notarbartolo, il quale, durante il mandato di sindaco di Palermo dall’ottobre 1873 al settembre 1876, cercò di eliminare la corruzione alle dogane. Il nome Caetani tornò stranamente alla ribalta nel 1978: il cadavere del Presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro, infatti, il 9 maggio di quell’anno, dopo 55 giorni di prigionia (il 16 marzo 1978, giorno del rapimento di Aldo Moro, era previsto, a Roma, il dibattito alla Camera dei Deputati e il voto di fiducia nei confronti del quarto Governo presieduto da Giulio Andreotti. Un momento memorabile, poiché il Partito Comunista, per la prima volta nella storia della Repubblica Italiana, avrebbe concorso direttamente alla maggioranza parlamentare che avrebbe sostenuto il nuovo esecutivo. A volere questa complessa manovra politica era stato principalmente proprio l’onorevole Aldo Moro), veniva trovato nel portabagagli di una Renault 4 rossa, proprio in via Caetani, a metà strada tra le sedi del PCI e della DC. L’omicidio di Moro, come pare sia accaduto per altri morti eccellenti (vedi i presidenti Lincoln e J. F. Kennedy), sarebbe avvenuto anche a causa della sovranità monetaria, nel caso specifico per le 500 lire poiché, già a quell’epoca, essa in Italia era limitata: il conio delle monete era concesso dai banchieri alla Zecca dello Stato, mentre quello delle banconote veniva acquistato dal FMI (Fondo Monetario Internazionale). Ancora oggi gli euro in moneta vengono coniati dai singoli Paesi europei, mentre le banconote vengono prodotte dalla Banca Centrale Europea, peraltro senza alcun controllo da parte di un qualche ente preposto.

Negli anni Sessanta la Democrazia Cristiana, nella figura di Aldo Moro, appunto, decise di finanziare la spesa pubblica attraverso l’emissione di moneta di Stato senza debito, in tagli da 500 lire, ossia con un “biglietto di Stato a corso legale”. Con i DPR 20-06-1966 e 20-10-1967 del presidente Giuseppe Saragat venne regolamentata la prima emissione, la serie “Aretusa” (Legge 31-05-1966), mentre il presidente Giovanni Leone regolarizzò con il DPR 14-02-1974 la serie “Mercurio” (DM 2 aprile 1979), ossia le famose banconote da 500 lire conosciute come “Mercurio alato”. Ciò poté avvenire perché, dopo aver autorizzato il conio delle 500 lire di metallo, Moro fece una deroga che permetteva contemporaneamente l’emissione della versione cartacea, che poteva in questo modo essere stampata ugualmente dalla Zecca dello Stato. Il rapimento di Moro ed il suo assassinio, probabilmente orchestrato dai servizi segreti e attuato dalle Brigate Rosse, potrebbe essersi trattato della risposta da parte del sistema bancario. E molte sono le coincidenze che confermerebbero questa ipotesi: com’è ormai noto, la mattina del rapimento del Presidente della DC, il colonnello del Sismi Camillo Guglielmi si trovava in via Stresa, a soli duecento metri da via Fani, luogo in cui avvenne il sequestro; nel palazzo di via Gradoli n° 96 in cui viveva il brigatista Mario Moretti implicato nella vicenda Moro, al tempo del sequestro c’erano almeno 24 appartamenti intestati a società immobiliari fra i cui amministratori figuravano membri dei servizi segreti. Al secondo piano del medesimo stabile viveva un’informatrice della polizia, mentre al n° 98 della stessa via Gradoli abitava un compaesano di Moretti, agente segreto militare ed ex ufficiale dei carabinieri.

A conferma della tesi riguardante la sovranità monetaria, attualmente esistono solamente 9 Paesi la cui Banca Centrale non appartiene al FMI, che sono: Cina, Russia, Corea del Nord, Iran, Siria, Ungheria, Islanda, Venezuela e Cuba. Per una strana casualità, si tratta di quegli stessi Paesi in perenne conflitto con gli Stati Uniti.

Il collegamento tra la famiglia Caetani e la politica italiana a tutt’oggi si perpetua: nel 1510, infatti, la famiglia Caetani vendette alla famiglia Chigi un palazzo da essa costruito nella seconda metà del XV secolo, edificio nel quale sono presenti numerosi stemmi della famiglia Caetani e che oggi è chiamato palazzo Chigi, dal 1961 sede del Governo Italiano e residenza del Presidente del Consiglio dei Ministri.

15 Gennaio 2016