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dalcieloallaterra

 

HO SCRITTO IL 26 SETTEMBRE 2008:

UN ALTRO PRODIGIO DELLA SANTA MADRE CELESTE.

GIORGIO BONGIOVANNI
STIGMATIZZATO

virgenburundi

LA CHIESA STA ESAMINANDO IL CASO

Un flash e la Madonna apre gli occhi  "Questo è un prodigio mariano"

La statua è stata spedita da Loreto a un missionario marchigiano in Burundi. "La perizia ha escluso manipolazioni o trucchi"
Matelica, 26 settembre 2008 - Toccherà ora alle autorità ecclesiastiche competenti giudicare il caso: ma se di prodigio ancora non si può parlare, il fenomeno generatosi su un’immagine devozionale mariana inviata in una missione africana è davvero sorprendente. Secondo padre Vittorio Blasi, missionario nel villaggio di Bujumbura in Burundi e destinatario del pacco contenente la statua della Madonna di Loreto in questione, si tratta sicuramente "di un evento incredibile che ci invita a riflettere e a pregare la Vergine celeste per la pace su questa terra".
A raccontare nel dettaglio quanto avvenuto è stato lo stesso padre Blasi, raggiunto telefonicamente nella sua abitazione di Petritoli, dove si trova in questi giorni in visita ai suoi familiari. Padre Blasi da molti anni opera in Burundi per permettere la costruzione di un piccolo centro di accoglienza per gli orfani della tremenda guerra civile che ha dilaniato e martoriato il piccolo Stato africano. Un’opera che inizialmente sembrava quasi impossibile, ma che si è già in gran parte realizzata, grazie soprattutto alle offerte giunte dal ricavato della vendita di migliaia di copie dei due libri Si può amare un figlio solo per il fatto di essere tale? e ...e le stelle brillano ancora, scritti dalla matelicese Loredana Lucernoni e dedicati al figlio Luca, affetto da una grave malattia e scomparso due anni fa.
Loredana e suo marito Egidio Persichini, da anni infatti stanno portando avanti la causa degli orfani di Bujumbura, proponendo i loro libri in ogni angolo d’Italia e rispondendo regolarmente alle necessità della comunità seguita da padre Blasi e da un laico consacrato. E proprio l’ultima richiesta in ordine di tempo era stata quella di una statua mariana da inserire nella cappella dedicata alla Madonna di Loreto nel piccolo istituto della comunità, ufficialmente inaugurato lo scorso 23 agosto. La scelta dei coniugi, dato pure che la Vergine di Loreto è copatrona di Matelica, era caduta su una copia in scala della Madonna nera laureatana, inviata poi in Burundi. In mezzo alla festa del villaggio per il felice evento dell’arrivo della statua, padre Vittorio Blasi ha anche provveduto a fotografare l’oggetto sacro.
Tutto normale fin qui, se non che, al momento dello sviluppo delle foto, si è verificato il fatto sorprendente: la Vergine fotografata appare con gli occhi nettamente aperti, in modo diverso da come appariva al momento della partenza e da come tuttora appare nella piccola cappella. "Cosa sia successo non lo so — ha spiegato padre Blasi — e certamente non dipende da un fotoritocco o da un fotomontaggio, visto che al massimo in Burundi disponiamo di una vecchia macchina fotografica, acquistata da me tanti anni fa a Mogliano. Io vedo in tutto questo un prodigio mariano che ci invita alla conversione".
Padre Vittorio ha subito contattato dall’Africa i suoi amici matelicesi, per informarli dell’accaduto e inviare i negativi per avere eventuali spiegazioni. I Persichini ovviamente non hanno potuto far altro che chiedere la consulenza di un fotografo professionista, il quale da parte sua si è dovuto limitare a constatarem che i negativi sono integri e che quindi non si può trattare di un semplice riflesso luminoso, né di un fotoritocco.
La foto dunque sarebbe autentica, ma l’apparentemente inspiegabile fenomeno, per essere riconosciuto come prodigio celeste dovrà essere vagliato dalle autorità ecclesiastiche della Diocesi alle quali la famiglia matelicese ha posto il caso. Di certo resta solo la gioia di padre Blasi, della famiglia Persichini e soprattutto della comunità di orfani di Bujumbura, dove il vero grande miracolo si realizza ogni giorno, in una casa dove vivono in pace ragazzi e ragazze tutsi e hutu.

Matteo Parrini