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dalcieloallaterra

 

HO SCRITTO IL 12 NOVEMBRE 2008:

LA PROVA DEL NOVE PER IL PRESIDENTE BARACK OBAMA.
DALLA ATTENTA LETTURA CHE SPERO FARETE DELLE NOTIZIE E ANALISI CHE ALLEGO A QUESTO SCRITTO, NOTERETE QUANTO SARÀ DRAMMATICO E PERICOLOSISSIMO IL PROSSIMO FUTURO DEL PRESIDENTE ELETTO DEGLI STATI UNITI D'AMERICA!
UN SAGGIO PROVERBIO DICE: IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO. VEDREMO QUINDI SE IL CUORE PACIFISTA, GLI ALTI IDEALI DELLA VERITÀ E DELLA GIUSTIZIA CHE ANIMANO LO SPIRITO DEL NUOVO PRESIDENTE AMERICANO SCONFIGGERANNO LA GRANDE TENTAZIONE OFFERTA DAI GUERRAFONDAI CHE LO CIRCONDANO COME AVVOLTOI PRONTI A DIVORARE LA FUTURA VITTIMA. 
NOI SIAMO VIGILANTI E ATTENTI !


GIORGIO BONGIOVANNI - SETUN SHENAR

Montevideo (Uruguay)
Ore 1:00.

1) Articolo:

LE CONSEGUENZE DI EVENTUALI BOMBARDAMENTI SULLE
INSTALLAZIONI NUCLEARI DELL'IRAN

Postato il Sabato 25 Ottobre 2008 (19:00) di marcoc
DI FLOYD RUDMIN
Mondialisation.ca

OSSERVATE ATTENTAMENTE QUALI CONSEGUENZE AVREBBERO I BOMBARDAMENTI SULLE INSTALLAZIONI NUCLEARI IN IRAN, POI PREGATE.

A causa di un errore redazionale (per il quale ci scusiamo col traduttore e i lettori) pubblichiamo con ritardo un articolo di analisi sul possibile confronto tra USA (e/o Israele) e Iran. Nonostante la preoccupante situazione economica mondiale abbia spostato l'attenzione dei media (e probabilmente anche dei governi), il rischio di una folle iniziativa bellica contro la repubblica islamica non è scomparso (e potrebbe di nuovo aumentare per iniziativa di Israele dopo le elezioni USA del 4 Novembre). Solo in questi ultimi giorni, mentre ElBaradei e la IAEA hanno smentito la possibilità che l'Iran stia ora sviluppando nucleare bellico, il sito Debka legato al Mossad ha insinuato che basterebbero 4 mesi alla repubblica islamica per iniziare la costruzione di armi atomiche. Sul fronte diplomatico intanto continua il confronto per approvare nuove sanzioni. N.d.r.
Recentemente [Aprile 2008 N.d.r.] il governo degli Stati Uniti ha aumentato di una tacca il tono belligerante che utilizza contro l'Iran.
Una serie di reportage apparsi su vari giornali anglofoni lasciano intendere che la guerra è in cammino: Il Mail & Guardian il primo aprile, il Rutland Herald il 4 aprile, il Telegraph il 7 aprile, l'International Herald Tribune l'11 aprile, il Washington Post il 12 aprile, il Washington Times il 16 aprile, The Progressive il 24 aprile, il Santa Monica Mirror il 24 aprile, l'Asia Times il 25 aprile, l'International Herald Tribune il 25 aprile, le Toronto Star il 25 aprile, il Christian Science Monitor il 25 aprile, il Washington Post il 26 aprile, il Washington Times il 26 aprile, il First Post il 26 aprile, il Los Angeles Times il 26 aprile e il Telegraph il 26 aprile.
Due flotte offensive di portaerei si trovano adesso vicino all'Iran e un'altra sarebbe in viaggio. A fine marzo l'Arabia Saudita si è applicata a fronteggiare le conseguenze nucleari che sopraggiungerebbero in seguito a un attacco USA contro l'Iran. A inizio aprile Israele si esercitava ad affrontare i lanci di missili di rappresaglie in seguito a un attacco USA contro l`Iran. Tutti nella regione si preparano a un bombardamento della centrale nucleare e delle installazioni d'arricchimento dell'uranio dell'Iran. Come gli altri, l'Iran è pronto per la guerra.
Gli Stati Uniti avrebbero individuato qualcosa come 10.000 bersagli in Iran. I principali sono l'insieme delle installazioni nucleari, comprese la centrale nucleare di Bushehr sulla costa del Golfo Persico, vicino al Kuwait e le installazioni d'arricchimento di Natanz vicino Ispahan. Bushehr è una città industriale che conta quasi un milione di abitanti. Non meno di 70.000 ingegneri stranieri lavorano in questa regione che comprende un grande sistema d'idrocarburi. Natanz è il principale sito d'arricchimento dell'uranio dell'Iran, a nord d'Ispahan, che conta anche delle installazioni di ricerca nucleare. Ispahan è una città del patrimonio mondiale con una popolazione di due milioni d'abitanti.
Il reattore nucleare iraniano di Bushehr dispone di 82 tonnellate d'uranio arricchito (U235), che sono adesso caricate nel reattore, secondo alcuni reportage della stampa israeliana e cinese. E' previsto che la centrale diventi operativa questa estate, permettendogli di produrre elettricità. Le installazioni d'arricchimento di Natanz operano a piena capacità e arricchiscono l'uranio in modo che possa essere utilizzato nei reattori, secondo i rapporti dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica.
[Effetti di un bombardamento sulle installazioni nucleari iraniane in diverse aree. Dall'alto: morte entro 30 minuti, 50% di morti entro due settimane, possibile morte, malattie da radiazioni, limite di esposizione per soccorritori, limite di esposizione per persone comuni, aumento del rischio di cancro. Accanto al titolo: veduta sulle installazioni nucleari di Bushehr]
Secondo il Centro di controllo delle malattie [degli USA], l'uranio 235 utilizzato nei reattori nucleari ha una vita media di 700 milioni di anni. Quando viene utilizzato come combustibile per dei reattori si trasforma in uranio 238, che a sua volta ha una vita media di 4,5 miliardi di anni. Questi isotopi radioattivi sono pericolosi per la salute, perché emettono delle particelle alfa e perché sono chimicamente tossici. Se inalato, causa dei danni ai tessuti polmonari. Se ingerito, causa danni ai reni e il cancro delle ossa e dei tessuti del fegato. Secondo un recente studio di ricerca medica, l'esposizione all'uranio causa delle deformazioni ai nuovi nati o dei nati morti.
Mai in tutta la storia si è deliberatamente bombardato delle centrali nucleari e delle istallazioni d'arricchimento nucleare. Istallazioni di questo tipo, ovunque nel mondo, sono utilizzate sotto severe regole di sicurezza poiché lo scarto di materie radioattive è mortale al momento stesso in cui l'evento si produce e molto tempo dopo essere stati esposti. Se gli Stati Uniti o Israele dovessero bombardare deliberatamente una centrale nucleare piena di combustibile nucleare o delle installazioni d'arricchimento di combustibile nucleare, questa regola sarebbe violata; degli elementi radioattivi sarebbero allora dispersi nell'ambiente. Ci sarebbero dei decessi orribili tra la popolazione circostante. L' Union of Concerned Scientists [negli USA] stima che tre milioni di decessi avverrebbero nelle tre settimane successive ai bombardamenti delle installazioni nucleari d'arricchimento vicino Ispahan e la contaminazione coprirebbe l'Afganistan, il Pakistan, fino all'India.
Sia i reattori che le installazioni d'arricchimento sono costruiti in cemento extra forte, spesso con strati di ritenuta a volte e sono spesso costruiti sottoterra. I bombardamenti di queste installazioni esigono esplosivi potenti, come le testate penetranti sottoterra, o addirittura delle testate nucleari. Esplosioni simili soffierebbero la contaminazione molto in alto nell'atmosfera. Ma dove andrebbe questa contaminazione? E' una questione difficile a cui rispondere e difficile da prevedere.
Nel corso della guerra del Golfo del gennaio 1991, numerosi pozzi di petrolio in Kuwait sono stati incendiati. Secondo il Dipartimento di Stato americano «delle piogge nere sono state segnalate in Turchia e della neve nera è caduta ai piedi delle montagne dell'Himalaya». La nuvola radioattiva causata dai bombardamenti delle installazioni nucleari dell'Iran prenderebbe probabilmente le stesse direzioni se le condizioni meteorologiche fossero le stesse. Ma la nube radioattiva potrebbe andare verso nord, cioè in Europa. Nel corso dell'invasione dell'Iraq da parte degli Stati Uniti nel marzo del 2003, accompagnati dalla Gran Bretagna, l'Australia e altri paesi, sono state utilizzate munizioni e bombe all'uranio impoverito (U238). Ci sono voluti nove giorni alle particelle d'uranio provenenti da queste armi in Iraq per raggiungere l'Inghilterra, dove test dei filtri d'aria hanno dimostrato un aumento del 300% di particelle di uranio attribuibile alla guerra. Le condizioni meteorologiche che hanno permesso il trasporto delle particelle fino all'Inghilterra, sono passate sul centro della Turchia, l'Ucraina, l'Austria, la Polonia, la Germania, la Svezia e la Danimarca, per arrivare finalmente in Gran Bretagna dove hanno proseguito il loro percorso sulla Norvegia, la Finlandia, fino all'Artico. Questo fatto è stato segnalato dal The Times, che in un articolo riassumeva uno studio europeo di biologia e di bio-elettromagnetica.
Le conseguenze nucleari dei bombardamenti sull'Iran avrebbero una vita media di 700 milioni di anni. E' una durata difficile da comprendere. Gesù Cristo pregava circa 2.000 anni fa. Nell'evoluzione dell'uomo i nostri antenati, i primi uomini scimmia, avrebbero camminato eretti appena 5 milioni d'anni fa. L'amministrazione Bush e i suoi consiglieri israeliani stanno adesso pianificando la contaminazione del pianeta per settecento milioni di anni. Secondo la retorica dei candidati alla presidenza John McCain e Hillary Clinton, anche loro pensano che sia una buona idea. I media degli USA, da parte loro, sembrano applaudire.
Gli statunitensi, o non comprendono ciò che si preparano a fare, oppure si sentono al riparo delle conseguenze. Il pianeta non è così grande. Ciò che succede da qualche parte finisce per ripercuotersi sul resto del globo. Il fumo dei pozzi di petrolio incendiati durante la guerra del Golfo si è propagato attorno al pianeta ed è stato rilevato in America del Sud. Gli effetti radioattivi del bombardamento d'un reattore nucleare si propagherebbero in luoghi molto distanti, soprattutto se si considera che il viaggio durerà milioni d'anni.
I paesi del Golfo Persico, principalmente l'Arabia Saudita, il Kuwait, l'Iraq e l'Iran, possiedono più della metà delle riserve di petrolio conosciute. Nel 1981 uno studio di Fetter e Tsipis apparso sulla rivista «Scientific American» riguardo alla «propagazione catastrofica della radioattività» stimava che il bombardamento di un reattore nucleare renderebbe inabitabile una superficie di 8.600 miglia quadrate [NdR: 1 miglio = 1.609 km] attorno al reattore, tutto a seconda del soffiare del vento. Bombardare il reattore di Bushehr significherebbe che la metà delle riserve di petrolio diventerebbero istantaneamente inaccessibili. Bombardare l'Iran significherebbe che gli statunitensi non potrebbero più prendere l'auto, ovunque si tratti d'andare, e questo per molto tempo. Lo stile di vita americano sarebbe finito. Seguirebbe un crollo economico inimmaginabile per gli statunitensi. La produzione alimentare meccanizzata e il trasporto del cibo sarebbero cose del passato. Le sommosse per la fame diventerebbero cosa certa se per caso l'indicatore di carburante indicasse che la riserva è vuota, perfino negli Stati Uniti, terra d'abbondanza.
Le nazioni del mondo non possono contare sugli Stati Uniti e sui loro consiglieri israeliani perché questi pensino e agiscano in modo razionale riguardo ai bombardamenti dei reattori. Non ha senso dire che «tutte le opzioni sono sul tavolo» ed è perfino un crimine contro l'umanità. Gli Stati Uniti e Israele stanno preparando il pubblico ad accettare questa follia, annunciando che hanno bombardato con successo un reattore nucleare siriano senza effetti nocivi. Israele ha anche recentemente pubblicato il video del bombardamento del reattore nucleare d'Osiraq nel 1981 in Iraq. Vedete com'è facile. Non c'è nessuna spiacevole conseguenza. Ma i due siti erano in costruzione e i reattori non erano riempiti fino all'orlo di tonnellate d'uranio arricchito.
I popoli e i governanti del Golfo Persico, del Medio Oriente, dell'Europa e anche di quei paesi dove soffierà il vento, cioè l'India e la Cina, devono adesso prendere delle misure perché cessi questa follia. Una volta liberate le radiazioni, le risoluzioni dell'ONU non le riporteranno in un luogo confinato.
Gli statunitensi che hanno famiglia e amici implicati nelle forze armate nella regione del Golfo Persico, che sia in Iraq o in Afganistan, dovrebbero domandarsi fino a che punto l'amministrazione Bush considera che le sue truppe possano essere sacrificate.
Il pianeta implora: «Non bombardate i reattori nucleari»

Per le fonti vedere l'articolo in inglese: "Consider the Consequences of Bombing Iran’s Nuclear Power Plant and Pray".

Titolo originale: "Les conséquences des bombardements sur les installations nucléaires de l'Iran"

Fonte: http://www.mondialisation.ca
30.04.2008

Traduzione per http://www.comedonchisicotte.orgwww.comedonchisicotte.org

a cura di IMG.ZERO Tratto da http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=5167

IRAN POTRÀ COSTRUIRE BOMBA ATOMICA. LO SOSTENGONO I SERVIZI SEGRETI ISRAELIANI

Iran potra' costruire bomba atomica (ANSA) - GERUSALEMME, 21 OTT - L'Iran - secondo il sito di intelligence israeliano Debka - potrebbe cominciare a costruire la bomba atomica tra 4 mesi. L'Iran, infatti, disporra' entro il prossimo mese di febbraio di una sufficiente quantita' di uranio arricchito a basso livello (5%) che entro breve tempo potra' rapidamente adattare a usi militari arricchendolo al 90%. Secondo la Debka, questa e' ora la valutazione piu' aggiornata dei servizi segreti americani sullo stato del programma nucleare iraniano.

2) Secondo Articolo

L'AGENDA DI GUERRA PER OBAMA- 07/11/08
di Daniel R. Coats e Charles S. Robb* - The Washington Post

È probabile che il primo e più urgente problema di sicurezza nazionale che dovrà affrontare il prossimo presidente sia la crescente prospettiva di un Iran con capacità di armamento nucleare. Dopo aver presieduto insieme una task force ad alto livello di recente conclusa sul tema dello sviluppo del nucleare iraniano, siamo giunti a ritenere che cinque principi devono servire quale fondamento di qualsiasi politica ragionevole, bipartisan e globale sulla questione iraniana.

In primo luogo, una Repubblica islamica dell'Iran con capacità di avere armi nucleari sarebbe strategicamente insostenibile. Minaccerebbe la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, la pace e la stabilità regionale, la sicurezza energetica, l'efficacia del multilateralismo, e l'efficacia del Trattato di non proliferazione (TNP). Mentre un attacco nucleare è lo scenario peggiore ipotizzabile, l'Iran non avrebbe bisogno di usare un arsenale nucleare per minacciare gli interessi USA.
Il semplice ottenimento della capacità di assemblare rapidamente un'arma nucleare doterebbe efficacemente l'Iran di un deterrente nucleare e moltiplicherebbe drasticamente la sua influenza in Iraq e nella regione. Mentre saremmo lieti di cooperare con un Iran democratico, il consentire che il Medio Oriente cada sotto il dominio di un regime clericale radicale che sostiene il terrorismo non dovrebbe essere considerata una valida opzione.
In secondo luogo, riteniamo che l'unica accettabile chiusura dell'argomento sia la completa cessazione delle attività di arricchimento dell'uranio all'interno dell'Iran. Presumiamo che nessuna combinazione di ispezioni internazionali o co-proprietà delle strutture di arricchimento offrirebbe sufficienti garanzie che l'Iran non stia producendo materiale fissile della qualità necessaria a produrre armi.
Di fatto, l'impianto di arricchimento di Natanz è già tecnicamente in grado - una volta che l'Iran disponga di una sufficiente riserva di uranio a basso arricchimento - di produrre abbastanza uranio altamente arricchito per un ordigno nucleare in quattro settimane. Cioè abbastanza velocemente da eluderne l'individuazione da parte degli ispettori internazionali.
Inoltre, il Consiglio di sicurezza dell'ONU in tre occasioni ha chiesto la cessazione dell'arricchimento in Iran, e l'Agenzia internazionale dell'energia atomica ha giudicato che l'Iran non ottemperava al TNP. L'incapacità di far rispettare questi mandati potrebbe essere un colpo mortale per il fragile equilibrio internazionale.
In terzo luogo, mentre una risoluzione diplomatica è ancora possibile, può avere successo solo se negoziamo da una posizione di forza. Ciò richiederà un migliore coordinamento con i nostri partner internazionali e sanzioni molto più severe. I negoziati con l'Iran sarebbero probabilmente inefficaci se i nostri alleati europei non rinunciano alle relazioni commerciali con Teheran.
Oltre a costruire alleanze, sarà importante costuire una leva. Molto si potrebbe fare per rafforzare le sanzioni finanziarie degli Stati Uniti - sia mediante la chiusura delle elusioni o utilizzando strumenti più potenti, come ad esempio la sezione 311 del Patriot Act, per negare alle banche iraniane l'accesso alsistema finanziario USA.
Se una tale strategia riesce a portare l'Iran al tavolo, è importante che gli Stati Uniti ei suoi alleati fissino un calendario per i negoziati. In caso contrario, gli iraniani potrebbero cercare di ritardare fino a quando non raggiungeranno una capacità nucleare militare.
In quarto luogo, in modo che Israele non si senta costretto a intraprendere azioni unilaterali, il prossimo presidente deve convincere Gerusalemme credibilmente che gli Stati Uniti non consentiranno all'Iran di acquisire la capacità di avere armi nucleari.
In quinto luogo, mentre l'azione militare contro l'Iran è fattibile, deve restare un'opzione di ultima istanza. Se tutti gli altri approcci non avranno successo, il nuovo presidente potrebbe dover soppesare i rischi del fallimento delle azioni atte a impedire il programma nucleare iraniano abbastanza in relazione ai rischi di un attacco militare. Le forze armate sono in grado di lanciare un attacco devastante sulle infrastrutture nucleari e militari iraniane e - probabilmente con risultati più decisivo rispetto a quanto sia consapevole la leadership iraniana.
Una prima campagna aerea potrebbe probabilmente durare fino a diverse settimane e richiederebbe una vigilanza per gli anni a venire. L'azione militare sosterrebbe notevoli rischi, compresa la possibilità di perdite degli Stati Uniti e degli alleati, rappresaglie terroristiche su vasta scala contro Israele e altre nazioni, e accresciute tensioni nella regione.

Sia per aumentare la nostra “leva” sull'Iran, sia per prepararsi a un attacco militare, se ve ne fosse bisogno, il prossimo presidente dovrà iniziare a costruire risorse militari nella regione fin dal primo giorno.
Questi principi sono tutti supportati all'unanimità da una task force politicamente composita, messa insieme dal Bipartisan Policy Center (Centro di politica bipartisan, NdT). Il gruppo, che include ex alti funzionari democratici e repubblicani, generali a quattro stelle e ammiragli a riposo, nonché esperti in proliferazione nucleare e mercati dell'energia, offre un chiaro percorso per la costruzione di un consenso duraturo e bipartisan a sostegno di un'efficace politica degli Stati Uniti sull'Iran.
È fondamentale che, immediatamente dopo il giorno delle elezioni, il Congresso e il presidente eletto inizino a lavorare sulla misure politiche estremamente difficili che saranno necessarie se gli Stati Uniti intendono impedire all'Iran di ottenere la capacità di produrre armi nucleari. Il tempo può essere inferiore di quanto molti immaginano, e il fallimento potrebbe comportare un costo catastrofico per l'interesse nazionale.

* R. Daniel Coats, un ex senatore repubblicano dell’Indiana, e Charles S. Robb, un ex senatore democratico della Virginia, sono co-presidenti del Bipartisan Policy Center's, una task force di sicurezza nazionale contro l'Iran.

Articolo originale: “Stopping a Nuclear Tehran”
http://www.bipartisanpolicy.org/ht/a/GetDocumentAction/i/8866
Nota: il link non è più attivo.

Traduzione di Pino Cabras