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dalcieloallaterra

 

HO SCRITTO IL 10 AGOSTO 2009:

I MIEI AMICI ALIENI E NOI CON LORO ABBIAMO SEMPRE SOSTENUTO CHE NON APPOGGIAMO LE POLITICHE TIRANNICHE NÉ  DELL'OCCIDENTE NÉ  DELL'ORIENTE.
INFATTI L'ARTICOLO ALLEGATO CHE VI PREGO DI LEGGERE È UNA TESTIMONIANZA ALLA VERITÀ CHE I MASS MEDIA GALOPPINI DEL POTERE CINESE CI NASCONDONO.
IN CINA, PER CHI NON LO SAPESSE ANCORA, VENGONO COMMESSI ATROCI DELITTI SUI BAMBINI. NON MENO CHE ALTROVE (OCCIDENTE E USA INCLUSI). ANCHE IN CINA IL POTERE TIRANNICO, GLI ASSASSINI DELLA VITA E GLI ANTICRISTI IMPERANO SOVRANI.
RICORDATE L'APOCALISSE DI GIOVANNI? LA BESTIA CHE VIENE DAL MARE E LA BESTIA CHE VIENE DALLA TERRA…  (APOCALISSE 13).
IL POTERE OCCIDENTALE ED IL POTERE ORIENTALE, L'UNO SANGUINARIO, L'ALTRO PURE.
È SCRITTO NEL VANGELO ED IO PERSONALMENTE HO ASCOLTATO E VISTO CHE QUESTE BESTIE E L'ANTICRISTO SARANNO SCONFITTI PRESTO DAL RE DEI RE: IL CRISTO.
COSI SARÀ!
SPERIAMO PRESTO!

G. B.

Sant'Elpidio a Mare (Italia)
10 agosto 2009

 

I BIMBI DELLE FORNACI UNO DEI LATI OSCURI DELLA CINA
Storia di uno scoop atroce: centinaia di bambini scomparsi e ritrovati
nelle fabbriche di mattoni, vessati e picchiati in condizioni inumane.
Il volume di Ivan Franceschini

Fu Zhenzhong non credeva ai suoi occhi. Mai avrebbe potuto pensare che nel suo Paese, la Repubblica popolare cinese, «si potessero commettere crimini del genere». Quando un gruppo di genitori disperati erano venuti da lui chiedendogli di documentare per la televisione locale dello Henan lo scempio subito dai figli, aveva accettato con riluttanza. «Mi accinsi a verificare l’attendibilità di quella vicenda con spirito per metà fiducioso e per metà dubbioso».
I suoi dubbi evaporarono davanti all’orrore cui si trovò di fronte, e che riuscì a registrare con una telecamera nascosta. In un cantiere edile dello Shanxi, bambini di meno di dieci anni erano costretti a lavorare senza posa sotto il controllo di guardiani armati di frusta, pronti a colpire chiunque rallentasse il ritmo della prestazione cedendo alla stanchezza. Le lenti del suo mini-apparato video registrarono gli sguardi spenti e vuoti dei piccoli schiavi, la miseria dei poveretti che le continue percosse avevano reso disabili. Fu Zhenzhong non indugiò un attimo. Mise in onda quelle immagini. Era il maggio del 2007. In Cina scoppiava lo scandalo delle fornaci.
Quella che Ivan Franceschini, collaboratore dell’Unità online, racconta nel libro «Cronache dalle fornaci cinesi», pubblicato da «Cafoscarina», è la storia di una vicenda esemplare. «Il lato oscuro della modernizzazione» cinese, potremmo chiamarlo riprendendo le parole usate da Renzo Cavalieri nella prefazione al libro. Gli effetti collaterali, purtroppo massicci e diffusi, dell’impetuoso sviluppo economico degli ultimi anni. Le mostruosità del capitalismo più selvaggio che prospera all’ombra di un regime autoritario.
Il dieci per cento di crescita annua del prodotto nazionale lordo, vanto dei leader cinesi, poggia anche purtroppo sullo sfruttamento più bieco e sulla violazione di diritti conclamati. A tutela dei quali il legislatore ha prodotto importanti riforme come la legge sul lavoro del 1994 o quella sui contratti di impiego del 2007. Vanificate però troppo frequentemente dall’arbitrio burocratico, che i meccanismi istituzionali stessi favoriscono, per l’inesistente separazione tra partito e Stato, potere politico e magistratura.
Come spiega lo storico Wu Si, sulla società e sul mondo del lavoro in Cina gravano gli effetti perversi prodotti dall’integrazione fra il sistema comunista e il «il sistema dei tiranni locali». Così può accadere che le autorità centrali stigmatizzino la corruzione, gli abusi, le frodi e le violenze, e che alla periferia dell’impero a permetterle o a commetterle siano gli stessi funzionari che dovrebbero impedirle e punirne gli autori.
Quando il giornalista Fu partì per una missione in cui credeva solo a metà, agì sotto la spinta di sei cittadini, che la comune sventura aveva riunito in quella che i media cinesi avrebbero poi battezzato la «Lega per la ricerca dei figli». Quei sei padri e madri dello Henan si erano casualmente incontrati, mentre cercavano di rintracciare i loro ragazzi scomparsi. Mettendo assieme voci e testimonianze raccolte qua e là, si erano convinti che fossero stati rapiti e costretti a lavorare nelle fornaci del vicino Shanxi, dove montagne di mattoni vengono eruttate ogni giorno a beneficio dello straordinario boom edilizio delle megalopoli cinesi.
I loro sospetti erano fondati. Aiutati dalla stampa, che dopo il primo scoop di Fu Zhenzhong, si lanciò alla caccia degli aguzzini e alla scoperta della loro vittime, quei sei genitori divennero centinaia.
Vennero alla luce episodi atroci. Nel villaggio di Caoshengcun un giovane con problemi mentali picchiato a morte dai custodi, lasciato agonizzante a terra e sepolto vivo dai suoi stessi compagni per ordine dei padroni. A Hongdong un ragazzo gravemente ustionato per avere estratto mattoni incandescenti dal fuoco su ordine dei capi. Brutalità commesse in luoghi di lavoro irregolari o clandestini, a volte con la connivente e omertosa copertura della gente del posto. Ineffabile la reazione dei funzionari di polizia di fronte all’assalto dei genitori in cerca dei figli nelle fornaci-lager: «Se è vostro, portatelo via. Altrimenti non sono affari che vi riguardano».
L’opera di Franceschini non mira solo a denunciare l’altra faccia del miracolo economico cinese. Essendo costruito intorno a sei articoli di giornale comparsi su due riviste particolarmente attive nell’informare il pubblico sugli sviluppi della storia, il libro lancia un intenzionale messaggio di fiducia nella vitalità della società civile e in particolare nel dinamismo dei media cinesi.
Non esiste solo controllo politico delle notizie, censura, persecuzione di giornalisti troppo intraprendenti, schermatura di siti Internet.
Assieme, contro, prima o dopo tutto questo, c’è un fervore di iniziativa e di esercizio anticonformistico della professione, che è anch’esso figlio delle trasformazioni e della modernizzazione, tanto quanto lo sono le violazioni dei diritti umani che quei reporter coraggiosi rivelano ai concittadini ed al mondo.

Gabriel Bertinetto 
L’Unità, 5 agosto 2009