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Setun-ShenarDAL CIELO ALLA TERRA


SETUN SHENAR COMUNICA:

NOI “ALIENI” VI AVEVAMO AVVERTITI. RICORDATE? SE NON CURATE E AMATE IL PIANETA MADRE CHE VI OSPITA, QUESTO SI DIFENDERÀ E VI CONDURRÀ VERSO L’ANNIENTAMENTO DELLA VOSTRA SPECIE, DELLA FAUNA E DELLA FLORA NECESSARIE PER LA VOSTRA SOPRAVVIVENZA.
IL PIANETA TERRA IN REALTÀ PREPARA E PONE IN ESSERE UN’AUTO-PURIFICAZIONE ED UNA NUOVA SELEZIONE DELLA SPECIE PER SOPRAVVIVERE ALLE VOSTRE VIOLENZE E NELLO STESSO TEMPO PER ESSERE PRONTO PER UNA NUOVA ERA IN CUI LE MEDIE FREQUENZE PREVARRANNO SULLE BASSE FREQUENZE. (FINE DELL’ERA MATERIALISTA. INIZIO DELL’ERA DELLO SPIRITO E DELL’ARMONIA).
È SOLO L’INIZIO DEI GRANDI CAMBIAMENTI E PHILIPPE COUSTEAU JR, NIPOTE DEL GRANDE PROFETA DEL MARE JACQUES COUSTEAU, È PERFETTAMENTE COSCIENTE DELLA GRAVITÀ DELL’INQUINAMENTO DI TUTTI GLI OCEANI DELLA TERRA.
NOI “ALIENI” POSSIAMO ANCORA UNA VOLTA RIPETERE CHE LA NOSTRA SCIENZA SARÀ INDISPENSABILE E DI GRANDE AIUTO PER I SOPRAVVISSUTI E GLI ELETTI DELLA NUOVA ERA. NOI PURIFICHEREMO IL VOSTRO PIANETA DA OGNI SOZZURA MA CIÒ AVVERRÀ SOLO DOPO CHE IL FIGLIO DELL’UOMO GESÙ CRISTO AVRÀ GIUDICATO L’UOMO, LA SPECIE  PREDOMINANTE DEL VOSTRO PIANETA CHE HA LA RESPONSABILITÀ DI AVER FERITO A MORTE LA GENEROSITÀ DI UNA MADRE NATURA CHE SA SOLO AMARE.
PACE!

SETUN SHENAR SALUTA

Montevideo (Uruguay)  
11 Giugno 2010. Ore 10:55
Giorgio Bongiovanni
Stigmatizzato

MI SONO IMMERSO NELL'OCEANO CHE MUORE: PHILIPPE COUSTEAU JR.
Scritto da: Alessandra Farkas

NEW YORK – Suo padre Philippe Cousteau è morto durante una delle sue leggendarie spedizioni oceaniche, sei mesi prima che lui nascesse. E il suo miglior amico e socio Steve Irwin è spirato di fronte ai suoi occhi dopo un’immersione negli abissi, quando una razza gigante gli perforò il cuore mentre filmava la serie Ocean's Deadliest. Ma anche se la sua vita è stata segnata da tante tragedie sottomarine, niente avrebbe potuto preparare Philippe Cousteau Jr. alla devastazione incontrata visitando il Golfo del Messico in varie missioni di soccorso.
 
“Mio nonno e mio padre sarebbero rabbrividiti di fronte alla marea nera”, racconta il 30enne erede della leggendaria dinastia di esploratori e oceanografi, di cui porta avanti il testimone attraverso EarthEchoInternational e Azure Worldwide, due organizzazioni non profit da lui fondate. Dall’inizio del più grave disastro ambientale della storia, l’ecologista franco-americano si è recato ben tre volte nella zona del disastro. “Ogni volta ho fotografato una situazione peggiore”, spiega, “non è affatto vero che abbiamo cominciato a risalire la china”.
L’ottimismo della BP lo sconcerta. “Nella mia ultima immersione sono stato assalito da banchi di greggio a una profondità di 20 metri”, rivela Cousteau, “il petrolio non è più solo in superficie perché l’additivo chimico usato per scioglierlo ha seminato una vera e propria zuppa rossa tossica nei fondali, ancora più velenosa di quella di partenza”. Per tuffarsi è stato costretto a indossare una speciale tuta Hazmat stile astronauta: “Se non l’avessi fatto, sarei morto avvelenato”.

Proprio come i tanti animali che ha cercato invano di soccorrere. “Aironi, sternidi, pellicani, tartarughe, tutti avvolti in un maleodorante e vischioso manto marrone cui nessuno, uomo o animale, riuscirebbe a sopravvivere”. L’ultima volta che si è calato nel cuore della macchia ha avuto paura. “Sono stato investito da violente raffiche di petrolio granulare simile a una pioggia di meteoriti. Quando sono riemerso, unto e scivoloso come il burro, ho dovuto sottopormi a una doccia depuratrice. Perché basta un residuo per contrarre orribili bruciature alla pelle”.
La scoperta più desolante è arrivata nelle leggendarie paludi della Louisiana protette dalla Convenzione internazionale di Ramsar, habitat di uccelli acquatici e luogo di gestazione per tutti gli animali marini. “Ho raccolto secchi di petrolio, infiltratosi tra l’erba e le Mangrovie degli acquitrini – il 40% del totale Usa - che da millenni sono il vivaio degli oceani”.

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“E’ come se avessero avvelenato il reparto maternità di tutti i grandi ospedali americani”, precisa, “milioni di gamberi, uccelli e pesci per colpa loro non vedranno mai la luce”. Eppure nell’utilizzare il solvente di dispersione, PB disse che serviva proprio a proteggere le paludi, impedendo al petrolio di raggiungere le Wetlands della Louisiana. “Il solvente inspessisce la macchia nera, scomponendola in tanti piccoli proiettili pesanti che affondano”, ribatte Cousteau, “Ciò ha creato un problema insormontabile per i pesci grandi e piccoli che nuotano nei fondali e per i batteri e le alghe di cui essi si nutrono”.
Alla vigilia del suo nuovo viaggio nella regione, è pessimista. “È un dramma senza via d’uscita, mi creda”, sospira, “perché quelle bombe tossiche navigheranno, trasportate dalle correnti, fino alla notte del mondo. E in tutti gli oceani, non solo quelli americani”.
Corriere.it

MISTERIOSO OGGETTO NON IDENTIFICATO IN ORBITA ATTORNO AL SOLE

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Sembrava un asteroide 'near-Earth', ma non lo è.
Nelle scorse settimane, l'attenzione di molti astronomi è stata attratta da un misterioso oggetto non identificato in orbita attorno al Sole, denominato provvisoriamente 2010 KQ. All’inizio si pensava che si trattasse di un asteroide, ma una serie di osservazioni più recenti suggeriscono che in realtà è un oggetto costruito dall’uomo, con un passato davvero eccitante.
Questo corpo, all’apparenza di natura asteroidale, è stato scoperto dal programma di ricerca di asteroidi potenzialmente pericolosi per il nostro pianeta Catalina Sky Survey (Tucson, Arizona) lo scorso 16 maggio. Una volta determinata con accuratezza l'orbita si è visto che questo oggetto orbita attorno al Sole una volta ogni 1,04 anni e che sarebbe passato vicinissimo alla Terra, ad una distanza pari a solo 1,28 la distanza Terra-Luna, il 21 maggio, nello stesso giorno in cui si trovava alla minima distanza dal Sole (perielio).
La grande sorpresa è stata quando, analizzando le caratteristiche dei suoi elementi orbitali, si è capito che doveva trattarsi di un oggetto costruito dall'uomo. Il primo indizio è stato che la sua orbita attorno al Sole è molto simile a quella della Terra. Tuttavia, questa orbita non sembrava essere collegata a nessun particolare oggetto lanciato in passato nello spazio interplanetario. La conferma che si tratta di un oggetto artificiale si è avuta grazie ai dati ottenuti da Richard Miles della British Astronomical Association (BAA), che, il 25 maggio, ha usato il Faulkes Telescope North da 2 metri di diametro, situato presso l'Osservatorio Astronomico di Haleakala (isola di Maui, Hawaii), per effettuare delle osservazioni spettrofotometriche con 5 filtri di differenti colori, prendendo come confronto i corrispondenti colori di un normale asteroide roccioso, (755) Quintilla, che al momento delle osservazioni era a meno di un grado di distanza dalla posizione in cui si trovava il misterioso oggetto in avvicinamento al nostro pianeta. L'analisi dei colori dell'oggetto, insieme alla sua scarsissima luminosità, hanno confermato che si tratta di un corpo artificiale. In particolare, il confronto dei colori con quelli dell’asteroide mostra che l'intensità della luce emessa da 2010 KQ nella parte rossa dello spettro è incompatibile con quella di un asteroide. Le caratteristiche spettrali osservate, infatti, sono consistenti con la composizione di una vernice al diossido di titanio, invecchiata dal bombardamento della radiazione ultravioletta solare, con la quale vengono verniciati molti vettori spaziali. Molto probabilmente, si tratta del quarto stadio di un razzo Proton, che nell'ottobre 1974 lanciò la sonda sovietica Luna 23, che aveva come obiettivo quello di riportare sulla Terra dei campioni di suolo lunare. Al momento esiste una probabilità di circa il 6% che 2010 KQ entri in collisione con la Terra in un periodo di 30 anni a partire dal 2036. Nel caso ciò si verificasse, si disintegrerebbe nell'atmosfera.

30 maggio 2010 di Mario Di Martino

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