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DAL CIELO ALLA TERRA

DA UN EXTRATERRESTRE IN MISSIONE SUL PIANETA TERRA

LEGGO UN ARTICOLO DELLA VOSTRA STAMPA.
QUANDO HO FINITO DI LEGGERE L'ULTIMA RIGA DELL'ARTICOLO DEL SIGNOR FEDERICO VARESE IL MIO SPIRITO, IL MIO ATTUALE CORPO BIOLOGICO E OVVIAMENTE LA MIA ANIMA HANNO SUBITO UN COLLASSO ENERGETICO MOLTO PERICOLOSO DA POTER ESSERE SOPPORTATO NELLA VOSTRA DIMENSIONE FORTEMENTE CONDIZIONATA DALLA FORZA DI GRAVITÀ. LA CAUSA ERA CHIARA ED INEQUIVOCABILE: RABBIA E SENSO DI GIUSTIZIA.
IMMEDIATAMENTE, CON IL PERMESSO DEI MIEI SUPERIORI, HO RIPRESO UNO DEI PICCOLI RICOGNITORI (TRACCIATORI MAGNETICI) CHE SULLA TERRA CHIAMANO ERRONEAMENTE UFO E MI SONO DIRETTO SUL POSTO: STATO DELLA BIRMANIA (MYANMAR). DISTANZA: OLTRE 10.000 KILOMETRI. TEMPO TERRESTRE DI VOLO: 12 MINUTI.
HO VISITATO QUEI LUOGHI E ASCOLTATO LA VOCE DEI POTENTI, DEI CRIMINALI. HO VISTO GLI OCCHI DELLA GENTE CHE SOFFRE. HO VISTO L'ANIMA PURA DEI POCHI GIUSTI E DELLA SIGNORA AUNG SAN SUU KYI CHE LOTTA PER IL SUO POPOLO. HO ANALIZZATO LE DROGHE CHE PRODUCONO LE MAFIE. HO VISITATO LE CASE DOVE VENGONO STUPRATI I BAMBINI E LE BAMBINE, VIOLENTATI DAI MOSTRI UOMINI CHE TRASCORRONO LE “VACANZE” CON QUESTI POVERI PARGOLI. MI È STATO NEGATO DAI MIEI SUPERIORI, MAESTRI COSMICI, IL PERMESSO DI ANNIENTARE CON I RAGGI DI ANTIMATERIA TUTTI GLI ASSASSINI DELLA VITA DI QUESTO LUOGO INFERNALE E POSSIBILMENTE DI TUTTA LA TERRA. HO TRASMESSO ALLO SPIRITO E AL CERVELLO DELLA SIGNORA AUNG SAN SUU KYI PENSIERI CRISTICI E PROGETTI POLITICI CHE POSSONO PROIETTARE IL SUO POPOLO VERSO LA LIBERTÀ. SO CHE PRESTO LA SIGNORA VERRÀ UCCISA DAI TIRANNI DELLA BIRMANIA, TRADITA DAI SUOI PRESUNTI ALLEATI AMERICANI. SARÀ VENDUTA ALLA CINA CHE È IL VERO PADRONE DELLA BIRMANIA. MA PREGO IL CIELO CHE CIÒ POSSA NON ACCADERE.
SONO RISALITO NELLA MIA PICCOLA ASTRONAVE. SONO RITORNATO IN OCCIDENTE. DOVE ADESSO SVOLGO LA MIA MISSIONE. SONO AMAREGGIATO, DELUSO, PIENO DI DOLORE, DI RABBIA, DI SDEGNO E DI TUTTI I SENTIMENTI PIÙ FEROCI CHE SI AVVICINANO ALLA SUPREMA GIUSTIZIA DEL COSMO. LA SOCIETÀ DEL PIANETA TERRA È UNA GRANDE DISCARICA DI VIRUS-UOMINI DELLA PEGGIORE SPECIE.
MI MANCA TANTO IL MIO MONDO, LA MIA PATRIA DI LUCE. L'OCEANO DELL'AMORE E DELLA BELLEZZA, DOVE IL LUPO PASCOLA CON L'AGNELLO, DOVE L'AQUILA VOLA ALTA E MAESTOSA NEL CIELO CANTANDO LE LODI AL DIO ARAT-RA. DOVE GLI UOMINI E LE DONNE SI ADORANO E SONO UNA SOLA COSA CON IL SOLE, LA TERRA, IL MARE. DOVE L'ACQUA E L'ARIA UBBIDISCONO ALLE LORO ESIGENZE E A QUELLA DEL LORO CREATORE.
VOGLIO, DECISAMENTE, VOGLIO ANDARMENE DA QUESTO MONDO MALEDETTO DA DIO, DA QUESTO INFERNO PEGGIORE DI MILLE INCUBI. DA QUESTA CONTINUA MORTE E RESURREZIONE. NON VOGLIO PIÙ ASCOLTARE LA LIBIDINE UMANA BASATA SULL'ORGASMO DELL'ODIO E DELLA VENDETTA.
VOGLIO ANDARMENE!!!
VOGLIO ANDARMENE!!!
MA, IMPROVVISAMENTE, CAMBIO DECISIONE!
UNA MANO DIVINA DI MADRE MI TRATTIENE E UNA VOCE DI UN FIGLIO D'UOMO INNALZATO DA TERRA IN UNA CROCE GRIDA: PADRE! PADRE! PERCHÈ MI HAI ABBANDONATO?
ALLORA IL MIO SPIRITO ED IL MIO CORPO SUBISCONO UN FREMITO TERRIBILE E LA MIA RABBIA SI TRASFORMA IN UNA VOCE CHE GRIDA CON FORZA E CORAGGIO AL FIGLIO D'UOMO INCHIODATO SU UNA CROCE: INRI! INRI! RIMANGO PERCHÈ IL PADRE TUO TI HA ABBANDONATO, MA IO, IO NON TI VOGLIO ABBANDONARE, TU SEI AMICO E MAESTRO. RIMANGO QUI IN AGONIA CON TE AD ASPETTARE IL GIORNO E L'ORA CHE IL PADRE TUO RITORNI E TI DIA IL POTERE DI GIUDICARE I VIVI E I MORTI. RIMANGO PERCHÈ TU SEI CRISTO: IL FIGLIO DEL DIO VIVENTE. UN DIO VIVENTE E PRESENTE MA CHE IO NON INTENDO E NON VEDO.
UN DIO CHE HA ABBANDONATO SUO FIGLIO, IL SUO UNIGENITO FIGLIO, AI SUOI CARNEFICI.
RIMANGO NON PERCHÈ CREDO NEL DIO ADONAY! RIMANGO PERCHÈ CREDO IN SUO FIGLIO IL CRISTO. L'AMORE PURO, L'AMORE GRANDE, L'AMORE IMMENSO, L'AMORE INCONDIZIONATO.
RIMANGO PERCHÈ IL NAZARENO COMPIE IL SUPREMO ED UNIVERSALE ATTO DI GIUSTIZIA PER TUTTI I SUOI FRATELLI: L'IMMOLAZIONE, LIBERANDOLI DALLA SCHIAVITÙ UMANA E MATERIALE.
NO! NON CREDO NEL DIO CHE ABBANDONA GESÙ CRISTO!
CREDO NEL MESSIA IL CRISTO CHE RICHIAMA ALL'ORDINE IL DIO TIRANNO E FEROCE DEL VECCHIO TESTAMENTO, IL DIO MOLOCH E LO TRASFORMA NEL VERO DIO CHE È GIUSTIZIA, PACE ED AMORE.
CREDO IN CRISTO CHE DICE A FILIPPO: “CHI VEDE ME VEDE IL PADRE” (Gv 14,8-10).
ECCO! GESÙ, AMICO MIO, MAESTRO MIO. RIMANGO PER TE E PER TUTTI QUELLI CHE TU AMI. NELL'ATTESA DEL COMPIMENTO DELLE TUE PROMESSE DI LIBERTÀ PER I GIUSTI.
RIMANGO! SÌ RIMANGO! PERCHÈ FORSE O SENZA FORSE, GRAZIE A CRISTO, AVREMO PROVA TUTTI, TERRESTRI ED EXTRATERRESTRI, DELL'ESISTENZA DI DIO.
PACE!

UN EXTRATERRESTRE IN MISSIONE SUL PIANETA TERRA

San Giovanni (Italia)
29 novembre 2011. Ore 14:07
G.B.

 
L’IPOTECA DELL’EROINA SUL FUTURO DELLA NUOVA BIRMANIA

A Muse, sul confine con la Cina, passano i grandi traffici delle mafie E di lì partono le droghe dirette in Occidente via Hong Kong.

Ruili è un nome quasi del tutto ignoto in Europa. Eppure merita di comparire in una lista dei luoghi chiave della globalizzazione criminale, come Gioia Tauro in Calabria, Veleshta in Macedonia (lo snodo del traffico di esseri umani in Europa) e Ciudad del Este al confine tra Paraguay, Argentina e Brasile, dove il mercato nero è legale e non esiste alcun sistema fiscale.

Ruili (140 mila abitanti) si trova sul confine cinese tra la provincia dello Yunnan e il Nord-est della Birmania, quel «triangolo d’oro» che a tutt’oggi è il secondo produttore al mondo di oppio dopo l’Afghanistan e dove operano centinaia di raffinerie di eroina e anfetamine. Tutti i resoconti sulle timide aperture verso la democrazia nella Repubblica di Myanmar (il nome ufficiale della Birmania) sembrano ignorare l’ipoteca che produttori e trafficanti di droga hanno e continueranno ad avere sul futuro del Paese. «Quello che vedrai a Ruili non lo potrai osservare da nessun’altra parte in Cina» ci dice la tassista, sorpresa di trovare un italiano da queste parti. Sulla strada che porta in città ci sono quattro posti di blocco dell’esercito.
Non stupisce che il governo cinese abbia mobilitato l’esercito. Uomini d’affari birmani attraversano il confine per comprare i prodotti venduti nelle decine di piccoli garage adattati a negozi sulla strada che porta al confine, mentre i cinesi comprano giada grezza da lavorare nei laboratori della zona, legname, minerali e animali esotici. Altri trasportano eroina e anfetamine birmane attraverso il check point che separa Ruili dalla città birmana gemella Muse e da lì la merce prosegue per il Sud del Paese, raggiunge Canton e il porto di Hong Kong e infine l'occidente. Il mercato degli esseri umani è uno dei più fiorenti: nelle centinaia di bordelli si possono trovare giovani birmane alla ricerca di una vita migliore o vendute dalle proprie famiglie, mentre gang cinesi rapiscono ragazze di là dal confine e le vendono come mogli in Cina. Questo è il luogo della prima epidemia di Aids nel Regno di Mezzo, e continua ad avere il più alto tasso di persone infette dell'intero paese.

È anche una zona strategica per il futuro energetico della Cina: qui approderà un oleodotto del valore di 2 miliardi di dollari, che trasporterà il petrolio del Medio Oriente dal Golfo del Bengala attraverso la Birmania, evitando al greggio di passare per lo stretto di Malacca, infestato di pirati; e qui arriverà gran parte dell’energia idroelettrica prodotta dalle sessantacinque dighe che il regime comunista ha costruito in Birmania negli ultimi anni.

Attività legali e illegali sono legate in maniera inestricabile, in questa parte del mondo. I contratti per l’estrazione della giada nelle miniere birmane di Hpakant sono stati ottenuti da un trafficante di droga, Wei Hsueh-kang, il quale è allo stesso tempo un rispettato uomo d’affari in Cina, il comandante di un esercito indipendentista in Birmania e un ricercato dalla giustizia americana che offre due milioni di dollari per informazioni utili alla sua cattura. Secondo Ko-lin Chin, uno studioso birmano che ha svolto lavoro sul campo in queste zone, Wei Hsueh-kang è il trafficante più importante del triangolo d'oro, dove gestisce diverse raffinerie. Pur essendo di origine cinese, è riuscito a ottenere la fiducia delle milizie locali e, con i proventi della droga, ha fondato nel 1988 un gruppo imprenditoriale con vasti interessi - costruzioni, agricoltura, estrazione della giada, dei minerali e del petrolio, elettronica, telecomunicazioni - e uffici di rappresentanza in Cina e in Myanmar.

Con l’apertura della Cina all’economia di mercato nel 1989, la Birmania è diventata la mèta di uomini d'affari senza scrupoli che si sono gettati sul Paese nella speranza di farsi d’oro. Secondo una stima, più di un milione di imprenditori cinesi hanno attraversato la frontiera e si sono stabiliti in Birmania negli Anni 90. Alcuni sono tornati in patria con la tasche piene, ma la maggior parte non ha avuto successo ed è rimasta bloccata in un Paese sottosviluppato, corrotto e inospitale. Avevano però una carta da giocare: grazie ai loro contatti in Cina, potevano importare la tecnologia necessaria per raffinare l'eroina e per produrre le pastiglie di anfetamine. I laboratori di raffinazione nascosti nella giungla birmana del Kachin (la stessa zona dove sorgono le miniere di giada) sono oggi più di cento. I produttori vendono la droga ai trafficanti che la trasportano al di là del confine. Le milizie autonomiste e le unità dell’esercito regolare hanno il ruolo di protettori locali, ma allo stesso tempo investono in questo business. Molti trafficanti hanno comprato case e ristoranti a Ruili. Un boss della droga, ci dicono, ha appena fatto un grosso investimento per costruire dei campi da golf a qualche chilometro dal centro. È anche il padrone del nostro albergo.

I trafficanti non sono membri di gruppi criminali tradizionali, ma uomini d’affari insospettabili per i quali la droga costituisce solo un aspetto della loro attività. L’immagine di una piovra mondiale, di una gigantesca multinazionale del crimine perfettamente integrata, che sposta centinaia di chili di sostanze stupefacenti, è fuorviante. Questo commercio viene condotto da network flessibili che non dipendono dalle mafie tradizionali, e l’esistenza di contatti tra comunità cinesi sparse in tutto mondo rende più facile le attività criminali transnazionali. Tutti i giorni, andando all’Università di Oxford dove insegno, passo di fronte alla casa dove Aung San Suu Kyi visse negli Anni 70 e prego il mio Dio che il premio Nobel possa tornare presto a guidare il suo Paese. Eppure il futuro di Myanmar passa anche per le strade scalcinate di Ruili, per le distese coltivate a oppio del Triangolo d'Oro, per le milizie indipendentiste che non sembrano disposte a cedere le armi, e per le centinaia di raffinerie clandestine gestiste da mercanti di morte cinesi. Se mai tornasse a essere una democrazia, potrà questo Paese evitare il destino di guerra e violenza di molte parti dell’America Latina?

La leader democratica birmana Aung San Suu Kyi correrà per uno dei 48 seggi del Parlamento del Paese alle elezioni suppletive, previste entro la fine dell’anno. La notizia è stata data dal portavoce, Nyan Win, membro del comitato esecutivo della Lega Nazionale per la Democrazia (Nld), il principale partito di opposizione birmano, che fa capo al premio Nobel per la pace e che aveva boicottato le elezioni dell’anno scorso a causa di una legge che impediva a Aung San Suu Kyi di competere. L’Ndl si era sciolto, ma adesso è rinato perché la situazione è cambiata: la giunta militare ha accolto alcune delle condizioni poste, come il rilascio di prigionieri politici, il cambiamento delle regole di registrazione al voto, con l’abrogazione del divieto per Suu Kyi, e una nuova legge per la libertà di manifestazione in piazza. Così la maggioranza del partito ha deciso registrarsi alle elezioni.

Questa sarà la prima volta che Suu Kyi cercherà di conquistare un seggio in parlamento. La sua Lega Nazionale per la Democrazia aveva vinto in modo schiacciante le elezioni del 1990, ma lei in quel momento era agli arresti domiciliari. Il governo militare birmano ignorò i risultati del voto e Suu Kyi ha trascorso 15 degli ultimi 22 anni in detenzione. È libera dal 13 novembre 2010. Il prossimo mese incontrerà Hillary Clinton, prima visita di un segretario di Stato americano in Birmania in cinquant’anni. Il presidente Obama ha deciso di inviarla dopo un colloquio telefonico con la leader dell’opposizione sui progressi nel processo di riforme

Federico Varese
La Stampa.it – 27 novembre 2011


NELLO STATO AUTONOMO DELLO SHAN

La tripla vita di Wei Hsueh-kang Generale, contadino e re delle anfetamine
Xinhong [F. VAR. ]
Wei Hsueh-kang, 59 anni e i suoi due fratelli Wei Hsueh-long and Wei Hsueh-yin, originari dello Yunnan, negli Anni 80 si trasferiscono nello Stato dello Shan, una regione autonoma del Nord della Birmania, dove cominciano a lavorare per il più grande trafficante di oppio dell'epoca, Khun Sa. Nel 1995 i tre fratelli entrano in conflitto con alcuni aiutanti di Khun Sa, si uniscono a una milizia che opera in una zona al confine con la Thailandia e poi all'esercito indipendentista Wa, che controlla la produzione di eroina nel Triangolo d’Oro. Quando la giunta militare birmana lancia una campagna contro Khun Sa, accetta l’aiuto dell’esercito Wa, che manda truppe a Sud per attaccarlo e in cambio mantiene il controllo dei territori conquistati. Dopo la resa di Khun Sa nel gennaio 1996, la 171ma Brigata dell’esercito Wa, comandata dal fratello di Wei Hsueh-kang, controlla la zona del confine con la Thailandia.

Una data cruciale è il 2005, quando l'esercito Wa, su pressione di Cina e Birmania, bandisce la produzione di oppio. Per quanto il bando non sembri aver avuto un grande effetto sul numero di ettari coltivati, Wei Hsueh-kang decide di sviluppare coltivazioni alternative nella zona controllata dal fratello arance, grano, fagioli, caffè - e avvia la costruzione di infrastrutture. Allo stesso tempo, però, installa decine di raffinerie per la produzione di anfetamine, che vengono vendute nel mercato thailandese. Wei Hsueh-kang è il fondatore del gruppo imprenditoriale Company.

LA STAMPA 27 NOVEMBRE 2011

LE BAMBINE DI KINSHASA CHE SI VENDONO PER UN DOLLARO
di Monica Ricci Sargentini - 4 dicembre 2011

Nadesh ha 14 anni, non è mai stata a scuola e da quando sua madre l’ha abbandonata, due anni fa, vende il suo corpo. Madho, 16 anni, è incinta, è stata costretta a prostituirsi dopo che i suoi genitori hanno divorziato; per cinque volte è stata violentata dalle bande di ragazzi che pretendono di avere il controllo dei quartieri più derelitti. Siamo a Kinshasa, la capitale della Repubblica Democratica del Congo, dove circa 13.600 bambini sono costretti a vivere per strada e a guadagnarsi da vivere con ogni mezzo. Il 26% è formato da ragazzine che si vendono per un dollaro o due, un po’ di più se gli uomini non usano il preservativo. A Tshangu, uno dei quartieri più degradati della città, il 79% delle prostitute ha meno di 18 anni, il 6% è sotto i 12. Sono ragazzine per lo più analfabete, la maggior parte è stata stuprata da soldati o da poliziotti, è rimasta incinta ed ha abortito illegalmente.
Il britannico Times ci ha raccontato le loro storie attraverso gli occhi di una piccola Ong War Child che ogni notte gira per le strade con un’autoambulanza per aiutare queste povere giovani. C’è chi viene solo per avere preservativi, chi cerca consiglio o medicine. A tutte le volontarie consigliano di andare nel loro centro di accoglienza dove potranno avere vestiti, un pasto caldo e un tetto sulla testa. “La strada è una giungla – dice al Times Patricia Ngay che dirige il rifugio -, c’è molta violenza, quando le ragazze arrivano qui spesso sono aggressive, ce l’hanno con il mondo e non sopportano le regole che ci sono qui. Poi si ammorbidiscono”. Al centro lavorano tre infermiere e sei tra operatori sociali ed insegnanti. Vengono impartite lezioni basilari di lettura e scrittura. Le volontarie cercano anche di ricongiungere le ragazze con la famiglia. Alcune volte ci riescono. Il rifugio ha aperto un anno fa e da allora sono state accolte 163 ragazze di cui 25 sono tornate a vivere con i genitori. Sono numeri piccoli ma di cui l’organizzazione, che opera anche in Afhanistan, Iraq e Uganda, va fiera. Ne è un esempio Landu, 32 anni, che ha potuto riabbracciare la sua bambina di soli dieci anni, scappata di casa perché la mamma era così povera da dover dormire in una chiesa. War Child ha curato la piccola che era stata investita da una macchina e ha aiutato la madre a trovare un lavoro. Ora vivono in affitto in una capanna.
La Repubblica Democratica del Congo è stata lacerata da anni di guerra. Si calcola che dal 2003 al 2010 cinque milioni di persone siano morte di cui la metà bambini. E ancora oggi il clima è teso ed instabile. E’ bello pensare che piccole organizzazioni come War Child riescano a donare un granello di speranza ai bambini di Kinshasa.

Le persone e la dignità - Corriere della Sera