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DAL CIELO ALLA TERRA
 
L'UOMO ERODE DEL XXI SECOLO E LA STRAGE DEGLI INNOCENTI
 
VI RICORDO QUANTO È STATO DETTO NEL VANGELO DA GESÙ CRISTO, FIGLIO DI DIO: A CHI PROCURA SCANDALI AI BAMBINI MEGLIO PER LUI CHE GLI FOSSE APPESA AL COLLO UNA MACINA GIRATA DA ASINO, E FOSSE GETTATO NEGLI ABISSI DEL MARE (Matteo 18, 6).
I RESPONSABILI DI QUESTA BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO SANTO SARANNO SEVERAMENTE PUNITI DALLA GIUSTIZIA DI DIO.
IL PADRE ADONAY HA GIÀ RIVELATO CHE SCATENERÀ UN NUOVO DILUVIO UNIVERSALE E QUESTA VOLTA ALL'ACQUA SI ANTEPORRÀ IL FUOCO.
IL PADRE HA ABBREVIATO I TEMPI (Marco 13, 20), PER LA GIOIA DEI CHIAMATI, DEI SEGNATI E DEI GIUSTI,  I QUALI EREDITERANNO IL REGNO DI DIO IN TERRA.
PACE!

DAL CIELO ALLA TERRA
 
Sant’Elpidio a Mare (Italia)
12 Febbraio 2014
G. B.
 
STOP AI BAMBINI - E ALLE BAMBINE - SOLDATO

Oltre 250mila vengono "arruolati" con la forza ogni anno. Di questi circa il 30% sono ragazzine. Che vengono abusate e costrette ad avere rapporti sessuali con i guerriglieri. Il 12 febbraio è la Giornata mondiale per far rispettare il protocollo Onu.

di Nicoletta Pennati - 11 febbraio 2014

Le azioni sono rapide e terrificanti. Le milizie arrivano, ammazzano, violentano e rapiscono i bambini. Avviene ogni giorno in Siria, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Ciad, Repubblica Democratica del Congo, Somalia, Sud Sudan, Myanmar, Filippine e Yemen. Sono più di 250 mila all'anno i bambini “arruolati” con la forza e 22 i Paesi in totale dove questa atroce pratica è diventata “normalità”. Sia nelle forze armate regoli che in quelle della guerriglia.
Di questi minori rapiti circa il 30 per cento sono bambine destinate ad occuparsi della cucina nei campi, delle pulizie e a soddisfare i bisogni sessuali dei soldati. Una forma di abuso e schiavitù altrettanto brutale di quella riservata ai ragazzini.
La denuncia vien fatta dalla Coalizione Italiana Stop all'Uso dei Bambini Soldato, in occasione della Giornata Internazionale contro l'uso dei bambini soldato in programma, in tutto il mondo, il 12 febbraio. In questa data infatti, nel 2002, è entrato in vigore il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell'infanzia e dell'adolescenza, sul tema dei minori nei conflitti armati: uno strumento giuridico ad hoc che stabilisce che nessun minore di 18 anni possa essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati. Ma nonostante siano 153 gli Stati che hanno ratificato il Protocollo, il fenomeno è in crescita anche perché alle guerre “esterne” contro altri Stati si sono aggiunti i conflitti interni interne in cui gruppi politici, fazioni, gruppi religiosi o etnici si misurano tra loro.
“Indifesi e facilmente assoggettabili, i bambini sono più facili da trasformare in soldati leali” spiega Candida Lobes, responsabile comunicazione della Coalizione. “Rapiti e allontanati dalle loro case, molti di loro spesso sono sopravvissuti ai massacri delle loro famiglie e poi vengono costretti a combattere, trasportare rifornimenti, svolgere ruoli di spie o scudi umani. Alle bambine invece non vengono fatte impugnare le armi, ma vengono abusate e costrette ad avere rapporti sessuali con i soldati oltre a doverli accudire, occuparsi delle pulizie e delle cucine dei campi. Ognuna diventa la “schiava” di uno o più adulti”.

PERCHÉ UN BAMBINO?
I bambini imparano presto ad usare le armi che oggi sono leggere, automatiche e costano relativamente poco; si fanno indottrinare con più facilità e risulta più facile instillare loro l'odio nei confronti di altri gruppi etnici o religiosi colpevoli di atrocità varie; ubbidiscono agli ordini più docilmente di un soldato adulto; si ribellano meno anche di fronte ad azioni impegnative o pericolose - come passare attraverso un campo minato o intrufolarsi nei territori nemici come spie - e non vengono pagati.
 
TRAUMI CHE SEGNANO PER SEMPRE
I ragazzi e le ragazze che sopravvivono alla guerra sono spesso menomati da ferite o mutilazioni e hanno gravi condizioni di salute: stati di denutrizione, malattie della pelle, patologie respiratorie e dell'apparato sessuale, incluso l'AIDS. Manifestano inoltre ripercussioni psicologiche dovute al fatto di essere stati testimoni o aver commesso atrocità: senso di panico e incubi continuano a perseguitare questi ragazzi anche dopo anni. “Sia chi riesce a scappare dai campi dopo il rapimento sia chi viene abbandonato al suo destino perché non più utile rischia di diventare un emarginato sociale” continua Candida Lobes. “Hanno quindi difficoltà ad inserirsi di nuovo in famiglia o nel clan, a riprendere gli studi. Le ragazze in particolare sono tutte traumatizzate; molte sono gravemente malate anche quando recuperano la salute vengono considerate delle reiette, non riescono a sposarsi e finiscono col diventare prostitute”.
 
COME AIUTARLI
Per aiutare questi bambini sono in atto diverse iniziative. Tra le associazioni più attive Coopi e Intersos.
Coopi, dopo una lunga esperienza in Sierra Leone dove ha favorito l'inserimento di centinaia di ex giovani soldati de-mobilitati, dal 2003 sta lavorando nella zona Est della Repubblica Democratica del Congo. Qui, in partnership con l'UNICEF, stanno cercando di assistere e reintegrare maschietti e bambine vittime di violenza sessuale. Intersos ha in atto il progetto di Educazione alla Pace 'Scuole Solidali per il Congo: Bambino sì, Soldato no!' per costruire scuole e garantire sostegno psicologico post-trauma. In particolare, per sensibilizzare sul tema, e far pressione per la ratifica globale e il rispetto del Protocollo Opzionale Onu, la Coalizione Italiana Stop all'Uso dei Bambini Soldato ha appena lanciato un nuovo sito Bambini soldato.
Ognuno può fare la sua parte entrando nella sezione 'Attivati', dove scaricare materiali come banner e locandine da diffondere e condividere sui canali social per partecipare e sostenere concretamente la campagna.

SGOZZA I FIGLI DI 8 E 2 ANNI, CHOC A MONZA

Dietro la strage l’ipotesi di una vendetta verso le ex: poteva vedere i bimbi solo una volta alla settimana.
Aveva chiesto all’ex moglie di poter incontrare il figlio un giorno prima. E già che c’era, è passato a ritirare anche la figlia che aveva avuto da una precedente compagna. Michele Graziano, 32 anni, magazziniere all’Esselunga di Lissone, è un tipo strano. Lo sapevano tutti in paese, a Paina di Giussano, piccolissimo centro della Brianza, un tiro di schioppo da Monza.
E lo sapevano anche le sue ex compagne che però, ieri sera lo avevano trovato particolarmente gentile e quindi, davanti alle sue insistenze, si erano fidate. In fondo il padre dei loro bambini era lui, per quanto scapestrato e troppo geloso. Michele ha ritirato prima Elena, 8 anni, e poi è passato a prendere Thomas, 2 anni: «Li porto a prendere dei giochi nella nostra vecchia casa, torno per l’ora di cena». Invece, quando alle 8 di sera è arrivato al secondo piano di questa palazzina in mattoncini rosso cupo nel centro del paese, tenendo in braccio un bambino e per mano l’altra, invece dei giochi ha preso le loro vite. Con un coltellaccio da cucina li ha sgozzati, una dopo l’altro. Poi, quando alla fine del raptus si è reso conto di ciò che aveva fatto, ha provato ad uccidersi con lo stesso coltello. Ma non c’è riuscito, non è nemmeno più in pericolo di vita. Ricoverato al San Gerardo di Monza e vigilato stretto dai carabinieri che fan fatica a raccontare, dall’orrore che hanno visto. Ad accorgersi di quanto stava accadendo sono stati i vicini e gli avventori del bar proprio sotto l’appartamento. Parlano di “rumori”, ma anche di “grida”. E il sesto senso, deve avere allarmato anche l’ex moglie che non vedendo ritornare il bambino, ha iniziato a telefonare sul cellulare di Michele. Uno squillo che ha lacerato la notte di Giussano e il silenzio della casa anche dopo la strage. Infine è stato lo zio dei bambini, fratello di Michele, che abita lì vicino, a capire cosa era accaduto e a chiamare i carabinieri. I pompieri e i carabinieri hanno dovuto sfondare le finestre per entrare nell’appartamento dove Michele e la sua ex moglie, anch’essa dipendente del supermercato, avevano dato alla luce Tomas e vissuto un anno felice. Poi erano iniziati i problemi, le gelosie ossessive di Michele, la violenza. La donna, che ieri sera è stata ricoverata dopo un malore, aveva deciso di lasciarlo, era tornata a vivere per un periodo dai genitori, con il bambino.
Così come aveva fatto la fidanzata precedente del magazziniere, anche lei dipendente dell’Esselunga e anche lei, dopo aver convissuto per qualche anno e aver avuto una figlia, in fuga da una personalità che tutti descrivono come disturbata. Tanto che Michele Giordano aveva il permesso di vedere i suoi figli soltanto una volta alla settimana e con particolari cautele. Che ieri non sono servite a nulla. Ha divorato i suoi figli come un mostro divora se stesso. Estrema punizione per le donne che lo avevano lasciato. Vendetta bestiale e senza senso sulla pelle di due bambini. Una tragedia come purtroppo se ne sono viste tante che non aggiunge e toglie nulla al vuoto e alla solitudine di certe esistenze.

Paolo Colonnello
LA STAMPA 12 FEBBRAIO 2014
 
Messaggi allegati:
 
 
L’ira di Dio (III parte)
 
L'ira di Dio (IV parte)                     
http://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-2012/4207-lira-di-dio-parte-4.html