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DAL CIELO ALLA TERRA

I FIGLI DELLA GALILEA DEI GENTILI

HO SCRITTO IL 30 APRILE 2017:

CRESCONO E SI REALIZZANO I GIOVANI RISVEGLIATI NELLA VERITÀ.  SI, SONO RINATI OGGI, IN QUESTO TEMPO, GLI ANTICHI AMICI DI CRISTO NELLA GALILEA DEI GENTILI. LA TERRA LATINA BENEDETTA DA DIO. SONO LORO I CHIAMATI CHE DIVERRANNO ELETTI ED EREDI DEL REGNO DI DIO IN TERRA.
PATRICIO È UNO DI LORO!
LEGGETE, MEDITATE E DEDUCETE.
IN FEDE
G.B.

Palermo (Italia)
30 Aprile 2017

LA LEGGENDA DI UN BAMBINO - LA RINASCITA
Patricio Alod 

Un'ombra, la mia vita è solo un'ombra.   

Tutto ciò che vedo è niente, e il niente è la mia vita, ed io sono niente.   

La morte è l'odore delle mie notti, perché qui le giornate non passano, perché il giorno non esiste.  

Il fumo dei miei polmoni e il sangue delle mie vene sono il veleno che mi nutre quando non c'è niente da mangiare…e non c’è mai niente da mangiare.   

La mia pelle è polvere e spazzatura, e i vestiti che mi coprono sono rifiuti.  

Il suono della mia vita è il silenzio, e la mia vita è silenzio ed è niente. Io sono niente. Sono un oblio.    

Il sole non sorge dove mi trovo io, perché non c'è sole, solo oscurità. E l'eterna notte mi accompagna e le stelle non brillano, perché non ci sono stelle, solo notte.   

E l'aria non è aria, è veleno, è il fumo che porta la morte, il fumo che respiro, che mi soffoca, ma io non muoio.   

Niente può toccarmi e io non posso morire, perché non può morire ciò che è già morto.   

E il tempo non scorre dove io mi trovo, perché non c'è tempo, non c'è principio e non c'è fine, esiste solo l’eterno oggi, che è solo sofferenza.  

E sono invisibile, benché tutti possano vedermi, non esisto per nessuno anche se tutti mi conoscono.   

Ho molti ricordi perché ci sono sempre stato, ci sono sempre. Vado e vengo, una e un'altra volta.   

Una volta, tanto tempo fa, ero un bambino armeno. Ricordo la notte in cui i soldati arrivarono e portarono me e la mia famiglia in un posto molto lontano da casa. Fummo abbandonati in un deserto, con altre famiglie, senza acqua e senza cibo. Dicevano che il problema era la guerra, che ci trovavamo nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ma i miei genitori lo chiamavano genocidio. Col passare dei giorni vidi morire molti come me. I primi ad andarsene furono i miei fratelli. Alla fine non ce l’ho fatta più e me ne sono andato anch’io.  

Un'altra volta sono nato in Uganda, mi ricordo che ero un bambino soldato. Ricordo ancora le lacrime sul volto di mia madre quando sono venuti a prendermi. Mi picchiarono incessantemente, mi fecero soffrire il freddo e la fame, dicevano che ciò mi avrebbe reso più forte. Poi mi diedero un’arma e mi insegnarono a sparare. Dicevano che dovevo ammazzare per vivere. Non riuscii mai a capire perché tutti litigavano per quelle pietre che chiamavano diamanti. Un giorno, mentre facevo la guardia, ci attaccarono, non mi ricordo cosa successe dopo.  

Una volta sono stato un palestinese. Ricordo il giorno delle proteste. In televisione vedevamo i disordini e gli scontri nelle strade, lo chiamavano la seconda ‘intifada’. Quel giorno andai insieme a mio papà ad un'asta di automobili. Lungo il tragitto ci trovammo in mezzo ad una sparatoria. Ci nascondemmo dietro un blocco di cemento ma alcuni soldati continuavano a sparare contro di noi da un angolo. Ricordo che papà gridava chiedendo di smettere. Tentò di proteggermi come poteva dalle pallottole ma né il blocco di cemento né il corpo di papà furono sufficienti. Le prime pallottole colpirono me, e dopo anche papà.   

L'ultima volta, non molto tempo fa, ero in Siria. Ricordo il rumore delle esplosioni che si udivano in lontananza, il bagliore che illuminava l'oscuro orizzonte della notte, il mio popolo attaccato e tutte le case distrutte. Ricordo quel giorno che viaggiavamo in pullman verso la città di Aleppo, scappavamo dalla guerra che c’inseguiva. Ci eravamo fermati per alcuni minuti in un incrocio prima di entrare in una zona sicura, quando un camioncino che trasportava aiuti alimentari si è fermato vicino a noi. Ricordo l'esplosione, il fuoco e le grida. Quel giorno ce ne andammo in 68 come me.

Io so tutto ciò che c’è da sapere di questo mondo perché esisto da quando l'uomo è uomo, ho vissuto le guerre, la violenza, la schiavitù e tutti i tormenti di questa umanità. Porto il peso degli errori degli altri, e la colpa di essere nato bambino in un mondo di adulti.   

I miei occhi stanchi gridano di dolore, raccontano la mia storia a coloro che la vogliano ascoltare e nonostante cerchino di farmi tacere, la mia voce risuona nella memoria di molti che pur non essendo bambini sono come me, quelli che non mi hanno dimenticato e che ancora mi portano dentro di loro, che camminano per il mondo cercandomi, difendendomi, dandomi da mangiare e curando le mie ferite.  

E malgrado oggi io muoia, domani rinascerò, perché non sono solo un'ombra, sono un bambino pieno di vita, di amore. E nonostante 16.000 bambini come me se ne vanno ogni giorno da questo mondo per colpa dell'uomo, del suo odio, della sua indifferenza e sete di sangue, molti di più scegliamo di ritornare perché amiamo, perché siamo amore fatto carne e non possiamo essere altro che amore. Ritorniamo perché questo mondo ha bisogno di noi, perché siamo la luce nelle tenebre, siamo la vita che rinasce una e un'altra volta ancora come la fenice immortale.   

Forse un giorno non molto lontano la nostra storia cesserà di essere un racconto di terrore e diverrà un racconto fantastico dove tutti i bambini del mondo possano essere semplicemente felici… sì, solo questo, felici. Può sembrare poco ma in realtà è tutto. Qualcosa di tanto semplice e meraviglioso per un mondo di bambini, ma estremamente complicato per questo mondo di adulti.  

Dedicato a tutti i bambini del mondo. 

Patricio Alod  
28 Aprile 2017  

Messaggio allegato:

- Ho incontrato Gesù a Nairobi. Si chiamava Moses…
http://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2017/7193-ho-incontrato-gesu-a-nairobi-si-chiamava-moses.html