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02viajefunima2018DAL CIELO ALLA TERRA

HO SCRITTO IL 2 NOVEMBRE 2018:

DAI LORO FRUTTI RICONOSCERTE CHI SONO (Matteo, cap. 7-16). ALCUNI VOLONTARI DELL’ASSOCIAZIONE ONLUS FUNIMA INTERNATIONAL, CHE SI OCCUPA DI BAMBINI DELL’ARGENTINA, DEL PARAGUAY E DELLE ZONE DEL SUD DI ITALIA, SI TROVANO OGGI NELLE ANDE. UN GRUPPO DI GIOVANI COORDINATI DAL MIO FIGLIOLO GIOVANNI BONGIOVANNI E DA MARA TESTASECCA, CHE RACCOLGONO FONDI NEL NOSTRO PAESE ITALIANO PER AIUTARE I BAMBINI DELLE ANDE TRASCURATI E ABBANDONATI DAL GOVERNO ARGENTINO E DA TUTTI.
UN GRANDE MISSIONARIO, APOSTOLO DI CRISTO, RAMÓN GÓMEZ, DA ANNI SI OCCUPA DI QUESTI BAMBINI INSIEME ALLA SUA FAMIGLIA, AI SUOI FIGLI E AI TANTI AMICI CHE COLLABORANO CON LUI.
ASCOLTATE, LEGGETE E MEDITATE, ED OGNUNO NEL PROPRIO CUORE ASCOLTI LA VOCE INTERIORE E LA PROPRIA VOCAZIONE PER POTER METTERE IN PRATICA IL VANGELO DI CRISTO.
IN FEDE
G. B.

Sant’Elpidio a Mare (Italia)
2 novembre 2018


flecha1DIARIO SOLIDALE: PARTENZA E ARRIVO
Il racconto dei ragazzi di FUNIMA International Onlus
Di Giovanni Bongiovanni - 31 Ottobre 2018

Finalmente arriva l'atteso giorno della partenza. Ci troviamo direttamente a Roma con i rappresentanti della sede operativa di Funima Gubbio, tre coppie con cui condivideremo questo viaggio: Gabriele e Claudia, Riccardo e Sara e Luigi e Francesca. Da Sant'Elpidio a Mare siamo in tre, io, Sonia e suo figlio Maurice di 12 anni che più di tutti non vede l'ora di vivere questa avventura, che certamente sarà anche un'esperienza formativa per la sua crescita.

Per alcuni ragazzi questa è la prima esperienza di viaggio internazionale presso i luoghi dove la nostra organizzazione FUNIMA International opera insieme all'associazione locale Fundacion Los Niños de San Juan e l'emozione che si vive nell'attesa è immensa.

Funima è presente in Argentina e nella regione di Salta dal 2005, sempre collaborando con la famiglia Gomez. Ramon, che è il presidente della Fundacion, gestisce tutte le iniziative insieme alla sua famiglia, soprattutto la moglie Sandra che lo accompagna da sempre, ed il figlio Leandro di 20 anni che ha maturato moltissima esperienza sin da ragazzino al fianco del padre ed oggi è un punto di riferimento. Analia, la figlia di 15 anni, va ancora a scuola ed aiuta dopo gli studi la madre nelle attività della casa. Camila, la figlia più grande, oggi è madre di due bambini (il più piccolo di appena 2 settimane). Tutti loro ci accolgono nella loro casa.

Il viaggio è durato circa 33 ore, contando anche il tratto Sant'Elpidio a Mare-Roma Fiumicino, con tanto di volo diretto a Buenos Aires e poi l'ulteriore coincidenza per la città di Salta, che prende il nome dalla stessa regione di cui ne è il capoluogo. Ore trascorse nell'aspettativa e nella consapevolezza di raggiungere un luogo molto diverso dal nostro, per cultura e stile di vita. Ogni viaggio ti lascia dentro qualcosa, soprattutto quando l'impatto è cosi forte come lo sono questi luoghi, questa gente e il divario materiale con cui ci si scontra. Si ritorna ad apprezzare la semplicità e ci si accontenta di poco ritrovando la felicità del vivere quotidiano e le lamentele spariscono. E la sensazione è che si riceve da questi luoghi sempre di più di quanto si da. Ogni viaggio riscopro sempre queste verità. Passiamo queste ore pensando soprattutto a ciò che faremo, leggendo un libro e scherzando tra noi mentre ad ogni attesa c'è la scusa per assaggiare qualche prodotto locale, tra "empanadas" e "alfajor".

Ricchi e poveri

Scesi a Buenos Aires per arrivare a Salta dobbiamo cambiare aeroporto, e dal finestrino del bus, osservando l'esterno, non si può fare a meno di notare il grandissimo divario tra il centro della capitale, fatto di altissimi palazzi a specchio, e la periferia, decisamente meno ricca. Qui vi sono case semi diroccate accatastate l'un l'altra. Sembra di essere in un film di fantascienza, o in un mondo post-apocalittico, con i ricchi che dividono la città spaccandola in due e innalzando delle mura per tenere lontano chi è contagiato e chi ancora non ha contratto il virus. Un'immagine impattante che lascia interiormente sconvolti. Differenze che aumentano quando arriviamo a Salta. Se a Buenos Aires, alle 5.00 del mattino, ci sono già 21 gradi a Buenos Aires qui la temperatura aumenta vertiginosamente con quel suo caldo secco che ci fa dimenticare il caldo-umido delle nostre coste.

All'aeroporto di Salta ci accolgono Ramon, Leandro e il loro amico Miguel, nuovo collaboratore che ha messo a disposizione parte dei mezzi con cui ci muoveremo.

Ci dirigiamo subito a casa di Ramon, poco fuori il centro città. Qui c'è la base operativa della Fundacion Los Ninos de San Juan, con un piccolo ufficio allestito per gestire tutte le situazioni di segreteria e amministrazione. Ma le attività principali si sviluppano tra le montagne. Salta è ancora a bassa quota, ma è una normale città stile “America latina”: contrasti sociali, poco lavoro, zona più o meno ricca e turistica e quartieri. Le popolazioni a cui offriamo il nostro aiuto vivono nel cuore delle Ande, proseguendo verso nord per una strada che inizia a salire fino al confine col Cile. E' lì che conduciamo i nostri progetti in aiuto alle comunità autoctone.

Programmi

Con Ramon facciamo subito il programma delle settimane, molto intenso per tutte le attività che sono in corso: visita al progetto idrico "Mama Cocha" per il rifornimento di acqua alla comunità Pacha Inti, visita al centro sanitario di "El Palomar" in fase di ristrutturazione, preparazione e distribuzione delle borse con i beni di prima necessita alle famiglie autoctone più lontane, sopralluogo al centro polifunzionale "Las Cuevas", partecipazione all'incontro con i simpatizzanti della Fundacion in Tucuman, visita alle famiglie sfollate dell'alluvione in Santa Vittoria del Este. Qui ci fermiamo perché oltre che fare i conti con il tempo dobbiamo considerare un paio di giorni di adattamento con la nuova altitudine. Le località in cui operiamo vanno dai 3.200 mt ai 4.300 mt. L'aumento della pressione dovuto alla mancanza di ossigeno può causare forti mal di testa, spossamento, problemi alla digestione e all'intestino, febbri e quant'altro finche il corpo non si adatta a questa nuova condizione. La "Puna", così si chiama, potrebbe giocarci brutti scherzi e decelerare i ritmi di vita è la prevenzione migliore per potersi abituare e proseguire più velocemente nei giorni successivi.

Verso Santa Rosa de Tastil

Subito dopo pranzo iniziamo a salire direzione Santa Rosa de Tastil. La base operativa all'interno delle Ande, luogo di smistamento della distribuzione dei beni di prima necessita, di vestiti e scarpe, medicinali, e quant'altro utile vicino ai luoghi di assistenza. Qui vi sono anche i dormitori per i volontari operativi. Sarà quindi base anche per noi dove passeremo le notti e ci rifocilleremo prima di ogni partenza.

All'improvviso Ramon riceve una chiamata inaspettata ma piacevole che farà ritardare il nostro percorso di circa 4 ore: la ditta trasportatrice dei tubi idrici per il progetto "Mama Cocha" oggi consegnerà parte della merce. Per questo ci dirigiamo in azienda per aiutare a caricare e trasportare la merce nel luogo in cui verranno istallati i tubi. Nei nostri social troverete il report completo, con foto e video. Carichiamo circa 700 mt di tubi di grandi dimensioni che serviranno per portare l'acqua dalla sorgente alla cisterna per poi diramarsi alle varie abitazioni. Si fa notte e davanti abbiamo circa un'ora e mezza di strada che percorriamo con i nostri mezzi e dietro il grande camion a rimorchio prima di arrivare nel luogo di destinazione dove scaricare la merce. Non possiamo negarlo, la stanchezza si fa sentire. Ad aumentare la difficoltà nel loro l'assenza totale di luce e solo i led dei telefonini ci aiutano a vedere qualcosa. Lavoriamo al buio e senza mezzi per tirare giù queste grandi bobine di tubi, completamente a mano. Qui conosciamo Daniel, un ragazzo della comunità, giovane ma sicuramente già padre di alcuni bambini. I suoi tratti somatici sono molto caratteristici degli abitanti della zona, indios, vestito con una maglietta di qualche squadra di calcio locale, è simpatico e molto laborioso si da un gran da fare. E' ormai tardi quando finiamo di scaricare le 7 bobine giù dal camion. Salutiamo il pilota del furgone che verrà "ricompensato" con la promessa di un capretto da parte della comunità Pacha Inti per la festa di fine anno. Ramon è una persona molto amabile e sa farsi volere bene da tutte le persone che incontra, sempre con gesti affettuosi e di fraternità. Anche con le autorità della polizia di frontiera che incontriamo nei posti di blocco. Ci chiedono sempre dove andiamo e cosa facciamo ma ormai con Ramon si conoscono e sanno del lavoro della fondazione. Mi rendo conto che il loro lavoro è necessario. C'è un grande traffico di cocaina in questa zona e questa strada è una delle più utilizzate dai camionisti per oltrepassare la frontiera e andare in Cile e non è raro che qui vi siano sequestri di svariati chili di coca.

Il cielo delle Ande, una rara bellezza

Durante il viaggio guardo in alto. Qui il cielo è spettacolare. Siamo a 3.200 mt di altitudine e posso definirlo come il più bello che io abbia mai visto con la via lattea che è evidentissima. Le stelle sono miliardi e le loro dimensioni sono triplicate. Sembra quasi di poterle toccare. Insieme a Leandro ci mettiamo a scattare foto al cielo impostando l'otturatore della macchina fotografica a 30 secondi di ritardo per fare entrare quanta più luce possibile e mostrare il cielo come lo vediamo noi ad occhio nudo. Le foto sono spettacolari e non vedo l'ora di pubblicarle per far vedere a tutti quanti questa magnificenza. Da qui in poi non avremo più connessione con il resto del mondo. Tutte le linee telefoniche non hanno segnale in questi posti. Abbiamo pubblicato nei nostri canali quanto più possibile prima di interrompere le comunicazioni per qualche giorno. Ma torneremo presto. Cercheremo di essere gli occhi per tutti coloro che ci sostengono quotidianamente. Adesso, però, arriva il momento di riposare e il giorno dopo ci aspetta la nostra prima giornata sulle Ande selvagge.

To be continued...

Tratto da: www.laprovinciadifermo.com

Info: www.funimainternational.org

ARGENTINA CHIAMA ITALIA, LA FUNIMA INTERNATIONAL ONLUS IN VIAGGIO PER AIUTARE I POPOLI ANDINI
01 Novembre 2018

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Una delegazione umbro-marchigiana è partita lo scorso 29 ottobre. In corso progetti per la costruzione di un centro sanitario e la fornitura di acqua al villaggio di Santa Victoria Est, colpita dall'alluvione. Nei prossimi giorni sarà inaugurato il 'Diario della solidarietà' con i volontati che racconteranno i giorni vissuti in quella terra difficile e lontana.

SANT'ELPIDIO A MARE – Otto ragazzi ed un ragazzino di undici anni (accompagnato dalla madre) sono partiti lo scorso 29 ottobre alla volta della cordigliera delle Ande argentine, nella regione di Salta. Sono i volontari della FUNIMA International Onlus, associazione elpidiense che dal 2005 aiuta i bambini di quei luoghi, pronti a vivere un'esperienza di vita intensa cercando di aiutare le popolazioni che vivono in un forte stato di povertà. In quelle zone, affascinanti dal punto di vista paesaggistico, non è facile andare avanti tenuto conto della conformazione morfologica e climatica del territorio, particolarmente arido. "Personalmente non è la prima volta che mi reco in queste zone - spiega Giovanni Bongiovanni, uno dei fondatori dell'associazione e anche membro della spedizione - Qui, a 3500 metri di altezza, si trovano le comunità autoctone di etnia indigena che generalmente vivono in villaggi rurali e in capanne di paglia. Il freddo intenso rende difficile sviluppare le coltivazioni così si cerca di sopravvivere grazie alla pastorizia. Una popolazione, dunque, dimenticata, esclusa dal processo produttivo, dalla cultura e dalle formazioni sociali e che vive in una forte situazione di povertà. Povertà che diviene poi causa di malnutrizione e denutrizione, oltre allo sviluppo di svariate malattie". L'apporto della Funima International diventa chiave per la realizzazione di strutture necessarie come pozzi, centri sanitari e case famiglie. "Cerchiamo di fare la nostra parte - prosegue Bongiovanni - Nelle ande appoggiamo la “Fundación los Niños de San Juan”, operante in loco per portare alimenti, coperte, vestiario, e materiali di primo soccorso. In questo viaggio, poi, andremo anche nella città di Victoria Est, colpita dall'alluvione lo scorso gennaio, con più di diecimila persone sfollate. Qui c'è tanto bisogno, verrà realizzato un pozzo perché l'acqua non è potabile e porteremo i nostri aiuti". La delegazione di Funima vedrà una forte presenza marchigiana ma anche umbra. In sei, infatti, sono partiti da Gubbio per compiere questo viaggio dall'altra parte del mondo. "Da tempo collaboriamo con loro in varie attività di raccolta fondi - dice ancora Bongiovanni - Sono sicuro che anche questo viaggio sarà un'occasione di crescita per tutti noi. E' necessario comprendere che tutti siamo responsabili di quel che accade in questo mondo. Solo sviluppando valori di uguaglianza, fratellanza e giustizia si può dare un senso alla nostra vita. Il nostro pianeta è attraversato da continui conflitti dettati dalla corsa all’accaparramento delle risorse che vanno a beneficio di un’esigua percentuale della popolazione mondiale a discapito soprattutto dei paesi del Sud del mondo, i cosiddetti Paesi in via di sviluppo. La povertà, il mancato accesso ai beni di prima necessità, la mancanza di lavoro, l’aumento della diseguaglianza, la corruzione, la xenofobia e la repressione sono tutte problematiche globali che non escludono anche il Nord del mondo e richiedono soluzioni globali basate sul dialogo, sulla collaborazione multilaterale e sulla legalità. Purtroppo spesso queste cose si dimenticano". Anche per questo conoscere ed informarsi diventa importante. A cominciare dal resoconto del viaggio che sarà costante grazie all'utilizzo dei social network (Facebook-Instagram) ma anche nel sito di riferimento www.funimainternational.org. Inoltre, da questa settimana, prende il via il "Diario solidale" proprio su laprovinciadifermo.com. Un modo per dare ancora più voce all'esperienza di questi giovani che sapranno trasmettere il valore di un viaggio che li cambierà profondamente.

DIARIO SOLIDALE: TENER TODO SIN TENER NADA
Di Claudia Marsili - 6 novembre 2018

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Le sensazioni dei volontari di FUNIMA International Onlus in viaggio tra le Ande argentine.

Gli occhi si riempiono d'immensità.

Il cuore si riempie di calore e di un'energia rara, intensa, vibrante.

Tutto in questa terra parla di contatto primordiale con la Madre Terra. Un contatto vergine, puro, sincero, a me sconosciuto.

Il cielo notturno ci incanta e ci avvolge col suo sconfinato manto...un cielo che si tinge di luce...tante sono le stelle che si riescono a percepire. La via lattea sembra tracciare una via che conduce verso mondi lontani.

La casa di Ramon e Sandra parla d'amore...raramente ho incontrato occhi come quelli delle persone che la abitano e la riempiono continuamente di luce. Occhi dolci e accoglienti. Mani forti e un cuore di cui puoi percepire il calore. L'abbraccio. Per loro non esiste stanchezza.

Ci hanno accolti come fratelli, come figli. La maggior parte di noi non li aveva mai incontrati prima, eppure è stato da subito come essere parte della stessa famiglia.

Ci siamo tuffati nella vita di questa famiglia senza poter lontanamente immaginare quello che ci aspettava. Tutto ciò che stiamo vivendo è disarmante. Proprio come la purezza di questa terra.

Ramon, Sandra, Leandro, Analia e le persone che li aiutano quotidianamente ci stanno insegnando l'Amore. Credo di non aver mai compreso il senso profondo di questa parola. Fino ad ora.

Il profumo del pane fresco fatto in casa e cotto nel forno a legna quasi ogni giorno, l'amore che Sandra mette nella sua cucina, anche dopo una lunga giornata di attività e lavoro, gesti semplici che ci fanno sentire a casa. Parte di un progetto molto più grande di ciò che pensiamo.

Mani sapienti preparano il cibo, i giocattoli e i vestiti da donare alle famiglie che vivono tra le montagne. E noi umilmente siamo qui, a cercare di apprendere più possibile per aiutarli nel migliore dei modi. Ci mettiamo tutto il nostro entusiasmo, la voglia di fare, il desidero di renderci utili.

Le attività incalzano e il tempo del riposo scarseggia. Le ore di sonno diminuiscono ma le esperienze che viviamo sono così forti che ci tengono attivi e vigili in ogni momento.

La giornata di ieri ha completamente ribaltato quello che avevo nella mia mente. È stata la giornata di consegne alle popolazioni andine originarie. Persone umili, semplici. Non vivono certo aspettando l'aiuto di Ramon, lavorano la loro terra, costruiscono da soli le loro case, si prendono cura di se stessi e delle loro famiglie, ma quando Ramon arriva, per loro è ogni volta una festa e accettano con umiltà e gratitudine questo dono instancabile del Cielo.

Quando arriviamo a destinazione nelle varie tappe con il furgone pieno di ogni bene, i bambini arrivano da lontano correndoci incontro con le loro scarpette rotte, le gote rosse e i capelli scompigliati. Si mettono in fila per ricevere il loro regalino e i dolcetti. Poi arriva il momento dei vestiti e delle scarpe: tutti si avvicinano spiegando di quale indumento hanno bisogno, che numero di scarpe portano, e noi iniziamo a cercare la cosa giusta per ognuno di loro. L'emozione sui loro volti è tangibile.

Il sorriso che esplode sul volto di quei bambini illuminando i loro occhioni scuri, non lo dimenticherò mai. I miei occhi si sono spesso riempiti di lacrime...lacrime che ho cercato di nascondere il più possibile, per non rovinare quei momenti per loro così preziosi e speciali, cercando di dare loro sorrisi, abbracci, calore. I miei occhi non potranno mai cancellare quello che hanno visto in questa giornata.

Ho visto l'infinito negli occhi di persone che non hanno niente, eppure hanno tutto.

E per il resto, per tutto ciò che manca loro, hanno la fortuna di aver incontrato sul loro cammino un uomo straordinario, un uomo che dedica la sua intera vita a cercare di rendere migliore la loro vita. Ogni giorno un po' di più. Ogni giorno col sorriso. Offrendo loro tutto ciò che ha.

Tutto ciò che sa. Tutto ciò che è. Un uomo che ha bisogno dell'aiuto di tutti noi per continuare a svolgere la sua missione così speciale. Preziosa. Unica.

Grazie Ramon, per insegnarci l'amore.
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claudiafun6Claudia Marsili
6 novembre 2018

DIARIO SOLIDALE: VISITA A CHI VIVE TRA LE MONTAGNE

funimagio6Di Giovanni Bongiovanni - 9 Novembre 2018

I volontari di FUNIMA International Onlus consegnano vestiti ed alimenti alle comunità andine.

Un nuovo giorno è all'orizzonte e dopo aver visitato la comunità Pacha Inti e supervisionato i luoghi dove verrà realizzato il nuovo sistema di distribuzione dell'acqua è arrivato il momento di far visita alle famiglie che vivono tra le montagne. Alimenti non deperibili (una bottiglia di olio, riso, pasta, sale, farina, legumi, carne in scatola, erba mate), taniche di acqua, vestiti, scarpe, giocattoli per bambini e qualche medicinale hanno riempito i borsoni che di buon mattino ci siamo trovati a raccogliere. In tutto abbiamo riempito 80 borsoni per le 80 famiglie che rientrano in questo progetto di assistenza. Vi sono tantissimi bambini che sopravvivono in questa zona affrontando le durissime condizioni ambientali e povertà. Qui tutto è estremo, il freddo scende a -20° d'inverno e 0° d'estate, il caldo secco del sole che picchia fortissimo sopra i 3.200 mt, una siccità che rende difficile la presenza dell'acqua. Questo bene di primissima necessità di fatto si raccoglie in pochi piccoli punti, in genere molto lontani da raggiungere e l'esigua quantità non permette di irrigare i campi. Poi ci sono le fortissime raffiche del vento che alzando terra e sabbia tagliano la faccia causando, così, problemi agli occhi.

E' un problema serio quella della siccità, perché così anche vivere di agricoltura e pastorizia diventa difficile. C'è chi alleva capre e mucche ma non hanno quella fisicità che siamo abituati a vedere nella nostra terra. Inutile pensare al commercio. Gli unici investimenti in questa terra sono delle multinazionali che estraggono minerali ma certo non pensano a migliorare le condizioni di vita di questa gente.

Ramon ci ha spiegato che fino a qualche tempo fa, ai bambini era dedicata poca attenzione da parte delle famiglie. C'era una gerarchia precisa per sopravvivere e si sceglieva di far mangiare prima gli animali, poi il bambino, seguendo una logica di "selezione naturale" quasi assurda. E' stata la Fundacion a educare le famiglie verso una nuova logica generando maggiore attenzione per il bambino e la sua tutela. Risultati che si sono iniziati a vedere anche nel numero delle nascite. C'è una nuova attenzione ai rapporti, ma anche una nuova attenzione nella gestione dell'alimentazione.

Giocattoli, un piccolo dono

Tra le donazioni ricevute ci sono anche tanti giochi usati. Anche questi abbiamo inserito nelle buste. Il criterio scelto per dividerli è semplice, separando quelli per i maschietti e le femminucce. Da una parte una macchinina, un animaletto e un pupazzeto. Dall'altra un peluche, una bambolina, o giochi per la cucina. Sandra ci ha invitato a pensare in modo semplice, scegliendo i regali come se dovessimo farne uno a nostro figlio. All'interno cosa metteremmo? Così abbiamo cercato di scegliere il meglio, selezionando i giochi in buono stato e cercando di aggiustare quelli che avevano un piccolo difetto. Anche un gioco può essere un piccolo dono capace di regalare un sorriso. Stiamo cercando di documentare il più possibile questa esperienza e oltre a questo diario abbiamo il sito ed i social per divulgare quanto stiamo vivendo. Purtroppo la connessione internet è presente solo a Salta, nella sede operativa della segreteria della Fundacion, e non scendiamo in città tutti i giorni. Lo scambio culturale passa anche da momenti semplici com un pranzo. Tra marchigiani ed umbri siamo "buone forchette" e ci piace assaggiare l tipicità dei prodotti locali, così Leandro, il figlio di Ramon, ci accompagna in qualche posto.

La povertà è presente anche in questi luoghi dove con un piccolo euro si può già fare molto (al cambio un euro equivale a 38-41 pesos). Anche qui c'è chi chiede l'elemosina e quello che mi colpisce è che non si chiedono i soldi, ma direttamente qualcosa da mangiare. Anche questa è una differenza con il nostro Paese.

L'opera di divulgazione

Un altro aspetto importante per la Fundacion è l'opera culturale di divulgazione. Così ci è capitato di accompagnare Ramon alla radio dove hanno dedicato un programma per diffondere le attività dell'associazione. Si chiama "Aguila Andina" e già il nome rende proprio l'idea del lavoro che viene svolto, come se un'aquila dall'alto vegliasse sulle persone in difficoltà precipitandosi per aiutarle. Ed è proprio la sensazione che si ha viaggiando con loro. I mezzi della Fundacion, furgoni e fuoristrada, indispensabili per percorrere queste strade di terra e pietra dove spesso si deve attraversare qualche piccolo fiume, "sorvolano" queste montagne distribuendo aiuti, portando amore e solidarietà, affetto ed "amistad".

"Compartir" è la parola che risuona continuamente quando si dialoga con Ramon e Sandra. "Compartir", condividere con gli altri ciò a cui più teniamo e sentire la sofferenza altrui come la nostra. Così con Sonia siamo intervenuti per raccontare l'esperienza di Funima International Onlus, e con noi è intervenuto anche Leandro, che fa parte anche del movimento internazionale dei giovani, che noi sosteniamo come progetto per promuovere il protagonismo giovanile e la diffusione di una cultura alla pace, alla solidarietà e di denuncia sociale delle problematiche che affliggono il nostro pianeta.

E' stata anche l'occasione per presentare i progetti "Mama Cocha" per la comunità Pacha Inti con la distribuzione dell'acqua nelle case degli abitanti, e la ristrutturazione di un centro sanitario a El Palomar, un'altra località dove vivono comunità Andine.

Gli occhi dei bambini

Il giorno successivo è stato quello della consegna di borsoni preparati al sabato. Per raggiungere chi vive tra le montagne si deve fare un percorso lungo, lasciando la via principale e passando per una strada sterrata. Passi intorno al nulla e non si ha la sensazione che da quel punto si possa raggiungere ciò che di li a poco iniziamo a vedere. Le montagne sovrastano gli altopiani con la strada a tratti quasi impercorribile. Poi, dopo un'ora di viaggio, siamo arrivati alle casette di terra e paglia. Ramon, proprio come un'aquila andina, riesce ad avvistarle da lontano. Anche questo viaggio è stato ampiamente documentato sui nostri social e vi invitiamo a guardarli. E' qui che abbiamo conosciuto un anziano che ha sempre vissuto in queste terre. Ci ha mostrato la sua casa fatta di mattoni di terra e paglia, sterco di animali. Con il legno dei cactus ha realizzato le porte e il tetto. E con questo legno ha realizzato dei piccoli utensili, ciotole e altro.

Durante il viaggio abbiamo conosciuto intere famiglie, uomini, donne, bambini che con Ramon hanno ormai un rapporto diretto ed amichevole. Le condizioni di vita qui non sono facili le piante che possono offrire un pò d'ombra non crescono da sole e il sole batte fortissimo. La "Puna" si fa sentire per noi così mastichiamo qualche pianta di coca. Gli adulti la usano soprattutto per fermare i morsi della fame. La gente è cordiale con Ramon e più volte siamo scesi e saliti dai furgoni lungo il percorso per consegnare le buste con il cibo, l'acqua, i vestiti ed i giocattoli per i bambini. Gli occhi di quest'ultimi arricchiscono i nostri cuori. Vediamo i loro volti, rossi per il freddo e il caldo secco che il vento deteriora, con piccoli tagli in faccia e alle mani. La condizione negli ultimi anni è migliorata moltissimo su questo aspetto, grazie alle creme che la fondazione consegna loro. Poter dare un pò di conforto anche a queste persone è qualcosa che ti resta dentro. Ramon ha fatto un lavoro straordinario e non è stato facile far accettare gli aiuti a queste persone. Spesso i politici che vengono in queste zone portano promesse, qualcosa da mangiare, appendono qualche manifesto e dopo le elezioni se ne vanno, come se nulla fosse. Per questo in principio c'era diffidenza. Oggi non è più così ed ogni volta siamo stati accolti come fratelli, salutandoci con un abbraccio o una stretta di mano. Ci si bacia anche sulla guancia ma c'è da stare attenti perché il verso è al contrario rispetto all'Italia, prima la guancia sinistra e poi la destra. Quando lungo il viaggio abbiamo incontrato mamme incinta o persone con difficoltà fisiche la prima cosa che ci siamo chiesti è stata: "ma come si fa se accade qualcosa e qualcuno si fa male?". E la risposta è stata semplice: "Ci si arrangia come un tempo". Qui le donne partoriscono da sole, senza assistenza, senza strumentazioni ed un bassissimo igiene. Il centro sanitario più vicino dista chilometri e non tutti hanno i mezzi per poterli raggiungere. C'è chi ha una macchina o una moto e questa viene messa al servizio degli altri quando c'è un'emergenza ma non sempre è possibile.

Il viaggio è proseguito per tutta la giornata. Nel volto di ogni bambino ho visto gli occhi di mia figlia, Amira, e l'emozione mi ha travolto continuamente. Ad ogni vestito consegnato, ad ogni scarpetta fatta indossare. Vedevo i loro piedini e pensavo a lei. In molti ci hanno sorriso e noi abbiamo fatto altrettanto, contagiati da quella serenità disarmante. Siamo così tornati a casa dopo una giornata intensa. Poco importa se il corpo è rimasto scottato dal sole ed infreddolito per la temperatura che era scesa rapidamente per la notte. Il nostro spirito si è arricchito di qualcosa che resterà dentro in eterno.

Giovanni Bongiovanni

9 Novembre 2018

http://www.laprovinciadifermo.com/index.php/editoriali/l-intervento/10521-diario-solidale-visita-a-chi-vive-tra-le-montagne?fbclid=IwAR2p5hN-0La48Je4VvgVhHbYuCbHv6KP-cpmEkr5BwChmezWlHnTobk3wKw

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funimagio3a DIARIO SOLIDALE: ISTRUZIONE E SALUTE, UNA LOTTA QUOTIDIANA

lotta2Di Giovanni Bongiovanni - 12 Novembre 2018

Il racconto dei ragazzi della FUNIMA International Onlus in viaggio nella cordigliera andina.

Una nuova alba è sorta e il nostro viaggio nella cordigliera andina continua. Sono tante le attività che Ramon Gomez, presidente della Fondazione "Los niños de San Juan", porta avanti. Il programma è particolarmente fitto e c'è da consegnare il pane e dell'acqua alle scuole delle località di Las Cuevas, Santa Rosa de Tastil e Ingeniero Mauri, oltre che i borsoni di cibo non deperibile per le famiglie che vivono in queste comunità. La maestosità del paesaggio ci porta continuamente a riflettere sulla grandezza della natura e su quanto l'uomo, in confronto, non è altro che un piccolo essere inserito in questo immenso tutto.

Iniziamo con la piccola scuola di Santa Rosa De Tastil, distante solamente qualche metro da noi, e quella di Las Cuevas a 10 chilometri. Il preside della scuola ci spiega che i bambini che frequentano questi istituti giungono da molto lontano per avere quel minimo di istruzione necessaria per dare loro un futuro e ancora mi trovo a comprendere come sia differente la concezione della vita in questi luoghi, anche nel semplice calcolo delle distanze. Non si ragiona in chilometri, ma in ore. Per arrivare fin qui c'è chi impiega mezz'ora, chi due ore, altri ancora si trovano a chiedere passaggi lungo la strada a quelle poche macchine che passano. Ed è così che mi trovo a riflettere sui pericoli che questi bambini si trovano ad affrontare quotidianamente. In queste scuole vengono svolte anche altre attività come la cura dell'orto, piccoli corsi teatrali o anche l'utilizzo del computer. Così vengono gettate delle basi per far sì che, una volta adulti, possano avere anche un futuro lavorativo.

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Il viaggio prosegue verso le scuole di Ingenero Mauri, presso la città di Salta. Ogni volta veniamo travolti dall'affetto dei bambini che ci accolgono con sorrisi che restano impressi nei nostri cuori.

Intervistiamo Laura, la preside della prima scuola delle primarie per i bambini da 4 a 12 anni. Ci tiene a dirci che in questi anni non ci sono stati bocciati e che le famiglie cercano di collaborare con la scuola per ogni necessità. Al tempo stesso, però, racconta delle difficoltà che si incontrano specie nel garantire un servizio di colazione e pranzo per tutti i bambini. In questo senso la Fundacion offre un importante contributo ma il problema della malnutrizione resta ancora presente. Anche in questa scuola c'è un problema con i trasporti che purtroppo non sono garantiti ed i bambini, se vogliono proseguire con gli studi, sono costretti a camminare svariati chilometri.

Quando ci dirigiamo alla seconda scuola "Don Augusto Carlos Torino" veniamo accolti da canti e danze. Qui c'è una vera e propria tradizione e la scuola ha anche vinto un concorso provinciale di ballo. "Siamo molto grati per il lavoro che fa la Fundacion - ci dice la preside - ci dedica attenzione e ci fa sentire importanti, ci conforta anche spiritualmente... riceviamo indumenti e ogni lunedì Ramon ci consegna il pane..”. Qui ogni giorno vengono ospitati quaranta bambini e oltre a leggere e scrivere si cerca di insegnare piccole attività artigianali o la lavorazione della lana delle pecore. Quest'ultima è un'attività molto sentita nella zona visto che molte famiglie curano questi animali per il loro sostentamento e per vendere la carne in un piccolo commercio locale.

La giornata prosegue con la visita ad alcune famiglie in difficoltà. Giungiamo nelle loro case, arroccate tra montagne maestose, molto distanti da ogni luogo. Tra questi vi è quella di Franco, un ragazzo di 17 anni con la distrofia muscolare a cui abbiamo costruito il nuovo bagno e portato acqua in casa. In questa località l'acqua, seppur non potabile, riesce a giungere fino in casa. L'incontro con Franco è impattante. Lui riesce a muovere solo la testa e prima dell'intervento della Fundacion non aveva un bagno vicino alla camera, e per portarlo la madre doveva fare diversi scalini tenendolo in braccio. Crescendo, dunque, le difficoltà erano sempre maggiori. Oggi aver ridotto la distanza è già un cambiamento importante. C'è anche un boiler che si alimenta a legna, utile per scaldare l'acqua e rifornire anche la cucina. A Franco, che ha due fratellini piccoli, piace disegnare e colorare più di ogni altra cosa, fino a poco tempo fa riusciva e ci mostra i suoi disegni. Purtroppo, a causa della malattia, riesce molto meno.

Un altro momento emozionante lo viviamo quando incontriamo Jesus. Lui ha 26 anni e purtroppo, quando era appena nato, è caduto dalle braccia dell'infermiera. Da quel momento ha una disfunzione cerebrale e non si muove dal letto. Fino a 3 anni fa viveva in una stanza senza luce, senza finestre, senza bagno e in un luogo molto fatiscente. Oggi ha una nuova casa, pulita, con una grande finestra. Sua madre è una signora molto forte, una lavoratrice, ma anche molto amabile. Da sola si trova ad affrontate tutte queste difficoltà, accudendo il figlio e al tempo stesso occupandosi di quelle poche pecore che possiede.

Questi due incontri ci scuotono l'anima. Ancora non riusciamo a parlarne tra di noi perché vedere quelle immagini di sofferenza, di vite già provate dall'handicap e ancora di più dalla povertà, con poca acqua e cibo, e in luoghi fatiscenti ci sconvolge. Viene da chiedersi come sia possibile tutto questo e senza trovare una risposta comprendiamo che l'unica cosa che si deve fare è rimboccarsi le maniche e sostenere più possibile queste persone. Senza la solidarietà di persone generose questi giovani, donne, bambini e anziani sono totalmente abbandonati dalla società. In generale l'uomo ha perso la concezione dell'importanza che ha una vita e non ci si scandalizza più di nulla. Fortunatamente, tanta gente opera in senso contrario e noi cerchiamo di fare la nostra parte. Scrivo queste pagine di diario per spronare chi ci legge a non conformarsi ad una società indifferente e alla nostra rete di sostenitori, uomini e donne, chiedo di continuare con costanza e impegno in questo progetto di solidarietà. Aiutare gli altri e noi stessi, essere felici per il bene che offriamo, talvolta togliendoci quel che abbiamo, è il regalo più grande che possiamo fare a noi stessi e a loro.

Tratto da: laprovinciadifermo.com

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Il Resto del Carlino dedica una pagina all’intervista di Giovanni Bongiovanni, Coordinatore di FUNIMA INTERNATIONAL. Realizzata da Aaron Pettinari.

Lunedì partiranno per le Ande Argentine, Giovanni insieme a Sonia De Marco, il figlio Maurice e 6 del gruppo regionale dell’Umbria Gabriele Monacelli Claudia Marsili Riccardo Bertinelli Sara Tomarelli Luigi Benedetto e @Francesca Fofi

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#triptoargentina #funimainternational

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Progetto Pacha Inti

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Centro distribuzione di beni di prima necessità della Fondazione Los Niños de San Juan

Preparazione delle borse contenenti alimenti non deperibili da consegnare alle famiglie che vivono all'interno delle “Ande selvagge”, nella - puna salteňa -

80 borse per 80 famiglie con pasta, riso, farina, carne in scatola, legumi, latte, olio, sale e erba mate. Inoltre dolcetti e giocattoli come regalo per i bambini.

Siamo nella sede della “Fundación Los Niňos de San Juan” a Santa Rosa de Tastil a 3.200 mt sede operativa per le operazioni di intervento a favore delle comunità andine, qui c'è anche il magazzino dove gli alimenti vengono preparati per essere consegnati alle varie famiglie cui diamo assistenza.

#triptoargentina #funimainternational

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