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Scritto del nostro volontario, Isacco Favazza, da pochi giorni rientrato dal viaggio in Argentina.

Difficile tradurre a parole questi giorni, sono immagini, odori, colori già visti in passato, situazioni che interiormente sono già state vissute e che in qualche modo sono ormai parte di me, e mi fanno sentire a casa. Visitare questi posti colma un po’ quella nostalgia che rimane dopo aver toccato con mano la vita vera, quella fatta da piccole cose, pochi ornamenti, gesti umili, sorrisi reali.

Ho visto una scena che racchiude in se milioni di cose... una donna prepara il proprio pasto, una zuppetta, fatta di poco più che una patata. Una casupola con le pareti quasi friabili, fatte di mattoni di terra ed alta neanche due metri. Pavimento di terra, una porta fatta con tavole di legno giuntate alla meglio, all’interno un tavolo minuscolo... per uno... Dò un’occhiata fugace come faccio di solito, vedo alcuni dettagli, riaffiorano ricordi, dettagli come un umile cesto poggiato nell’irregolare e polveroso pavimento, qualche radice di qualche pianta commestibile appesa al muro... poco altro.

Però è proprio qui che il tempo si è fermato per un minuto, mentre noi sul ciglio della porta osservavamo questa anziana donna tagliare un tubero, unico ingrediente del suo pasto, di spalle... avvolta da un silenzio armonioso, ed un taglio di luce che celebrava il momento entrando da una rudimentale finestrella. Le particelle di pulviscolo che prendevano vita nel fascio di luce, con il caratteristico movimento verso l’alto, ordinato, come a ricordare che il vuoto non esiste. L’aria è piena, densa.

Il tempo si è fermato, per un attimo, un lungo attimo, fino a che non abbiamo rotto il silenzio salutando la donna e allietando un po’ la sua vita con acqua, pane e un po’ di affetto, un po’ di famiglia.

Però è lei che ha allietato la nostra vita, immersa nella sua fotografia giusto un attimo prima, perché il mio e nostro quotidiano è fatto di tempo, che scorre e non ritorna, di programmi, di azioni seriali, di ore e giornate che non saranno mai sufficienti... mentre lei, quella donna, quella anziana, lei vive l’eternità, in un singolo atto, in un’apparente solitudine.

Lì ho sentito che Dio era presente, nel silenzio, nel fascio di pulviscolo illuminato, nell’azione senza tempo di questa donna intenta a tagliare un tubero per sopravvivere. Siamo noi ad essere soli, abbandonati, ci vengono le lacrime, e dobbiamo essere onesti, non è lei a farci pena nella sua povertà e solitudine, ci facciamo pena da soli perché quella scena ci ricorda quanto siamo smarriti e quanta paura attanaglia la nostra esistenza, priva di quegli attimi di eternità, priva di Dio.

Isacco Favazza

27 maggio 2019

http://www.funimainternational.org/ 

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Messaggi allegati:

¬- 23-03-19 Funima International semina amore e solidarietà in Sudamerica
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2019/8053-funima-international-semina-amore-e-solidarieta-in-sudamerica.html

- 03-05-19 Il sorriso dei bambini sulla croce
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2019/8016-il-sorriso-dei-bambini-della-croce.html

- 13-03-19- Guatemala. Sulla strada della spiritualità (parte II)
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2019/7963-guatemala-sulla-strada-della-spiritualita-2.html

- 10-01-19 I frutti dell’amore
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2019/7869-i-frutti-dell-amore.html

- 13-11-18 L’amore cristico sulle Ande argentine
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2018/7804-l-amore-sulle-ande-argentine.html

- 02-11-18 Funima. Un’opera cristiana di amore e solidarietà
https://www.giorgiobongiovanni.it/messaggi-celesti/2018/7789-funima-un-opera-cristiana-di-amore-e-solidarieta.html