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pachakuti 200Di Silvana Lazzarin

Quando un numero sufficiente di semi sarà risvegliato, liberato dalla paura e da altri aspetti negativi del terzo e quarto livello di coscienza, i semi del quinto livello saranno in grado di germogliare nell’umanità e formare un tutto.

I Q’eros… i fratelli maggiori… cercarono rifugio nelle montagne a più di 4.200 metri di altezza, lontano dagli invasori spagnoli.
Lì rimasero per 500 anni… hanno custodito la conoscenza originale e la sacra profezia inerente un grande cambiamento, IL PACHAKUTEQ, aspettando il momento in cui questo mondo avrebbe preso una svolta, restituendo armonia e ponendo fine al tempo del caos e del disordine.

 I Q’eros hanno vissuto nei loro territori nelle alture delle Ande, praticamente isolati. Durante la celebrazione della festa annuale del “Ritorno dalle Pleiadi”, le persone lì riunite si sono stupite di vedere apparire i Q’eros, vestiti con l’emblema Inca del Sole, annunciando che il tempo delle profezie era giunto.
Aspettiamo da 500 anni.

L’antica profezia menziona che questo è il momento del grande incontro, chiamato Mastai, ed è il momento dell’integrazione dei popoli dei quattro punti cardinali.

Sono loro che stanno offrendo i loro insegnamenti in Occidente, in preparazione del giorno in cui l’aquila del Nord e il Condor meridionale voleranno di nuovo insieme.
Ci dicono anche che, amore e compassione saranno le forze che guideranno l’unione dei popoli.

Di Silvana Maricel Lazzarín

Per fare in modo che queste profezie si realizzino, dobbiamo decolonizzarci eliminando tutto ciò che è stato fatto per distruggerci, per dividerci in un modo ignobile e audace allo scopo di non farci rendere conto del loro proposito e diventare così schiavi senza catene apparenti, non solo senza esserne consapevoli ma addirittura con il desiderio di assomigliare a chi ci ha resi ciechi con la sua conquista. A chi ci ha costretto a bere i suoi veleni con l’unico scopo di saccheggiarci, depredarci e dominarci.

Come si può capire la storia dell'Europa senza l'America? La storia dell’Europa… quella del saccheggio e dell’appropriazione del sapere di altre culture che esistevano prima che loro stessi prendessero consapevolezza di sé.

Non c’è risentimento in queste parole, bensì verità. È ormai tempo di dire le cose come stanno e piantare la bandiera della resistenza. Non importa quanto tempo ci vorrà, perché non si tratta di avere risultati immediati, si tratta di riconoscerci, di essere capaci di ripensare e di imparare di nuovo la nostra storia, che è molto diversa da quella che ci è stata raccontata.

“Se la storia è scritta dai vincitori, significa che c'è un'altra storia”, così dice una canzone popolare del mio Paese.

Conoscerci ci pone in una posizione differente, ci incorona e ci rende sovrani. La comprensione ci spinge a recuperare il legame con le nostre tradizioni e ci motiva anche a riconquistare le nostre anime perse in cattività. La tutela e la protezione delle nostre generazioni future non possono aspettare; per quanto lento sia il cammino che dobbiamo percorrere, siamo obbligati ad iniziare adesso, non lasciamo i nostri figli nelle mani delle illusioni che il mondo ci ha proposto fino ad oggi.

Dobbiamo imparare dai nostri popoli nativi, che sono gli unici ad aver resistito alla colonizzazione e, per tale motivo, continuano ad essere le vittime del sistema che vuole annientarli 500 anni dopo, con un genocidio lento ma inesorabile.

Loro hanno capito che nessuna cultura sopravviverà se non ci prendiamo cura della nostra Madre Terra, dei nostri territori. Territorio è una parola ampia che racchiude la vita intera, perché comprende il fiume, la montagna, la foresta, il monte, gli animali, le piante, i vulcani, gli alberi, il fuoco, l'aria, l'acqua e il tempo che ha il proprio ritmo, quello della Pachamama, “colei che ci alleva e ci assorbe”, come ho sentito dire a una nonna Kolla di 78 anni, mentre resisteva in un accampamento a 1.500 km di distanza dalla sua terra nativa; una nonna agguerrita che ha lasciato tutto per fare sentire la sua voce, sapendo che le multinazionali straniere stanno arrivando a prendersi ogni cosa…anche l'acqua.

Dobbiamo prendere questi esempi e parlare ai nostri giovani, raccontargli che prima del genocidio commesso dall'Europa, i nostri territori erano sacri e magnifici, e l’unica potestà per alterarli spettava alla nostra Pachamama. Recuperiamo la nostra lingua e inizieremo a recuperare quest’altro strumento di potere.

Smettiamo di guardare all'Europa, perché dovremmo farlo? I loro leader sono quelli che si leccano i baffi guardando la nostra Abya Yala. I nostri territori per loro e i loro ‘cipayos’ sono risorse, nonostante i nostri popoli indigeni ci insegnano che sono beni comuni per tutti e che questi beni devono essere onorati. Perché non impariamo dai nostri popoli originari? Forse perché vivono nella miseria e molti di loro anche nella sporcizia, a causa della mancanza di misure sanitarie? Ci colpisce la loro mancanza di “estetica”, ma non riusciamo a vedere la loro magnanimità malgrado il sistema, a volte, riesca anche a corromperli. Non vestono Gucci, non indossano indumenti di marca che affascinano le menti dei consumatori che corrono dietro ad un marchio… per “appartenere”, senza rendersi conto che loro stessi sono la pubblicità a basso costo delle grandi industrie della moda e di qualunque altra industria che lo status ci concede.

Perché continuare a volgere lo sguardo all’Europa? Vogliamo forse essere circondati da eserciti? Davvero vogliamo respirare l’odore putrido delle guerre?

Propongo che nei nostri territori si ritorni alle origini, si riprenda il cammino della costruzione, lasciandoci alle spalle per sempre quello del conquistatore e del genocida. Spogliamoci dell'ideologia del dominio che ha influenzato la nostra etica e le nostre coscienze, spingendoci al consumo e vivendo completamente sopraffatti, per indurci a condurre vite perfette e fastose… che non raggiungeremo mai, in quanto riservate soltanto ai “padroni”, pochi, che con nuovi metodi insinuano in noi pensieri magici abilmente tracciati. A volte si servono della New Age che dà potere all'uomo e lo incoraggia a stabilire ciò che desidera, facendogli dimenticare Dio e i Suoi progetti. Altre volte, invece, si servono degli influencers di turno – a seconda di cosa influenzano -, spingendo il più delle volte i giovani alla volgarità e all'apatia.

Se l'umanità vuole percorrere da sola i sentieri che la conducono alla dominazione, alla sofferenza, al disamore e all'egoismo, non rimarrà memoria del nostro cammino, o forse sì, se diventeremo l'esempio di ciò che non si deve fare. E sicuramente, i nuovi iniziati impareranno che prima del Nuovo Regno, ai tempi del Pachakuti e prima che i semi della coscienza germoglino nell'umanità, c’è stata una civiltà capace di ammazzare i propri figli, di abbandonare i propri anziani, di distruggere il proprio habitat e di farsi tanto male fino all’autoestinzione.

E forse allora la storia si concluderà dicendo:
Vedendo questo, i fratelli del cosmo riscattarono coloro che possedevano nel cuore il fuoco di Colui che è Verità e Vita, senza saperlo, offrendo la propria vita al bene comune, al vivere bene; altri furono accolti sotto la tutela del segnato e signore delle stelle, devoto, amico fedele dei suoi amici e dei suoi fratelli che hanno perseverato nell'obbedienza, nel servizio, nell'umiltà, nella disponibilità e nell’impegno.

Che i semi possano germogliare prima della Sua prossima manifestazione.

Dai territori di Abya Yala
Con sincerità ed amore

Silvana Lazzarin
7 Gennaio 2024

https://youtu.be/WVexoZ0RePc?si=NIO4zF2pAKP6u-Hq

Pachakuti popoli originari

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