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alan_garcia_01IL PRESIDENTE GARCIA INVITA LE TRUPPE USA A INSTALLARE BASI STRATEGICHE IN PERÙ
Il presidente del Perù, Alan García, ha sollevato un gran polverone. Dopo mesi di relativa calma, passati a guardare i vicini di casa litgarsi e discutere, giurarsi vendetta e prendersi le misure per eventuali riavvicnamenti più o meno apparenti, mantenendo sempre e comunque le dovute distanze in totale ossequio all'antico padrone a stelle e strisce, l'inquilino della Casa de Pizarro ha osato come non mai.
Davanti alle telecamere della Cnn, lamentandosi dei pochi soldi che riceve dalla Casa Bianca per la lotta al narcotraffico, l'ha invitata a installare basi militari in territorio peruviano come e quando vuole. Un'uscita che ha provocato una marea di critiche nonostante ancora non sia stata messa in onda. Il palinsesto la prevede, infatti, per oggi, martedì sette settembre, e già se ne parla ovunque. Non solo, fiero di quanto ha detto e preoccupato di eventuali fraintendimenti, ha precisato in un comunicato che tutto quel che ha detto va diffuso. Senza censure.
Il messaggio è chiaro e arriva dritto allo studio ovale. "In quelle che sono le tematiche umane e universali, io non faccio questione di sovranità o patriottismo, se gli statunitensi vogliono mandare truppe di addestramento, così come già hanno elicotteri e punti di osservazione e di comunicazione satellitare, sono i benvenuti", ha dichiarato il presidente. In un altro frammento dell'intervista ha quindi accusato Obama di non concedergli sufficienti aiuti economici contro la lotta al narcotraffico, che vede il mercato aggirarsi intorno ai 22mila milioni di dollari e il governo in completa impasse.
"Già ho detto una volta al presidente Obama che la colpa era sua, perché ha messo tutti i soldi in Colombia, nel Plan Colombia, mentre al Perù nulla", ha rincarato. Eppure, la Casa Bianca invia ogni anno 37milioni di dollari sotto forma di cooperazione per la lotta peruviana agli stupefacenti. Pochi, secondo il presidente fedele e allineato, troppo pochi. "Non siamo riusciti a chiudere i nuovi mercati europei e asiatici che stanno chiedendo sempre più droga" per colpa del fatto che Washington si è "focalizzato" solo su Bogotà. Questo il Garcia pensiero. Il grido dello scudiero devoto che si sente tradito e lasciato in disparte. Eppure, occupa una posizione assolutamente strategica nella regione amazzonica così cara allo zio Sam. Il Perù è pedina fondamentale in quel gioco teso ad accerchiare il Brasile, superpotenza nascente e inarrestabile. E va tenuto buono. Garcia lo sa e fa sentire la sua voce. Soldi in cambio di una piattaforma golosa: la regione confinante con l'Amazzonia brasiliana su cui poter installare a piacimento basi e punti di osservazione. Un modo più che dignitoso per rimpiazzare quella che fu la postazione ad hoc ormai perduta, ossia la base di Manta, Ecuador, e per incrementare la presenza a stelle strisce dopo averla settuplicata con le installazioni in Colombia. Che adesso rischiano grosso, visto che la Corte Costituzionale ha appena bloccato la procedura dopo un ricorso per incostituzionalità: l'ex presidente Alvaro Uribe avrebbe tradito il suo popolo agendo contro la sovranità territoriale.
E le critiche non sono piovute sulla testa del presidente solo da analisti e politici progressisti. Persino un ex capo dell'esercito che ha operato durante un suo mandato, il generale in pensione Edwin Donayre ha qualificato questa posizione come inadeguata. "Non sono d'accordo, non ci devono venire a insegnare in casa nostra. L'addestramento non è necessario perché noi siamo già capaci", ha precisato. Mentre qualcun altro sottolinea che così facendo Garcia ha dimostrato di non avere una politica di Stato contro il traffico di droga.
Insomma un bel polverone, che comunque è servito quantomeno a far parlare di Perù sui giornali internazionali dopo tanta latitanza. E che ha anche costretto l'Esecutivo a emettere un comunicato stampa per precisare bene la questione, onde scongiurare pericolosi malumori almeno fra le fila dell'esercito: "Il narcotraffico è un delitto senza frontiere e con gravi conseguenze sociali e gli Stati Uniti come le altre nazioni potranno collaborare tecnicamente e militarmente con il paese sempre e solo restando sotto il comando del Perù".
Stella Spinelli
http://it.peacereporter.net/articolo/24012/Per%26ugrave%3B%3A+truppe+Usa+invitate+a+installare+basi
27 settembre 2010