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francia_ukPATTO ATOMICO TRA LONDRA E PARIGI
Ci avevano provato Chirac e Blair: ma poi la guerra in Iraq li aveva divisi di nuovo ANDREA MALAGUTI
CORRISPONDENTE DA LONDRA
Nell’infinito e doloroso risiko del pianeta, Inghilterra e Francia, dopo secoli di malcelata ammirazione e ostentata diffidenza, hanno deciso di lanciare gli stessi dadi sul tavolo della storia, dividendo dall’inizio del prossimo anno portaerei, cacciatorpedinieri, sfide sul campo, formazione degli ufficiali e persino i segreti nucleari. Imponendosi cioè di dividere il destino militare per i prossimi 50 anni. Alleati. Di più, soci in un business che non ammette tradimenti. «Oggi apriamo un nuovo capitolo nella cooperazione tra i due Paesi».
Un accordo chiaro, fondato più sulle esigenze economiche che su quelle politiche, che si trascina un corollario inquietante per i parlamentari di Londra e di Parigi: chi rinuncia a un pezzo della propria sovranità in caso di posizioni divergenti?
Nell’aristocratica sala di rappresentanza della Lancaster House, il primo ministro britannico David Cameron e il presidente francese Nicolas Sarkozy, firmando due trattati che non hanno precedenti - uno sulle forze armate, l’altro sulle testate atomiche - hanno così dato corpo al tentativo fallito dodici anni fa da Chirac e da Blair, quando la distanza incolmabile sulla guerra in Iraq fece naufragare la collaborazione. Perché il futuro non dovrebbe riservare bivi dello stesso tipo? Nessuno dei due leader ha voluto rispondere. «Questa decisione dimostra un livello di fiducia reciproca straordinario», ha esultato Sarkozy. E il premier britannico ha aggiunto stentoreo: «Lasciatemi essere chiaro, Francia e Gran Bretagna saranno sempre due Paesi sovrani, ma gli eventi delle ultime 72 ore hanno dimostrato che la sicurezza non ha confini».
Non sono stati giorni facili per lui, informato soltanto alle due del pomeriggio sull’ordigno trovato all’aeroporto di East Midlands alle tre del mattino di venerdì. Una piccola umiliazione che avrebbe preferito risparmiarsi. Ma questa volta in ballo c’era molto più di una brutta figura. «La nostra non è una scelta sentimentale. È una scelta pratica in difesa degli interessi nazionali», ha concluso prima di abbracciare «il buon amico Nicolas». Alla Camera dei Comuni infuriava il dibattito. Il ministro della difesa Fox chiariva che i trattati «non mettono in discussione le relazioni con gli Stati Uniti, che anzi da diversi anni collaborano con la Francia sul nucleare. E non renderanno più deboli noi». Brusii, grida dell’opposizione. «Lo sapete che nelle Falkland ci sparavano con missili francesi Exocet?». Difficile digerire la novità. Difficilissimo amare Parigi.
Sull’altro lato del Canale, Sabyne Syfuss Arnauld, giornalista del settimanale economico Challenges in Paris, sosteneva che se la Gran Bretagna non avesse avuto un «deficit monumentale» non avrebbe firmato l’intesa. E che la scelta di Sarkozy è stata dettata solo dalla necessità di «riguadagnare visibilità internazionale». François Heisbourg, dell’Istituto Internazionale per gli Studi Strategici, giurava invece che l’accordo è giusto e destinato a durare. «La parte importante è quella sul nucleare. Ed è chiaro che gli Stati Uniti sono d’accordo». Una rivoluzione. «I fan dell’Europa potrebbero vedere i trattati, e la nascita di una forza condivisa di diecimila uomini, come un primo passo verso una politica comune di difesa europea».
Un’idea che non piace all’Inghilterra conservatrice. Il Daily Express, quotidiano della destra aristocratica, scriveva ieri in un bizzarro rigurgito nazionalista: «Vi siete dimenticati della battaglia di Hastings?». Ottobre 1066, mille anni fa. I Normanni si prendono l’Isola. Questa volta devono limitarsi a dividere le spese.
LA STAMPA 3 NOVEMBRE 2010