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cascara-de-huevo1UNDICESIMO: NON SPRECARE
Provate a immaginare, anche solo per un attimo, l’undicesimo comandamento: Non sprecare. Il mondo trema sotto i i colpi di una tremenda crisi economica, finanziaria e sociale.

I governi provano a dare ossigeno a un sistema, costruito su misura per la sincronia della società «usa e getta», e finito in corto circuito, con un’interminabile catena di debiti che nessuno è in grado di onorare. Banche e colossi del credito, i simboli di una ricchezza avvolta nell’illusione dell’onnipotenza, si sono trasformati, con l’uragano della «tempesta perfetta», in giganti dai piedi d’argilla. E noi? Siamo impotenti, impauriti, spaventati soltanto dall’idea di ritrovarci, improvvisamente, più poveri. Siamo nudi, con il serpente che abbiamo covato in seno, allevandolo con l’indifferenza e perfino con il vizio: lo spreco, appunto. Abbiamo cancellato dal nostro linguaggio corrente la parola sobrietà, considerandola superflua e fuori moda, e con la stessa disinvoltura ci siamo abituati a sciupare cose tangibili e beni immateriali. I più importanti, dalla vita alla salute, dalla bellezza al tempo, che non si trovano su quei mercati ieri alle stelle e oggi nella polvere, ma ci appartengono come parte integrante della persona umana. Siamo diventati tutti spreconi. Terribilmente spreconi. Questa crisi, che nelle pagine di storia sarà scolpita nella data dell’autunno del 2008, in realtà è molto di più di una valanga di effetti derivati da una congiuntura negativa, o dalla spregiudicatezza delle nuove oligarchie del denaro facile e spesso truccato. E’ un giro di boa. Un cambio d’epoca, con il conto di un benessere che da troppo tempo non sappiamo più amministrare e ora ci è stato consegnato sul tavolo dei giochi d’azzardo della civiltà opulenta. E’ una crisi che contiene, nei suoi tratti più profondi, una necessità e una opportunità: cambiare i nostri stili di vita. E innanzitutto convincerci a Non sprecare. Qualcuno, la solita minoranza di persone forti e coraggiose, già ci prova, spesso in silenzio, nello sforzo quotidiano di praticare un cambiamento radicale rispetto a ciò che appare ineluttabile. Ho scritto il mio libro Non sprecare come un romanzo, sono andato a caccia di storie vere, autentiche, di personaggi impegnati a remare controcorrente, a lottare contro il più diffuso peccato, in senso etimologico prima che religioso, dell’uomo contemporaneo. E li ho trovati, i pionieri dell’undicesimo comandamento, li ho scovati con la loro passione, la loro gioia, all’incrocio tra l’utopia e la ragionevolezza. Loro sono in campo, impegnati in un’avventura di pochi che dovrebbe diventare la scommessa di tanti. Prendete il cibo, per esempio, che manca a quasi un miliardo di persone affamate e spesso nostre vicine della porta accanto. Noi continuiamo a riempire i frigoriferi traboccanti di cibo che diventa spazzatura appena si colora di piccole macchie di muffa: gettiamo nel cestino, ogni giorno, circa il 20 per cento della spesa. Pane, pasta e carne. Tutto sprecato, per un costo annuale di 585 euro a famiglia. E intanto Angela Lodi, una ex bidella di scuola elementare amministra una casa-famiglia multietnica nella periferia di Bologna, tredici ragazzi, tra i quali due marocchini, un egiziano e un cinese, con le entrate dello «spreco utile». Il cibo per colazione, pranzo e cena, infatti, le arriva attraverso la rete del Last minute market, l’associazione che recupera gli scarti dei supermercati, destinati al macero e quindi sprecati, e li distribuisce ad alcune comunità di volontari nella regione. Racconta Angela: «Grazie alla rete di Last minute market ho risolto il problema della spesa, e con i risparmi ho costruito un campo di basket, ho regalato una bicicletta ai miei ragazzi e ho pagato le cure del dentista. Inoltre, nella mia tavola è sempre festa. Una volta alla settimana friggo la mozzarella in carrozza, con i petti di pollo preparo le cotolette e con il salmone condisco le tagliatelle. E’ bastato un piccolo sforzo, un lampo di buon senso, e lo spreco si è trasformato in una risorsa che ha trasformato, in meglio, la vita di tanti ragazzi….». Le bollette di acqua, luce e gas, sono sempre più salate. Ma in casa, si siete accorti di quanti apparecchi, televisori, computer, videoregistratori, sono in stand-by, con la piccola spia rossa accesa? Sappiate che non sono in funzione, ma consumano. E tanto, perché quel puntino rosso, fatti i calcoli, vale l’8 per cento della bolletta energetica mondiale. E’ uno spreco. Avete dato un occhio ai vostri armadi? Magari sono zeppi di vestiti e scarpe che non riuscite più a infilare, perché sono troppi e non servono. Acquisiti inutili, sprechi. Simboli perfino di un virus incubato nel mondo anglosassone e piombato anche in Italia. Negli Stati Uniti, dove con la «tempesta perfetta» una moltitudine di cittadini-consumatori si ritrovano schiacciati dal peso degli estratti conto di quelle carte di credito usate con troppa disinvoltura, 15 milioni di americani risultano shopping addicted. Vittime di una dipendenza, come quella dalla droga, di un desiderio irrefrenabile. Comprare, sempre e comunque, per poi finire dall’analista, addormentarsi con i farmaci a base di serotonina, le pillole per controllare l’ansia, o peggio ricoverarsi in una casa di cura specializzata nella terapia contro la febbre degli acquisti. In Italia lo «shopping compulsivo» colpisce con particolare intensità i più giovani, ragazzi e ragazze tra i 14 e i 21 anni. Alcuni di loro hanno scelto di provare a disintossicarsi da una droga immateriale, contenuta in uno stile di vita e non in una siringa, tuffandosi per qualche mese nell’esperienza della comunità Casa Acmos a Torino. Davide Mattiello, il presidente della comunità, ha soltanto trent’anni e racconta così il suo lavoro: «I ragazzi li incontriamo nelle scuole e nelle università, attraverso una rete di educatori che spiegano la nostra esperienza. Poi sono loro che vengono a cercarci, a chiederci di entrare in comunità, magari perché hanno bisogno di un aiuto che non riescono a trovare in famiglia o nel giro degli amici. E’ una scelta, con la quale l’idea di Non sprecare diventa un’esigenza interiore, una possibile via d’uscita dalla noia e dall’irresponsabilità. Anche attraverso semplici abitudini, per esempio spegnere sempre le luci in casa oppure non comprare cose inutili». Ho letto alcune lettere indirizzate a Davide per chiedere l’aiuto di Casa Acmos, e tra queste mi ha colpito in particolare lo sfogo di un giovane marito: «Mia moglie ha comprato 150 paia di scarpe in pochi mesi. Eppure è sempre stata una donna normale, porta le bambine a scuola ogni mattina, si occupa di tutto, compreso il cane che abbiamo preso per accontentare le nostre figlie. Siamo andati dallo psichiatra e ci ha detto: “Signora, lei è come una tossicodipendente. Ha bisogno di farmaci”. Cristina prende le pillole, mattina e sera, è più calma, ma non guarisce. Forse voi riuscite a salvarla…». Se avete dei figli, se il sabato sera siete tormentati dall’attesa del loro rientro dopo la notte in discoteca, tenete conto che lo spreco più diffuso, nell’adolescenza, si chiama binge drinking: cinque bevande alcoliche scolate di fila, nello spazio di due ore, e spesso mischiate con la pasticca di ecstasy divisa con i compagni del branco. E’ ormai un’abitudine, praticata da quasi un quindicenne su tre: adolescenti che sciupano, talvolta distruggono, in un colpo solo corpo e anima, salute e bellezza. Come è capitato a Giorgia Benusiglio, una ragazza che in una notte di euforia consumata in una discoteca milanese, ha inghiottito sessanta milligrammi di ecstasy ed è rimasta per alcune settimane sospesa tra la vita e la morte. Fulminata da un’epatite tossica. Adesso Giorgia, con il padre Mario, gira per le scuole di Milano, racconta agli studenti la sua storia, risponde a tutte le loro domande, e conclude sempre i suoi interventi con un appello: Non sprecate. L’undicesimo comandamento, la gioiosa avventura verso un nuovo stile di vita.                          

di Antonio Galdo

www.nonsprecate.it