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A più di un anno da Fukushima
Tutte le centrali non sono più ripartite dopo gli stress test
In migliaia manifestano per chiedere l'abolizione definitiva
MILANO - Da sabato sera, per la prima volta in 42 anni, il Giappone non avrà più - almeno nell'immediato futuro - energia elettrica generata dall'atomo in scia alla grave crisi della centrale di Fukushima. La Hokkaido Electric Power disattiverà la terza unità della struttura di Tomari, l'ultima attiva sulle 54 disseminata nell'arcipelago.
STOP OBBLIGATORIO - La procedura che partirà dalle 17 di sabato, ora locale, per concludersi col blocco totale previsto alle 23. Lo stop dei reattori, obbligatorio ogni 13 mesi in Giappone per poter effettuare i controlli ordinari, è da oltre un anno intrecciato alla crisi di Fukushima: dopo il devastante sisma dell'11 marzo 2011 e il conseguente disastro nucleare, la peggiore emergenza dopo Cernobyl ha rilanciato forti dubbi sulla sicurezza degli impianti che, al contrario, era in precedenza considerata una certezza. La perdita di radiazioni e le evacuazioni di massa hanno moltiplicato le paure nell'opinione pubblica sulle centrali al punto che, al netto dei reattori danneggiati (come la centrale di Fukushima Dai-ichi), tutte le unità fermate per gli stress test di routine non sono più ripartite in scia alle forti resistenze registrate tra le comunità locali. Il processo amministrativo di riavvio, dopo il via libera dell'authority sulla sicurezza nucleare, prevede che ci sia il consenso espresso dagli enti locali (comuni e prefetture) che ospitano gli impianti. Finora, da questi ultimi non è maturata alcuna approvazione neanche in quelle zone a forte vocazione come la prefettura di Fukui, il "cuore atomico" del Giappone con 14 reattori su una superficie simile a quella della città di Roma, che ne fanno l'area più nuclearizzata al mondo.

UN MOMENTO STORICO - «Oggi è un giorno storico», ha commentato Masashi Ishikawa , militante anti nucleare davanti alla folla riunita per festeggiare a Tokyo, circa 5.500 persone. Molti dei partecipanti alla manifestazione sventolano il tradizionale Koinobori, vessillo a forma di carpa, usanza tipica della Festa dei bambini che si celebra oggi, ma che è anche divenuto simbolo del movimento anti-nucleare. «Ci sono così tanti impianti nucleari, ma oggi non ne funziona più nemmeno uno. Ed è grazie ai nostri sforzi», ha continuato Ishikawa. Alcuni rappresentanti del governo vorrebbero riattivare almeno alcune centrali, ricordando il rischio di possibili mancanze dell'energia elettrica nei periodi più caldi dell'anno e dell'aumento delle emissioni, visto che ora il Giappone si sta affidando a energia prodotta da petrolio e gas. Prima della crisi di Fukushima, il Giappone contava sul nucleare per un terzo dell'energia totale del Paese.

Redazione Online 5 maggio 2012 | 12:30© RIPRODUZIONE RISERVATA