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USA-CINA. È GUERRA FREDDA
Un nuovo missile. Un aereo invisibile. E una portaerei. Pechino si riarma nel Pacifico. E affiorano tensioni che ricordano un'altra epoca
da New York
La luce rossa è stata accesa da Robert Willard, ammiraglio e comandante della flotta del Pacifico. "I cinesi dispongono di un missile balistico anti-nave. E sono nella fase di capacità operativa iniziale". L'alto ufficiale della Marina Usa ha spiegato in poche parole che cosa vuol dire dal punto di vista dei rapporti: i cinesi hanno sviluppato un'arma che è in grado di colpire e affondare una portaerei che naviga al largo della loro costa.
L'inizio dell'anno ha aggiunto un problema in più ai rapporti tra Washington e Pechino: se non bastavano la guerra tra il dollaro e il renminbi (o yuan, la moneta cinese), i 900 miliardi di dollari di debito americano che sono nelle casse della banca centrale di Pechino, la chiusure cinesi verso le aziende americane, le proteste per il sostegno al dissidente Liu Xiaobo insignito del Premio Nobel mentre si trova in un gulag e l'eterna disputa per Taiwan, all'agenda del contenzioso Usa-Cina si è aggiunto il missile balistico che va sotto il nome di Deng Fend D-21.
Per cercare di abbassare la tensione e di mantenere aperti tutti i canali di colloquio, alla vigilia del viaggio a Washington del presidente della Cina Hu Jintao, il segretario alla Difesa degli Stati Uniti Robert Gates è volato a Pechino lunedì 10 gennaio. Era impensabile che Barack Obama ricevesse con tutti gli onori il suo omologo cinese, mentre i contatti tra i militari dei due Paesi sono inesistenti perché i cinesi hanno chiuso la porta in faccia agli americani a gennaio del 2010, quando fu annunciato un contratto da 6,4 miliardi di dollari in armamenti made in Usa destinati a Taiwan. E si sa che Pechino considera ancora oggi l'isola come una provincia ribelle da riportare sotto la guida della madre patria e non uno Stato sovrano. Ed era anche impensabile che Obama e Hu Jintao potessero affrontare tutti i capitoli di una politica che si basa sulla reciproca diffidenza strategica, senza la ripresa sia pure formale di un dialogo sulle questioni strategico-militari.
A Gates, gli alti gradi dell'Esercito di liberazione popolare hanno però fatto uno scherzo che ha reso più complicato l'incontro di cortesia con Hu Jintao: qualche ora prima dell'appuntamento è stata diffusa la foto del primo volo del caccia invisibile J-20, nelle sembianze e nelle capacità operative simile al caccia americano F-22 Raptor per il quale è stato deciso lo stop del programma con la costruzione di soli 183 esemplari, spostando le risorse su un altro velivolo. Gates ha detto di aver avuto la netta impressione che Hu Jintao non sapesse nulla del volo di prova, un fatto che ha innescato l'interrogativo su quale sia oggi il rapporto tra il vertice militare e quello politico e se quel volo sia un segno di debolezza dei militari o una prova di forza.
Quali che saranno le risposte nei prossimi mesi e anni, sono gli equilibri militari nel Pacifico a essere in rapido mutamento. Sia per il nuovo caccia J-20 che per il missile. L'ammiraglio Willard ha spiegato che il razzo balistico è nella "fase operativa iniziale": tradotto dal militarese, significa che la nuova arma, contenuta in camion sui quali è stata costruita la rampa di lancio, è stata già distribuita alle unità sul territorio e che sta per cominciare la fase di addestramento. Che cosa significa l'arrivo del Deng Feng D-21? Risponde Mark Stoke, ex militare e oggi analista: "Cambia il gioco nel senso che le portaerei americane dovranno operare più al largo, almeno nella prima fase di un eventuale conflitto".
Mica poco per una Marina, quella americana, che dal dopoguerra a oggi ha navigato in totale libertà nel Pacifico per supportare gli interessi strategici di Washington e gli obblighi militari derivanti dalle alleanze con paesi come la Corea del Sud e il Giappone. Potendo intervenire senza praticamente rischi ogniqualvolta ci sono stati segni di crisi, per esempio quando due portaerei si schierarono tra la costa cinese e l'isola di Taiwan nel 1996 per dire a Pechino che gli Usa non avrebbero lasciato solo l'alleato Taiwan.
Come in un romanzo di Tom Clancy, la Cina ha lavorato sotto traccia per recuperare capacità militari. E il grande sviluppo economico degli ultimi dieci anni è stato un volano utilissimo per creare accanto all'aumento del Pil l'ammodernamento dell'Esercito di liberazione del popolo. Gli analisti americani hanno tenuto sotto osservazione gli investimenti: da poco più di 10 miliardi di dollari della fine dello scorso millennio, la spesa è cresciuta fino ai 98,8 miliardi del 2009, stando ai dati diffusi dal Sipri (Stockholm International Peace Research Institute), in perfetta armonia con le performance economiche di Pechino. E in questa corsa ha trovato posto anche il riammodernamento di una vecchia portaerei russa che è ormai pronta a prendere il mare e che è stata ribattezzata Shi Lang, dal nome del primo generale cinese che prese possesso nel 1861 dell'isola di Taiwan.
L'America, che comunque nel 2009 ha speso oltre 663 miliardi di dollari per la difesa, ha subito lanciato l'allarme. Ma la Cina ha risposto ricordando che tutto viene fatto solo e semplicemente a scopo di difesa nell'area che la riguarda direttamente: il mar di Bohai, il mar Giallo, quello meridionale e orientale. Liu Mingfu, un colonnello autore del libro "Il Sogno cinese" ha giudicato così le proteste di Washington: "Un uomo è armato di pistola, un altro di coltello. Ma quello con la pistola accusa quello con il coltello di avere un atteggiamento pericoloso".
Il ministro della Difesa ha spiegato al suo omologo cinese, il generale Liang Guanglie, che l'obiettivo della sua missione era quello di ristabilire i contatti diretti tra militari americani e cinesi, di creare una linea di comunicazione continua e stabile, che è poi la garanzia, nei momenti in cui sale la tensione, che non ci siano incidenti causati dalla incomprensione o dalla mancanza di interlocutori. Solo qualche anno fa le cose sembravano procedere sulla strada giusta, tanto che erano state annunciate anche manovre militari comuni. Ma le vicende delle armi a Taiwan, i troppi luoghi del Pacifico dove ci sono dispute territoriali (isole del Giappone), le continue provocazioni della Corea del Nord che si sente spalleggiata dal governo di Pechino, hanno fatto risalire la tensione tra Cina e America a qualcosa di più della diffidenza strategica in campo militare. Le notizie sulle nuove armi sono state l'ultima benzina su un fuoco che invece dovrebbe essere spento al più presto.
Il ministro della Difesa Gates ha ottenuto un piccolo risultato nella sua missione cinese. Entro la primavera a Washington arriverà il capo di Stato maggiore dell'Esercito di liberazione del popolo, segno che si riprenderà a dialogare. Ma i cinesi hanno detto che ogni arma mandata a Taiwan riaprirà la crisi e che non intendono discutere, come chiedeva Gates, né di missili nucleari né di cyberguerra. La diffidenza strategica è ancora tutta al suo posto.n
Le tappe di una crisi
Ecco i fatti degli ultimi anni che hanno minato i rapporti militari tra le due superpotenze
Maggio 1999 Durante la guerra contro la Serbia, aerei americani colpiscono per errore la sede dell'Ambasciata cinese a Belgrado uccidendo tre persone
Aprile 2001 Collisione in volo sul mar meridionale della Cina tra un aereo Usa per la sorveglianza elettronica e un intercettore dell'aviazione militare di Pechino.
Novembre 2007 La Cina nega alla portaerei americana Kitty Hawk la possibilità di gettare l'ancora nel porto di Hong Kong nel giorno del Ringraziamento.
Ottobre 2009 Stati Uniti e Cina decidono di condurre esercitazioni militari congiunte che però non si svolgeranno mai.
Gennaio 2010 La Cina sospende ogni contatto diretto tra rappresentati delle forze armate cinesi e americane, dopo che Washington annuncia la vendita di armi a Taiwan per un valore di 6,4 miliardi di dollari.
di Antonio Carlucci
L'ESPRESSO 28 GENNAIO 2011