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SOS IRLANDA: 24 MILIARDI PER LE BANCHE
Il governatore della banca centrale: “Dovremo nazionalizzare il sistema del credito” TONIA MASTROBUONI
Governatore Patrick Honohan guida la banca centrale irlandese
L’ultima voragine nelle banche irlandesi ammonta a 24 miliardi di euro. Lo ha certificato ieri la Banca centrale di Dublino rendendo noti gli stress test effettuati sui quattro principali istituti di credito. Sulla scia del peggioramento del quadro economico ipotizzato dai test, alla Bank of Ireland serviranno 5,2 miliardi, ad Allied Irish Bank 13,3, a Ebs Building Society 1,5 e a Irish Life&Permanent 4 miliardi di euro per non finire gambe all’aria. Questa scioccante verifica dello stato di salute del sistema creditizio fa balzare da 46, 3 a 70 miliardi il costo che il governo di Dublino affronta sulla scia della “socializzazione delle perdite” che ha scelto per superare la Grande crisi. Dal 2008 ad oggi ha visto il suo debito pubblico schizzare dal 43,9 al 107 per cento del Pil, salvando istituti di credito da anni piuttosto attivi nei comparti speculativi.
Dublino reperirà i 24 miliardi di euro dagli 85 ricevuti da Ue e Fmi alla fine del 2010. E ieri in un comunicato congiunto le due istituzioni, affiancate dalla Bce, hanno fatto sapere di condividere la valutazione sul fabbisogno delle quattro banche (la disponibilità a fare gli stress test era una pre-condizione per il salvataggio). Ma hanno anche garantito «con forza» il loro sostegno a i piani di Dublino «per assicurare che questi capitali siano reperiti in maniera tempestiva».
Il governatore della Banca centrale irlandese, Patrick Honohan, ha fatto capire che l’approdo dei salvataggi sarà «realisticamente» una nazionalizzazione del sistema bancario. E il ministro delle Finanze, Michael Noonan, criticando pesantemente il precedente governo (caduto sull’onda della crisi), ha annunciato che verranno create due «banche-pilastro», la Bank Of Ireland e il colosso che nascerà dalla fusione di Allied Irish Banks e Ebs. Per tutt’e quattro gli istituti sono previste profonde ristrutturazioni. I risultati sul resto dell’Europa saranno resi noti a giugno ma la prospettiva di altre pesanti ristrutturazioni bancarie ha affondato ieri i titoli del settore creditizio e ha messo sotto pressione le principali piazze europee. Milano ha chiuso a -1,24% con tutti i titoli del settore in affanno. Infine, l’effetto dell’operazione-verità bancaria ha anche fatto schizzare lo spread sul decennale irlandese ai massimi da sempre, a 687 punti.
Per Paolo Guerrieri, vicepresidente dell’Istituto Affari internazionali, «dopo questo importante stress test è fondamentale capire quali di queste banche possano salvarsi. Lo stress test negli Usa funzionò perché era realistico. Dopo un mese circa le banche analizzate andarono sul mercato e raccolsero i capitali di cui avevano bisogno». In altre parole il mercato sta segnalando d’un lato che c’è ancora opacità sulla reale possibilità di sopravvivenza delle banche. Dall’altro c’è l’incognita, aggiunge l’economista della Sapienza, sulle mosse del governo. «La domanda è - osserva - chi paga?». Non è detto, ad esempio, che Dublino non decida alla fine di far scontare parte del salvataggio non più ai contribuenti ma a chi detiene oggi in pancia titoli delle malandate banche irlandesi, cioè gli istituti di credito francesi o tedeschi. Ma è un’ipotesi che farebbe tremare l’Europa intera. Insomma, è evidente che banche e debiti sovrani sono «due facce della stessa medaglia», sottolinea Guerrieri. Il caso irlandese è «un caso pilota» per l’Europa, che si prepara dal 2013, con il nuovo Fondo permanente salva-Stati ad affrontare l’eventualità di ristrutturazioni dei debiti. Per Guerrieri è «fondamentale che anche gli altri paesi, Germania in testa, affrontino dei test trasparenti».
Intanto però il mercato sta già facendo scontare ai debiti pubblici di tre paesi l’ipotesi di insolvenze pilotate: Irlanda, appunto, Portogallo e Grecia. Ne è convinto l’analista Daniele Guidi, responsabile del mercato obbligazionario di BnpParibas. Quest’anno il Portogallo deve affrontare scadenze da oltre 9 miliardi di euro da qui a giugno. E l’Irlanda da 4,5 miliardi. Con i rendimenti chiesti dal mercato attualmente «nessuno dei due potrebbe affrontare questi appuntamenti adesso». Invece, Guidi spiega anche perché le turbolenze sui titoli di Stato non stanno colpendo Spagna e ,soprattutto, l’Italia, gravata dal 120% di debito. «Il nostro vantaggio è un’eredità storica, non un portato della crisi. I mercati hanno imparato che lo sappiamo gestire bene».
UN COMMENTO DI Stefano Lepri
"Listini europei in affanno con i titoli del credito: giù Milano Londra e Francoforte L’economista Guerrieri: «Serve trasparenza anche sul credito nel resto d’Europa»"
LA STAMPA 1 APRILE 2011