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rebeldes-libios-LIBIA, L´IRA DEI RIBELLI CONTRO LA NATO "NON PROTEGGE I CIVILI, RICORRIAMO ALL´ONU"
L´Alleanza ferma una nave di armi dirette agli insorti di Misurata
Il 30% degli obiettivi militari del regime sarebbero già stati distrutti nei bombardamenti
VINCENZO NIGRO
In difficoltà contro l´esercito di Gheddafi, terrorizzati dalla prospettiva che soprattutto a Misurata l´assedio soffochi i loro fratelli della Tripolitania, i ribelli di Bengasi ieri sera hanno attaccato la Nato. Hanno accusato l´Alleanza di aver lasciato al suo destino la terza città del Paese, assediata e bombardata da 40 giorni dai fedeli di Gheddafi. Chi ha parlato alla stampa è Abdelfatah Younis, il capo dell´esercito ribelle, ex ministro dell´Interno con Gheddafi. «La Nato non ci ha dato ciò di cui abbiamo bisogno - dice - e lascia morire il popolo di Misurata sotto il fuoco di Gheddafi: o l´Alleanza inizia ad operare concretamente o noi chiederemo al Consiglio di sicurezza di sospendere il suo lavoro, la Nato è diventata il nostro problema».
L´attacco, durissimo, era stato preceduto nei giorni scorsi da dichiarazioni a mezza bocca dei dirigenti dei ribelli. Ma è la prima volta che le critiche vengono lanciate con tale forza e chiarezza. La verità è che sul terreno la situazione è di stallo, e quindi vantaggiosa per Gheddafi, e la Nato non riesce dall´aria a snidare le truppe e i carri armati di Tripoli che assediano le città ribelli, nonostante ieri abbia fatto sapere di aver già distrutto il 30% degli obiettivi militari del regime libico.
Sempre ieri gli insorti hanno dovuto registrare un altro tipo di sconfitta: proprio la Nato ha bloccato una nave carica di armi per Misurata. Nella notte la marina turca ha bloccato il rimorchiatore "Jelyana": era appena partito da Bengasi. L´inviato dell´Ansa a bordo racconta che l´equipaggio è scoppiato in lacrime quando i soldati turchi hanno imposto alla nave di fare marcia indietro, e che altre due o tre navi dirette a Misurata sono state bloccate oppure non sono neppure uscite dal porto.
Le ultime ore sembrano essere di stallo sul fronte militare, e quindi di consolidamento per il raìs. Misurata è sempre sotto assedio e lungo la strada costiera ogni assalto dei ribelli verso Brega viene respinto a forza di razzi e cannonate da un esercito libico che riesce a combattere con un´efficacia e un coordinamento che gli insorti non hanno. Da ieri, tra l´altro, sono più soli militarmente: i caccia americani che finora avevano effettuato più di due terzi delle sortite di volo sono stati ritirati dal Pentagono. Rimangono a disposizione della coalizione i caccia intercettori e i velivoli da rifornimento: questo - tra l´altro - presto potrebbe vedere la Nato chiedere un ruolo maggiore ai caccia Tornado dell´Aeronautica militare e ai "Sea Harrier" a decollo verticale della Marina italiana.
Sul piano politico ieri a Roma ha fatto tappa Jean Ping, il presidente della commissione dell´Unione africana (Ua). La Ua sta lavorando dietro le quinte per trovare un luogo d´esilio per Gheddafi: molti Paesi sono stati contattati, nessuno sembra ancora d´accordo, ma soprattutto non sembra d´accordo il Colonnello. Franco Frattini ha chiesto all´Unione africana di rimanere in prima linea nel tentativo di rimuovere Gheddafi e individuare un percorso per creare una nuova Libia, il più democratica e stabile possibile.
LA REPUBBLICA 6 APRIEL 2011