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E NEI DEPOSITI DI SALE DELLE ANDE È COMINCIATA LA CACCIA AL LITIO
CHE MUOVERÀ LE AUTO ELETTRICHE
La guerra per il nuovo Eldorado è cominciata.
Gli eserciti in campo hanno tutte le bandiere. Sventola persino il vessillo del «socialismo minerario». Ma le ideologie non contano: a prevalere è la certezza che del litio presto non se ne potrà più fare a meno.
L’oro bianco
Il litio è usato nelle leghe conduttrici di calore, come componente di medicinali, vetro, ceramica, alluminio, strutture aerospaziali. E nelle nuove batterie, in cui compare in genere sotto forma di sale (carbonato, perclorato): quelle agli ioni di litio ricaricabili stanno conquistando il mercato. Questo perché sono in grado d’immagazzinare elevate quantità di elettricità in poco spazio, con un peso contenuto e senza effetto memoria. Sono l’anima dei cellulari, computer portatili, fotocamere, lettori mp3. Lo saranno delle auto elettriche.
La cassaforte globale
Quanto contenuto metallico di litio c’è sul pianeta? È tema di dibattito: 11 milioni di tonnellate per il Servizio geologico Usa; 31,5 milioni di tonnellate dice l’International Lithium Alliance, la voce dell’industria. Gli ultimi conti si potranno fare solo quando si conoscerà la portata della salina boliviana di Uyuni: 9 milioni di tonnellate secondo gli americani, 18 milioni per il governo di Evo Morales. Il Sudamerica è la cassaforte globale di litio, con Cile, Argentina e Bolivia. Il mercato del carbonato è invece in mano a uno Stato, la Cina, e a tre colossi privati: la cilena Sociedad Quimica y Minera, al 32% della canadese Potash Corp.; la statunitense Fmc Corp. e la tedesca Chemetall GmbH, controllata dall’americana Rockwood Holdings.
Escalation dei prezzi
La domanda di litio è di 23 mila tonnellate l’anno, quella di carbonato di 122 mila tonnellate. Ma è destinata ad aumentare: del 40% secondo Byron Capital Markets, al 2014. Se partirà l’auto elettrica, poi, la richiesta schizzerà alle stelle. E così il prezzo, che è già aumentato del 238% negli ultimi 12 anni, da 350 a 3.000 dollari negli ultimi cinque. La quotazione ora è scesa a causa della crisi globale, ma i produttori non si disperano: hanno anche tagliato i prezzi, per favorire la ripresa.
Afghanistan
Secondo gli esperti, con la domanda attuale quel che c’è di litio sarà sufficiente per altri 1.800 anni. Con un milione di tonnellate si costruiscono 395 milioni di batterie da 16 Kwh della Chevrolet Volt... Senza contare che di recente un pool di esperti americani ha scoperto nel nord dell’Afghanistan un giacimento di minerali immenso, per un valore fino a tremila miliardi di dollari. Litio incluso.
La corsa
Le compagnie minerarie si contendono i diritti di sfruttamento delle distese salate degli altipiani sudamericani (Uyuni, Acatama, Hombre Muerto, Rincon, Olaroz) e hanno in ballo progetti di ricerca per un valore complessivo di un miliardo di dollari. Schiacciando l’occhio ai colossi dell’hi-tech e dell’automotive. Il finanziere bretone Vincent Bollorè, partner nella «blue car» di Pininfarina, è pronto a investire 1,2 miliardi di dollari in Bolivia e ha siglato in Argentina un contratto d’esplorazione con Minera Santa Rita. I giapponesi sono sbarcati in Sudamerica con Toyota Thusho (e l'australiana Orocobre), e co l’alleanza Mitsubishi-Sumimoto-Japan Oil, Matshuita, Nissan-Nec. I coreani con Lg Chem e Kores. Il Canada con Magna. E poi ci sono Volkswagen-Sony, i russi di Gazprom, i cinesi.
Socialismo minerario
In Cile si discute se questa ricchezza debba andare in mani private oppure essere un business nacional, mentre la Bolivia sta accarezzando il sogno del «socialismo minerario». Qui, il presidente Morales ha nazionalizzato il litio: l'esplorazione, dice, «dev’essere legata allo sviluppo dell’industrializzazione nel Paese». Le «tute blu» delle saline, in gran parte indigeni, vogliono che il litio sia controllato da un’impresa sociale pubblica e gli utili ripartiti. Il problema è che alla Bolivia mancano tecnologie e denari e tali risorse possono offrirle solo investitori stranieri. Il presidente ex leader cocalero dovrà venire a patti col diavolo. \
LA STAMPA 20 AGOSTO 2010