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DECINE DI IMPIANTI ATOMICI NASCOSTI NEI TUNNEL DI AHMADINEJAD
La rivelazione dell´Intelligence americana: in questo modo diventa impossibile attaccare le strutture nucleari
Un dedalo di gallerie, cunicoli e bunker sono stati scavati negli anni in tutto il Paese
Il presidente è un ingegnere specializzato nei trasporti e nei trafori
WILLIAM J. BROAD
Nel settembre scorso la scoperta di un impianto per l´arricchimento dell´uranio nascosto nelle profondità di una montagna situata nei pressi della città santa iraniana di Qom gettò nuova luce su un modus operandi che è andato prendendo piede soprattutto nell´ultimo decennio. L´Iran infatti ha segretamente lavorato per nascondere una parte sempre più ingente dei suoi impianti atomici in dedali di gallerie, cunicoli e bunker scavati in tutto il Paese.
Con questa strategia - a detta di esperti federali e indipendenti - Teheran ha preso due piccioni con una fava: non soltanto ha protetto da eventuali attacchi militari le proprie infrastrutture seppellendole nelle profondità rocciose delle sue montagne, ma ha altresì tenuto accuratamente nascoste la portata e la natura dei suoi sforzi nucleari nell´ambito di un programma notoriamente ambiguo. La scoperta dell´impianto di Qum, pertanto, ha esacerbato in modo particolare il timore che esistano altri siti simili di cui non si ha ancora notizia.
Adesso che si avvicina la scadenza fissata dal presidente Barack Obama per ottenere risultati concreti dai colloqui diplomatici, questo tentativo di nascondere ogni attività e impianto assume una connotazione particolare, di colpevole segretezza, che complica ulteriormente - se possibile - i già difficili calcoli militari e geopolitici dell´Occidente. «La posizione sotterranea degli impianti complica enormemente le possibilità di colpirli e centrarli» dichiara Richard L. Russell, ex analista della Cia oggi alla National Defense University. «Noi siamo abituati a prendere di mira strutture che si trovano sul terreno, mentre colpire un impianto sotterraneo significherebbe un po´ colpire alla cieca. Oltretutto non si è in grado di sapere con certezza che cosa di preciso si faccia sottoterra».
L´Iran è un Paese dal territorio prevalentemente montagnoso, che nel corso della sua storia ha utilizzato spesso i tunnel a scopi civili quanto militari. Oltretutto Mahmoud Ahmadinejad ha rivestito un ruolo molto importante in questa attività, essendo ingegnere civile specializzato nei trasporti, fondatore dell´Associazione iraniana dei trafori e oggi presidente della nazione. Secondo una stima di esperti del governo degli Stati Uniti e specialisti indipendenti, in Iran potrebbero esserci centinaia, forse addirittura migliaia di grandi gallerie, e la loro destinazione è quanto mai incerta. Le imprese di proprietà del Corpo delle guardie rivoluzionarie iraniane, per esempio, costruiscono gallerie e tunnel destinati sia a usi civili sia militari.
Nessuno, in Occidente, sa con esattezza che cosa, quanto e quale parte del programma nucleare iraniano si svolga nelle profondità del sottosuolo. Nondimeno per gli inquirenti è chiaro l´intento a voler proseguire le attività atomiche in gran segreto e sempre più in profondità.
Ahmadinejad è stato all´inizio della sua carriera professionale un ingegnere civile dei trasporti con stretti legami con le Guardie Rivoluzionarie e un interesse costante per le gallerie. Nel 1998, è stato tra i fondatori dell´Associazione dei trafori iraniani, secondo il sito Web del gruppo. Quell´anno la metropolitana di Teheran si sviluppò considerevolmente e l´Iran, in gran segreto, accelerò i suoi programmi nucleari.
All´inizio del 2004, quando già era sindaco di Teheran, Ahmadinejad ha presieduto la sesta conferenza iraniana sulle gallerie, esaltando in particolare i capi dell´antica Persia per aver creato una rete di canali sotterranei e auspicando la creazione di nuove gallerie che collegassero sedi del governo, università e associazioni professionali. È opinione comune che l´incentivo a costruire impianti militari nel sottosuolo sia nato durante la guerra tra Iran e Iraq degli anni Ottanta, quando Bagdad bombardò Teheran e altre città iraniane con una grande quantità di missili. A quel punto scavare ripari sotterranei, bunker e gallerie divenne un dovere patriottico.
Gli strateghi di guerra americani considerano la rete di gallerie iraniane - a prescindere dal loro numero esatto e da ciò che ospitano - come un serio test delle capacità militari iraniane: la maggior parte di loro ritiene che non sia affatto semplice spazzar via un programma nucleare che sia così ben nascosto, così esteso, situato a tale profondità. Tra le varie difficoltà che si dovrebbero sormontare, dicono gli esperti militari, vi sono false gallerie e ingressi fasulli, vere e proprie trappole, la cui ubicazione necessita di ottime informazioni. Greg Duckworth, scienziato civile che di recente ha guidato una ricerca del Pentagono mirante a individuare le gallerie nemiche, afferma sconsolato: «Gli obiettivi nascosti nel sottosuolo sono sempre stati un problema, e la situazione ora sta peggiorando».
copyright New York Times News Service
Traduzione di Anna Bissanti
La Repubblica edizione nazionale  10 gennaio 2010