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ninos_espanolesI BAMBINI RUBATI DI FRANCO MADRID AVVIA UN´INCHIESTA
APERTI GLI ARCHIVI PER FAR LUCE SULLE ADOZIONI DI REGIME

300 denunce per gli anni dal ´61 al ´71 ma secondo le stime i neonati rapiti furono 30mila
OMERO CIAI
La Spagna franchista sequestrò i neonati degli oppositori politici come, alla fine degli anni Settanta, l´Argentina dei generali golpisti. Su richiesta della magistratura il governo regionale di Madrid ha deciso in questi giorni di aprire una inchiesta nei suoi archivi sanitari per verificare l´attendibilità di una serie di denunce presentate alla Audiencia Nacional (il Tribunale speciale) e al Ministero della Giustizia. Il periodo temporale sotto esame in questo caso va dal 1961 al 1971 e riguarda bambini dati per morti ma in realtà assegnati in affidamento ad altre famiglie. È solo una parte, la meno "politica", di una inchiesta aperta dal "supergiudice" Baltazar Garzón - oggi inabilitato e sotto processo per abuso di potere - che aveva raccolto decine di testimonianze sul sequestro di bambini durante il franchismo.
Nei primi anni della dittatura divenne consueto che i figli delle donne incarcerate o giustiziate per ragioni politiche fossero affidati a famiglie vicine al nuovo regime. Ma, secondo Garzón, e anche secondo due storici che hanno scritto sull´argomento, fra il 1937 (durante la Guerra Civile) e fino al 1950, ci fu un programma sistematico per il sequestro di bambini molto simile a quello che anni dopo, a partire dal ‘76, misero in pratica in Argentina i generali golpisti con le famiglie dei desaparecidos. Una strategia per la quale Garzón considera, a differenza di altri magistrati dell´Audiencia Nacional, che si tratta di un crimine contro l´umanità e che, come tale, ha carattere permanente e non può essere prescritto e archiviato.
Sulla vicenda lo storico catalano Ricard Vinyes, autore del libro Los niños perdidos del franquismo, ha dichiarato: «Ci sono uomini e donne ancora vivi che non conoscono la loro vera identità, che non sanno di chi sono veramente figli; alcuni sono riusciti a recuperare il vero nome dei loro genitori, altri hanno preferito conservare l´identità dei loro genitori adottivi». Il sequestro dei figli di donne comuniste e socialiste che avevano militato a favore della Repubblica abbattuta con le armi dal dittatore Franco andò avanti per anni. E nel 1940 una legge del nuovo regime stabilì che la patria podestà dei figli dei "repubblicani", degli antifranchisti morti o incarcerati, passava automaticamente allo Stato che li consegnava a famiglie "politicamente affidabili". Le testimonianze non mancano e, secondo le stime, il numero dei bambini che ricevettero una nuova identità non fu inferiore ai 30mila.
L´operazione ebbe anche il suo ideologo: Antonio Vallejo Naiera, uno psichiatra militare che teorizzava la superiorità della "razza ispanica" e il diritto a sottomettere quelle "inferiori", come erano "los rojos" (i rossi) che si opponevano al franchismo. L´inchiesta aperta a Madrid riguarda l´ultima parte della vicenda, quando medici e suore di ospedali legati ad istituzioni religiose - si dice nelle denunce delle vittime - firmavano falsi certificati di morte per consegnare i bambini ad altre famiglie. In qualche caso a cambio di denaro, sempre perché le madri naturali erano molto povere o ideologicamente "poco affidabili".
REPUBBLICA 23 DICEMBRE 2010