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RAPITO DAI SALAFITI L’ITALIANO CHE LOTTA PER GAZA
Il volontario Vittorio Arrigoni sequestrato dal gruppo estremista in lotta con Hamas di Roberta Zunini
È difficile immaginare Vittorio Arrigoni prigioniero in qualche angolo di quella prigione a cielo aperto che è Gaza. E ancora più assurdo e doloroso è pensare che Vittorio stia nuovamente rischiando la vita in quella Striscia, la cui liberazione è diventata da anni la sua missione, e non a causa dei bombardamenti israeliani. Arrigoni, rapito ieri da un gruppo salafita – i musulmani integralisti che da anni sono diventati la vera spina nel fianco di Hamas – è un giovane cooperante volontario del Free Gaza Movement, e da tre anni vive nella Striscia. Unico italiano rimasto a Gaza durante l’operazione Piombo Fuso del 2008, ha raccontato per Il Manifesto la vita e la morte sotto i missili, chiudendo i suoi articoli sempre con questo auspicio: “Restiamo umani!”.
VITTORIO Arrigoni di umanità ne ha da vendere e non ha mai perso la sua voglia di combattere per i deboli. Non lo testimoniano solo le sue giornate trascorse a bordo delle ambulanze a caricare i feriti squarciati dalle schegge durante l’offensiva israeliana del 2008. Lo evidenzia da mesi il suo impegno quotidiano come accompagnatore dei contadini che lavorano i campi lungo il corridoio di sicurezza realizzato da Israele all’interno del territorio di Gaza. Molte proprietà sono state dimezzate a causa di questa area cuscinetto e per molti gazawi, già poveri, la sussistenza è diventata ancora più complicata. Per chi aveva gli appezzamenti proprio in coincidenza con la zona di sicurezza, la scelta è tra la sussistenza e la morte. Vittorio ha caricato spesso sul suo blog filmati da lui girati mentre i soldati israeliani sparavano ai contadini. Molti sono morti, tanti sono rimasti feriti e amputati. Solo Vittorio ne ha divulgato i nomi e le storie. Spesso ha rischiato di prendersi una pallottola in faccia. In un video si sente  il rumore sibilante che gli si avvicina fino a colpirlo di striscio alla guancia, facendolo cadere a terra. Alto, robusto, Arrigoni quando non è a Gaza alterna conferenze e dibattiti al lavoro di autista presso la piccola impresa del padre in Brianza, dove è nato il 4 febbraio 1975. Il video che  ora lo mostra con le mani legate, la benda nera sugli occhi che copre un ematoma sulla parte destra del volto, è anche la testimonianza del fallimento della comunità internazionale riguardo il conflitto israelo-palestinese.
SE A GAZA sono cresciuti i movimenti salafiti e jihadisti legati ad Al Quaeda è per l’indifferenza dell’Europa e del resto del mondo nei confronti dell’assedio di Gaza e delle lotte fratricide tra Hamas e l’Anp. Tra i due con-tendenti, sta godendo la terza forza politica in campo: l’integralismo islamico, di cui il movimento salafita che ha rapito Arrigoni è parte. Nel maggio dell’anno scorso, i salafiti assaltarono un campo estivo di bambini nella zona nord della Striscia, due anni fa ci furono scontri tra la polizia di Hamas e i seguaci di  un imam nel sud. Tre anni fa in un Internet point di Gaza City scoppiò una bomba che fece alcune vittime. Ora un ulteriore salto: nel video i sequestratori chiedono in cambio della liberazione di Vittorio, il rilascio entro 30 ore a partire dal rapimento (avvenuto ieri mattina verso le 11) di alcuni  leader e imam. Se no questo ragazzo, accusato di corrompere i loro costumi religiosi, portando la sua immoralità occidentale e italiana – “uno staterello lascivo, schiavo degli americani” - verrà giustiziato. L'Unità di Crisi della Farnesina ha reso noto di “aver fatto dei passi” per la sua tutela.
IL FATTO QUOTIDIANO 15 APRILE 2011