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MUBARAK JR DIETRO LA STRAGE DI SHARM EL SHEIK ANCORA SCONTRI TRA COPTI E ISLAMICI
Al Cairo, ieri,si sono incrociate diverse manifestazioni. Hanno protestato le donne, gli studenti e i copti. Ma le donne sono state le meno numerose.
È vero che per riempire piazza Tahrir ci vogliono migliaia e migliaia di persone ma le egiziane che chiedevano “parità di trattamento” erano davvero poche (molte meno del “milione” annunciato lunedì) e per giunta litigiose, tanto da far scoppiare una rissa in cui sono arrivate alle mani per visioni diverse del “femminismo”.
IL NUMERO esiguo tuttavia è comprensibile: in Egitto la maggior parte delle donne vive ancora in uno stato di indigenza e sottomissione. Come dimostra anche la vicenda dell’incendio alla chiesa copta. Sabato scorso nel sud del paese ad Afteh, una chiesa copta è stata incendiata da un gruppo di musulmani. La vicenda si sarebbe consumata nell’ambito   di una faida scoppiata a causa di una relazione interreligiosa tra una ragazza copta e un ragazzo musulmano. Ma anziché placarsi, la diatriba si è ampliata e ha raggiunto la capitale, dove circa 2000 cristiani copti hanno manifestando per chiedere rispetto e protezione alle istituzioni del dopo Mubarak. Tafferugli fra copti e musulmani si sono susseguiti anche durante la notte, nel quartiere in prevalenza cristiano di Manshiet. Il neo premier Essam Sharaf ha incontrato un rappresentante della chiesa per ribadire che il luogo di culto verrà ricostruito e che il governo lavorerà per riportare la normalità nella cittadina. Il primo ministro si sarebbe poi affacciato dal balcone di uno degli uffici del palazzo del governo per rassicurare le centinaia di manifestanti musulmani che si erano radunati attorno all’edificio per riproporre la questione di Kamilia Shehata, cristiana che si sarebbe convertita   all’Islam e che sarebbe sparita in seguito a questo gesto. I problemi di convivenza religiosa sono da anni sotto traccia ma la situazione è peggiorata dopo la strage di Capodanno nella chiesa copta di Alessandria. Che non sarebbe stata una “strage religiosa”: le procure del Cairo e di Alessandria starebbero infatti indagando su un presunto coinvolgimento del regime di Mubarak. Pare fosse una strategia del regime, quella di provocare stragi. Il perverso obiettivo era dimostrare la necessità di un uomo forte per tenere sotto controllo le turbolenze della società egiziana.
IERI IL QUOTIDIANO kuwaitiano al-Jarida ha pubblicato una serie di documenti che mostrerebbero il livello di criminalità raggiunto da Mubarak. Dalla loro lettura, si evince che ci sarebbe la mano di Gamal, il figlio dell’ex presidente egiziano, e dell’ex ministro dell’Interno egiziano   Habib al-Adli (coinvolto anche nella strage copta) dietro gli attentati compiuti nel 2005 a Sharmel-Sheikh che hanno provocato la morte di 88 persone, tra cui alcuni italiani. Dal carteggio emergerebbe che il mandante degli attentati sarebbe il figlio di Mubarak che, con gli attentati di Sharm si sarebbe vendicato   nei confronti di un suo diretto concorrente nel mondo degli affari, Hussein Salem. Quest’ultimo avrebbe avuto un ruolo nella diminuzione dei compensi riconosciuti a Gamal Mubarak, nel-l’ambito dell’accordo sull'esportazione di gas verso Israele. Un affare da 2,5 miliardi di dollari.
Rob. Zun.  
IL FATTO QUOTIDIANO 9 MARZO 2011