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Dopo la pausa pranzo il commercialista Fabian Spollansky, che a causa di un incidente non ha potuto presenziare al Congresso, interviene in contatto skype. Spollansky si sofferma a spiegare come la mafia opera all'interno del sistema finanziario argentino, che spesso crea società creando reti di corruzione attraverso funzionari  pubblici e uomini delle istituzioni. Si riferisce Spollansky ai maestri delle privatizzazioni marcando la differenza tra la delinquenza comune e il crimine organizzato.

La serata viene chiusa dal direttore della rivista “AntimafiaDuemila”, il giornalista Giorgio Bongiovanni che ringrazia il Rettore dell'università e il dottor Juan Alberto Rambaldo per l'organizzazione del prestigioso Congresso sui temi della lotta alla mafia ed educazione alla legalità. “Un tema profondamente importante” dice “soprattutto in questo tempo di grave e grande crisi internazionale dove la nostra società umana si trova in una delle più grandi crisi etiche della storia dell'umanità. E purtroppo non solamente etica ma che lede le necessità primarie dell'uomo conducendolo verso il pericolo per la sua stessa sopravvivenza”. Giorgio sottolinea la fondamentale importanza di trovare le cause del perché in questo momento la nostra società sta vivendo questa grave crisi. Ricorda le aspettative dopo la caduta del muro di Berlino, la speranza di un mondo migliore, e rivolgendosi al pubblico pone la domanda se in realtà dopo questo evento le cose siano realmente migliorate, riferendosi esplicitamente alla fame nel mondo, al cambio climatico, alle guerre. “... nel 1989” prosegue Giorgio “esisteva già la mafia in Sicilia, la mafia colombiana, la mafia giapponese e quella russa” e domanda “perché dopo la caduta del muro di Berlino le stesse hanno aumentato il loro potere economico e militare? ...”.  Il Direttore si sofferma poi a descrivere la mafia italiana che si divide in varie organizzazioni, Cosa nostra siciliana, la 'ndrangheta Calabrese, la sacra corona unita pugliese, che vantano un patrimonio liquido di circa 958 milioni di euro. “In mezzo a questa crisi finanziaria” continua Bongiovanni sono le uniche che hanno l'opportunità di avere la liquidità che le banche non hanno, che gli stati non hanno, ma anziché lottare per annientarle, le istituzioni si servono di queste. In tale situazione di estremo egoismo e carenza di solidarietà sconfiggere le mafie è praticamente impossibile visto che queste sono infiltrate nelle istituzioni in molti paesi del mondo perché sono in possesso del potere economico che accumulano attraverso il narcotraffico, il traffico di armi, gli appalti pubblici. L'unico modo per poter cambiare le cose anche se in un modo lento ma inesorabile è diffondere una vera informazione alla massa, una informazione lucida, corretta, denunciare come stanno le cose, questo toglie alle mafie il controllo sulla gente che gli è indispensabile. L'informazione è la chiave più importante, è una chiave affinché tutti noi possiamo risvegliarci e il fatto che in questo congresso molti dei relatori siano giornalisti è molto positivo. La mafia è una organizzazione che fa parte del potere economico militare e religioso ...”. Giorgio parla dell'assassinio di Falcone e Borsellino, del Generale Dalla Chiesa colpevoli di aver ostacolato i poteri forti, non solo quello delle organizzazioni criminali ... “Il potere politico democratico deve lavorare per il bene comune della società” prosegue “invece questo concetto non esiste nella mente dei potenti e per questo la mafia esisterà sempre. La chiave sta dentro di noi ed è quella di realizzare i valori dell'altruismo e della solidarietà che abbiamo perduto, insieme a quello della informazione. Abbiamo sottovalutato le mafie nel mondo che sono riuscite perfino a condizionare la democrazia italiana ...”. Il direttore di AntimafiaDuemila prosegue poi parlando della gravissima complicità del vaticano che, secondo le rivelazioni di numerosi mafiosi pentiti, è stato un punto di riferimento per Cosa Nostra, la mafia siciliana, soprattutto nel lavaggio del denaro sporco. “Dobbiamo creare un movimento massivo antimafioso a livello mondiale” conclude il direttore di Antimafia Duemila, “diffondendo una informazione corretta, entrando nel cuore della gente e spiegando loro come stanno le cose. Creare una resistenza, grandi movimenti, vale la pena, anche solo per sentirsi vivi”.
L'applauso del pubblico chiude l'incisiva ed esaustiva relazione di Giorgio Bongiovanni. Il dottor Rambaldo prende quindi la parola per avvallare il messaggio appena trasmesso da un uomo che oltre ad essere direttore di un importante rivista sul tema, è anche un uomo di fede, uno stigmatizzato. “Volevo soffermarmi” dice il Giudice, “sulla importanza di cogliere il valore delle ideologie che ci hanno trasmesso i rivoluzionari francesi: libertè, egualitè, fraternitè. E su quella famosa disputa tra Rosseau e Voltaire, io continuo a pensare che la cosa più importante sia l'uguaglianza, e continuo a sostenere che non può esistere libertà senza uguaglianza. Non ci potrà essere una possibilità di distruzione della mafia se ognuno di noi non si trasformerà in un lottatore sociale”.
Un altro applauso viene strappato al pubblico per le giuste parole di un giudice.