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Georges Almendras, giornalista di Canal 4 Uruguay, inizia il suo intervento immediatamente dopo, definendo le mafie e il loro operato in un contesto mondiale e sottolineando la situazione nel suo paese. La relazione di Almendras anticipa la presentazione di uno straordinario video-documentario di cui lui stesso ne è il regista, con il montaggio realizzato da Erika Pais, preparato per l'occasione. Un video-documentario realizzato  successivamente ad un viaggio in terra siciliana dal titolo “Resistenza!”. Un documentario impattante sin dalle prime immagini che mostra la mafia italiana e specificatamente siciliana, Cosa Nostra, in tutta la sua crudezza, incentrando il tema sulla morte di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, emblemi di quella resistenza che contrasta questo fenomeno e che lotta per quei valori universali che lentamente ed inesorabilmente stanno scomparendo dalla società civile. Georges Almendras incentra il problema sulla condizione umana che travolge troppo spesso l'uomo in drammi e crimini assurdi.  Un video documento che vuole essere un cavallo di battaglia per una nuova coscienza giovanile affinché possa essere conosciuta una realtà apparentemente lontana ma in realtà vicinissima. “Alla mafia non importa la religione, la cultura né la ideologia” dice Almendras. Per loro la decisione di uccidere una persona o di corromperla è come voltare una pagina ... la missione fondamentale di tutti i giornalisti è denunciare, informare ...”. Georges parla degli autori ideologici dei crimini che vengono commessi nell'umanità che sono molto più criminali di coloro che commettono i delitti stessi. Un altro grande applauso viene quindi riservato per questo toccante intervento.

Dopo la pausa, un altro momento atteso, quello della relazione dell'avvocato dottor Ricardo Monners Sans, che affronta il difficile e sconcertante tema della povertà, dell'esclusione sociale e della corruzione nel suo paese, l'Argentina. Un allarmante situazione ereditata dalla successione di governi corrotti. “Per ciò che ho vissuto al tempo del menenismo combattente” dice Monner Sans, “posso dire che vedevo un desiderio di lottare molto più forte di quello che vedo oggi, la gioventù si avvicinava numerosa ad incontri come questo. Mi sembra che il sistema stia creando una forma di autismo, di abbrutimento che crea povertà, vedo la prepotenza del potere ...” e continua “è tempo di fare, tutti abbiamo qualcosa da fare in un luogo ... ci sono molti modi per fare ma non dobbiamo cadere nel fatalismo perché le generazioni future non ce lo perdonerebbero... per me la speranza continua a vivere, non mi importa che mi buttano a terra molte volte, ciò che è importante e ritornare ad alzarsi”.
Un fortissimo applauso chiude la viva relazione dell'avvocato. Il clima in sala è caldo.
Un onda di forte desiderio di cambiamento si infrange tra i presenti. La consapevolezza che volere significa potere.